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di AMDuemila
I boss avrebbero avuto intenzione di chiedere una maxi estorsione ancor prima che i lavori fossero completati

La scorsa settimana i carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo hanno portato a termine l’operazione “Cassandra”, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 persone appartenenti ai mandamenti di Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Dall’indagine, che una prima parte è confluita in quella riguardo la ricostruzione della commissione provinciale di Cosa nostra (Cupola 2.0), era emersa l’intenzione, da parte delle cosche, di realizzare una lista civica per condizionare il Comune di Misilmeri perché, altrimenti, non sarebbero riusciti a portare avanti gli interessi mafiosi.
Dall’inchiesta, però, emergono anche altri circostanze come l’intenzione del clan di Misilmeri di preparare una maxi estorsione al titolare dell’Acquapark, un’opera in costruzione e mai ultimata. Ma ancor prima che potesse aprire i battenti, i mafiosi avrebbero voluto chiedere la tangente, già il solo progetto suscitava gli appetiti dei boss. A riportare la notizia è stato oggi il quotidiano “Il Giornale di Sicilia”. “Il ruolo di direzione e di organizzazione rivestito da Salvatore Sciarabba - ha scritto il giudice per le indagini preliminari -, è rivelato dalla partecipazione del medesimo indagato ad una delle più tipiche manifestazioni del potere criminale esercitato dall’associazione mafiosa: il controllo delle attività economiche esercitate nel territorio. Una serie di conversazioni ambientali intercettate tra settembre e ottobre 2017, all’interno delle autovetture di Domenico Nocilla, hanno permesso di acquisire numerosi indizi circa l’interesse manifestato da Cosa nostra nei riguardi del progetto relativo alla costruzione dell’Acquapark a Misilmeri da parte di Maurizio Ingrassia”.
Secondo le indagini l’ideatore del progetto, che al tempo era un proprietario di una grande tabaccheria, era attenzionato dai mafiosi, che lo stavano studiando per capire se avesse altri soci. “Dalle conversazioni intercettate si ricava l’emersione di un parallelo progetto di estorsione diretto da Sciarabba - si legge nel provvedimento - Emergeva come Sciarabba avesse deputato Domenico Nocilla ad acquisire informazioni sulla presenza di tale progetto (quello dell’Acquapark, ndr) di eventuali altri finanziatori, evidentemente al fine di individuare la vittima giusta, oltre che agevole, a cui formalizzare la richiesta del pizzo che, vista l’entità milionaria, doveva essere raccolta a sacchi”.
Dall’inchiesta emerge anche il fatto che Nocilla avrebbe coinvolto nel tentativo di estorsione un altro personaggio: Pietro Merendino, già in passato coinvolto nelle indagini dei carabinieri. Secondo la ricostruzione dell’accusa Merendino avrebbe avuto il compito di “acquisire informazioni” su Ingrassia e poi passarle su un pizzino a Sciarabba. Lo studio portato avanti dai mafiosi avrebbe portato all’individuazione di altri due personaggi del mondo degli affari con vicissitudini criminali, uno di loro sarebbe diventato ricco con un giro di usura. “Presta i soldi a interessi - spiega Nocilla -, cominciò a dare i soldi a interessi e si è arricchito questo”.
Nelle intercettazioni dei carabinieri i due parlavano di un personaggio che avrebbe finanziato 24 milioni di euro da parte della Comunità Europea per realizzare l’impianto che invece dopo i primi lavori non è stato mai concluso “si comprendeva che Nocilla e Merendino agivano su mandato di Sciarabba a cui riferivano ogni notizia acquisitiva - scrive ancora il giudice -. Ciò si ricava oltre che dalle numerose conversazioni intercettate in auto, dai ripetuti incontri monitorati”.
Secondo gli inquirenti nel corso di un’intercettazione Merendino “disserta”, sul panorama imprenditoriale misilmerese e avrebbe individuato tra gli esponenti “economicamente più potenti l’imprenditore Antonino Cancascì, titolare della ditta ‘Cancascì petroli srl’, con sede a Misilmeri in Contrada Pagliazzi. ‘In questo minuto - afferma Merendino -, quello che è una potenza… è Cancasc… quello è una potenza sua personale, quello è una potenza propria… ai di fuori della norma”.
I due personaggi, nel corso della conversazione intercettata, si domandano se Cancascì avesse avuto a che fare con il progetto dell’Acquapark, ma Nocilla avrebbe scartato a priori una possibile cointeressenza di Cancascì con Ingrassia. “Si, ma non ci si unisce con lui”. E poi rivela un episodio. “Raccontava di aver egli stesso tentato un approccio estorsivo con tale imprenditore - aggiunge il gip -, conclusosi con un niente, poiché Cancascì a differenza del padre assolutamente propenso a soddisfare il sostentamento della cosca, si era opposto ai pagamenti”. Ecco le sue parole: “Lui, il figlio, ha insistito per non far uscire niente…”.

Foto © Imagoeconomica

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