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di AMDuemila
Tutti e tre i boss si trovano al 41 bis e per questo non rischiano il contagio

Il Dap richiede la revisione della posizione del boss Francesco Bonura

La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha dato parere negativo per le richieste di scarcerazione avanzate da boss di spessore della commissione di Cosa nostra: Giuseppe Madonia, detto "Piddu", 72 anni, e per due rampolli con parentele di spessore nel contesto mafioso, Francesco Guttadauro (40 anni, il cui zio materno è il superlatitante Matteo Messina Denaro) e Leandro Greco (30 anni, il cui nonno era Michele Greco, detto il 'Papa della Mafia', in cui onore il giovane Greco ha deciso di farsi chiamare Michele). Questi sono solo alcuni dei boss, condannati o in attesa di giudizio, che hanno richiesto la detenzione e gli arresti domiciliari per eventuali rischi legati al contagio del Coronavirus. Il no dei magistrati antimafia è arrivato in ragione del fatto che proprio tutti e tre i boss si trovano isolati al 41bis ed è per questo che non ci sono gli estremi per la scarcerazione. La decisione ultima spetta ai Tribunali di Sorveglianza e ai Gup che stanno giudicando i nipoti dei boss.
Questi sono i primi pareri delle procure antimafia (e per coloro che sono al regime duro del 41 bis, anche della Procura nazionale antimafia), resi obbligatori dal decreto Bonafede, vista la lunga serie di scarcerazione di boss mafiosi, anche da regimi di alta sicurezza come il “carcere duro”. Vista l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus i legali dei boss mafiosi avevano fatto subito richieste per ottenere gli arresti domiciliari. Segnalazioni e richieste sono state avanzate anche dagli stessi direttori delle carceri, che avevano segnalato numerosi soggetti ritenuti a rischio, in base alla circolare del 21 marzo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Per effetto del decreto ribattezzato "riacchiappa-mafiosi" fino ad ora sono rientrati in carcere il boss di Brancaccio Antonino Sacco, mentre il trapanese Vito D'Angelo è stato riportato in cella solo per avere violato il divieto di incontrare persone diverse dai familiari.
Dopo le dimissioni del capo del Dap Francesco Basentini, legate proprio alla questione delle scarcerazioni, sono subentrati i pm antimafia Bernardo Petralia e Roberto Tartaglia, i quali hanno già richiesto la revisione della posizione del superboss Franco Bonura uscito dal 41 bis per via delle patologie di cui soffre, del rischio contagio e gli rimaneva solo otto mesi di pena da scontare. Un altro componente del triumvirato di cui Bonura faceva parte col capomafia di Pagliarelli, Nino Rotolo, il dottore Antonino Cinà, il medico imputato e condannato in primo grado nel processo sulla Trattativa Stato-Mafia, ha pure lui chiesto la scarcerazione per gli stessi motivi, anche se lui è ergastolano. Anche per il boss Cinà c’è stato parere negativo della Dda di Palermo e anche per lui si attende la pronuncia del magistrato di Sorveglianza di Parma, dove lui è detenuto.

Foto © Imagoeconomica

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