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di AMDuemila
Emessa sentenza nata dall'operazione "Verbero"

La seconda sezione della Cassazione ha confermato 28 condanne, per oltre due secoli complessivi di carcere, nei confronti di altrettanti mafiosi della borgata Pagliarelli di Palermo. Lievi modifiche rispetto alla sentenza di appello del novembre 2018, emessa nel capoluogo siciliano, con riduzioni di pena e annullamenti con rinvio per rideterminare la durata di altre condanne. L'inchiesta dei carabinieri, da cui era nato il processo, celebrato col rito abbreviato, era stata denominata "Verbero" e aveva permesso di ricostruire l'organizzazione della cosca. Vi era un vero e proprio triumvirato composto da Vincenzo Giudice, condannato in via definitiva anche se in appello si dovrà stabilire esattamente il "quantum" (era stato condannato a 18 anni, ndr), da Giuseppe Massimiliano Perrone e Alessandro Alessi, per i quali diventano invece irrevocabili i 14 anni e 4 mesi inflitti al primo e i 14 del secondo.
I tre capi clan reggevano la cosca un tempo guidata dal boss ergastolano Nino Rotolo, tornato in carcere dopo l'operazione Gotha. Fino a quel momento, nonostante fosse ai domiciliari, era stato lui a reggere le sorti del mandamento. Poi gli investigatori, grazie alle microspie piazzate nel box di lamiera in cui incontrava gli altri boss, hanno posto fine al suo "regno".
Da rivedere pure i 13 anni che aveva avuto Tommaso Nicolicchia, i 10 di Antonino Spinelli, gli 8 a testa di Giuseppe e Stefano Giaconia, i 4 anni e 2 mesi di Giuseppe Di Paola, i 4 di Giosuè Castrofilippo e i 3 di Daniele Giaconia (ma anche per loro la responsabilità penale diventa irrevocabile). Mentre sono stati dichiarati inammissibili i ricorsi di Concetta Celano, Matteo Di Liberto, Aleandro Romano, Alessandro Anello, Salvatore Sansone, tutti condannati a 12 anni; Andrea Calandra, che dovrà scontare 11 anni e 4 mesi; Giovan Battista Barone, 10 anni; Vincenzo Bucchieri, 5 anni e 2 mesi; Angelo Milazzo e Cosimo Di Fazio (per i quali la pena di 4 anni e sei mesi è stata rideterminata direttamente dalla Cassazione); Carlo Grasso, 4 anni e 4 mesi; Carmelo Migliaccio, Domenico Nicolicchia e Giuseppe Castronovo, 4 anni l'uno; Pietro Abbate e Paolo Castrofilippo, 3 a testa; Antonino Calvaruso, 2 anni e sei mesi. Infine riduzione di due mesi per Francesco Ficarotta, che ha avuto 2 anni.

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