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di Aaron Pettinari - Video
Dieci gli arrestati. Tra loro anche Giulio Caporrimo e Nunzio Serio. Il Col. Carrozzo: "In 7 mesi ha riorganizzato il mandamento"

Non c'è niente da fare. Ogni volta che un boss mafioso torna in libertà, anche dopo aver scontato anni di detenzione e condanne, se non rompe con Cosa nostra avviando un percorso di collaborazione con la giustizia, torna ad assumere esattamente il ruolo che aveva all'interno dell'organizzazione criminale. Un dato di fatto che emerge anche con l'ultima operazione dei carabinieri del comando provinciale di Palermo che questa mattina hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale su richiesta della Dda, nei confronti di 10 indagati (9 in carcere e 1 ai domiciliari), accusati a vario titolo responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate, furto aggravato, violazione delle prescrizioni imposte dalle misure preventive.
L'operazione, denominata 'Teneo', coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Francesco Gualtieri e Amelia Luise, è indubbiamente un duro colpo nei confronti del mandamento mafioso di Palermo di San Lorenzo e Tommaso Natale, ed è la prosecuzione delle operazioni 'Oscar' (2011), 'Apocalisse' (2014) e 'Talea' (2017) che avevano portato in carcere capi e gregari del mandamento con Francesco Paolo Liga (figlio dello storico boss Salvatore Liga, detto "u Tatenuddu"), poi affiancato, a partire dalla sua scarcerazione avvenuta nell'ottobre 2015, da Giuseppe Biondino (figlio di Salvatore, l'autista di Totò Riina), arrestato di nuovo nel gennaio 2018.
Stavolta a finire nuovamente in carcere (per la terza volta in tre anni) è il boss Giulio Caporrimo, tornato libero nel 2019 e che avrebbe ripreso il controllo del mandamento.
A lui erano bastati appena sette mesi per mettere mano alle "questioni di famiglia".
Del resto su di lui tutti riponevano grandi aspettative. "Cento carati...", dicevano altri mafiosi "l'hai sentita la buona notizia? E' uscito Giulio, è uscito....".
Il periodo di riferimento delle indagini è quello che va dal febbraio al settembre 2017 perché, dopo il primo arresto, era stato destinatario di un nuovo provvedimento restrittivo; da quel momento in poi, le redini del mandamento mafioso sarebbero state prese da Nunzio Serio, anche lui poi arrestato nel maggio 2018.
Proprio in quel mese si sarebbe riunita per la prima volta dopo l'arresto di Salvatore Riina, la ricostituita commissione provinciale di cosa nostra palermitana, con la partecipazione di Calogero Lo Piccolo, nuovo rappresentante del mandamento di Tommaso Natale. Ma anche lui fu poi arrestato nel gennaio 2019 nell'operazione "Cupola 2.0", nel corso della quale finirono in carcere ben 6 capi mandamento, compreso Settimo Mineo che avrebbe dovuto assumere la carica di responsabile provinciale.
Nel corso delle indagini le telecamere e le microspie dei carabinieri immortalarono diversi incontri tra Caporrimo e Serio avvenuti, in alcune occasioni, anche al largo delle coste palermitane.



Caporrimo, capo vero, riunioni ed incontri li faceva a largo, su un gommone. Ciò non ha impedito agli investigatori di seguirlo passo passo con telecamere e microspie. E' stato anche immortalato mentre dava un bacio in bocca ai suoi collaboratori più stretti. Un segno ormai riconosciuto come un vero e proprio segno d’investitura.
Grazie alle intercettazioni è emerso il suo lamento per la presenza delle moto d'acqua che scorrazzavano nei pressi di Sferracavallo. Il capomafia raccontava di essere intervenuto personalmente nei confronti di alcuni di loro, originari dei quartieri di Brancaccio e di Pagliarelli, i quali, riconoscendolo, avevano tenuto un comportamento ossequioso tanto da essersi subito spostati sulla zona di Mondello perché a Sferracavallo "c'era lo zio in porto".

Ribellarsi al pizzo
Le indagini si sono avvalse anche dell'importante contributo di due imprenditori edili che con coraggio si sono ribellati al pizzo. L'inchiesta ha ricostruito 7 vicende estorsive consumate o tentate di cui 2 denunciate spontaneamente dalle vittime. Tra questi il tentativo di Vincenzo Taormina, con la complicità di Francesco Di Noto, di imporre la fornitura di container per sabbia a un imprenditore edile, per poi costringerlo al pagamento di un'estorsione di 1000 euro per i lavori di ristrutturazione di uno stabile a Sferracavallo. Una tentata estorsione da parte di Francesco Paolo Liga e di Vincenzo Taormina nei confronti di un altro imprenditore edile affinché affidasse a un soggetto a loro vicino la realizzazione degli impianti di condizionamento all'interno di un cantiere aperto in via Partanna Mondello di Palermo. Una seconda estorsione condotta da Francesco Paolo Liga e da Vincenzo Taormina ai danni di un imprenditore edile, la cui impresa era impegnata in lavori di ristrutturazione all'interno di un residence ubicato in via Tommaso Natale, con la complicità e la mediazione del portiere, Giuseppe Enea. Ancora un'altra estorsione commessa da Andrea Bruno che avrebbe costretto un imprenditore edile a rinunciare ai lavori di ristrutturazione di un immobile, nella zona della Marinella di Palermo, poi assegnati a una ditta a lui riconducibile. Il tentativo di Baldassare Migliore, imprenditore edile ed esponente della famiglia mafiosa di Passo di Rigano di bloccare l'avvio dei lavori di scavo nella zona di via Michelangelo di Palermo da parte di una ditta edile, il cui titolare avrebbe dovuto cercare dapprima un contatto con gli esponenti mafiosi del territorio per la cosiddetta "messa a posto". Infine, il furto aggravato commesso da Vincenzo Taormina, quale forma di avvertimento e di intimidazione mafiosa, di un container collocato dalla vittima in via Plauto, e un'altra estorsione commessa da Vincenzo Taormina ai danni di un imprenditore edile, la cui impresa aveva aperto un cantiere in via Porta di Mare di Palermo.
"Le indagini coprono il periodo che va da febbraio 2017 a settembre 2017 - ha commentato il colonnello Mauro Carrozzo, comandante del Reparto Operativo del comando provinciale dei carabinieri di Palermo -. Un arco di tempo nel quale Giulio Caporrimo - scarcerato e poi riarrestato per un residuo di pena - ha avuto il tempo di riorganizzare il mandamento di Tommaso Natale con particolare attenzione alle attività estorsive che da sempre sono una delle principali fonti di reddito di Cosa nostra per incrementare le casse di Cosa nostra e assistere le famiglie degli associati detenuti".

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