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Condello-Pasquale-web-di Nerina Gatti - 7 novembre 2011
Ma oltre a dargli i soldi si dimenticava pure di riscuotere l’affitto del palazzo confiscato al boss. E chi paga per queste “sviste”? Nessuno!


Sapete cos’è l’articolo 65 della Legge 448/98? Immagino di no, come la maggior parte della gente che non abbia nel proprio nucleo familiare tre o più figli minori a carico e non rientra in quella fascia di persone indigenti. Una legge giusta e sacrosanta per chi ne ha realmente bisogno. Ma se ad usufruire dell’assegno mensile è la famiglia di uno dei capi della ‘Ndrangheta, c’è qualcosa che non va.Dal 2000 fino al 2003 la famiglia del patriarca di una delle cosche più ricche e influenti della ‘Ndrangheta, Pasquale Condello ha percepito un assegno mensile per il mantenimento dei figli minorenni dal Comune di Reggio Calabria. Sia nell’amministrazione del sindaco Italo Falcomatà che quella di Giuseppe Scopelliti, qualcuno non ha vigilato abbastanza. “Togliamoci la benda per vedere una Calabria nuova” così titolava lo slogan elettorale di Scopelliti, ora Presidente della regione, evidentemente qualcuno all’epoca la benda ce l’aveva ancora ben calata sugli occhi.

Mentre gli estorsori di Condello andavano a reclamare a“offerte” per i poveri carcerati, imponevano il pizzo ai commercianti e taglieggiavano e bruciavanok le attività della gente perbene, la signora Condello, Maria Morabito, riceveva i soldi dallo Stato.
In totale nel 2000 le sono stati erogati 2 milioni e 600 mila Lire. Nel 2001 la famiglia del boss ha ricevuto la somma di 2 milioni 642 mila Lire. Nel 2003, hanno patito un pò anche loro il passaggio all’Euro, infatti ricevono solo 1437, 54. Dopo il 2003, quando la primogenita Angela è diventata maggiorenne, non rientrando più nei parametri, gli assegni finiscono. Chissà come se la saranno vista brutta. Anche perché dagli accertamenti effettuati dai carabinieri del ROS, risultava che la famiglia del boss soprannominto “il Supremo” non dichiarasse nessun reddito. D’altronde Pasquale Condello era impegnato a scappare da un covo all’altro poichè di “mestiere” faceva il latitante e dunque come avrebbe mai potuto rivestire le vesti del buon capofamiglia e supportare i suoi cari? Tra l’altro era molto impegnato a “’ndranghetiare”, ossia procurasi cocaina dai colombiani e poi rivenderla in tutta Europa, estorcere soldi agli imprenditori perbene, trovare modi per ripulire i soldi sporchi e uccidere e far uccidere un bel pò di gente, essendo colpevole di almeno 9 omicidi, tra cui quello di Ludovico Ligato all’epoca direttore generale delle Ferrovie dello Stato.
In pratica, facendo tutti noi parte dello Stato come contribuenti, abbiamo aiutato il comune di Reggio Calabria a mantenere i figli e la moglie del killer e boss più potente della città.
La famiglia viveva in un palazzone di cinque piani su una collinetta con vista sullo Stretto. Ma nel 1997 il “fortino”, così lo chiamavano gli investigatori perché era inavvicinabile, gli fu sequestrato. Ma “gli indigenti” Condello a causa di una gestione i quantomeno omissiva a parte dell’Agenzia del Demanio prima e quella del Comune di Reggio Calabria poi, non hanno sgomberato il palazzotto fino a quasi 10 anni dopo. Nel 1998, come emerge dalle carte, le autorità competenti non intervengono, sia la Prefettura che il Comune di Reggio Calabria non eseguono lo sfratto per “mancanza di idonee soluzione per sistemare i nuclei familiari”. Ma anche da Roma sembra che ci si preoccupi più per i Condello che di recuperare il palazzo del mafioso. Nel 2000 il Vice Avvocato Generale dello Stato, scrive di non ritenere opportuno appellare la sospensiva dello sfratto perché “non ci sarebbero i requisiti di gravità e urgenza.” Ma oltre oltre a lasciare che la famiglia del mafioso rimanga ancora nella casa confiscata, il comune si” dimentica” pure di fargli pagare l’affitto come invece prevede la legge, e come risulta da un fascicolo aperto dal sostituto procuratore Sara Ombra della Procura reggina.
Eppure in qualche modo la signora Condello ha trovato il modo di raggranellare qualche spicciolo.
Infatti come ogni mamma italiana per i matrimoni delle figlie, Angela e Caterina, ha voluto solo il meglio. Per il ricevimento di nozze è stato scelto il più lussuoso, e costoso albergo della zona, l’Hotel Altafiumara, un complesso a 5 stelle con parco e piscina. Mica male per una famiglia che per il fisco non ha reddito e ha bisogno del sussidio dallo Stato.
Ma il finto-povero Pasquale Condello, lo ‘ndranghetista lo sa fare bene. Gli affari se li sapeva gestire eccome. Nel 2008, poco dopo la sua rocambolesca cattura da parte dei carabinieri del ROS e dello Squadrone Cacciatori, il Tribunale dispone il sequestro di oltre 65 milioni di euro dei beni di Alfredo Ionetti.
Ionetti altri non è che il con-suocero del “Supremo” nonché tesoriere-prestanome della cosca Condello, che era andato a ripulire i soldi sporchi in Emilia Romagna, a Cesena. Nelle cassette di sicurezza gli investigatori trovano lingotti d’oro, pietre preziose, gioielli e orologi. Alla faccia della professata povertà.

Tratto da: nerinagatti.com

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