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di AMDuemila
"Iddu", il superlatitante di Castelvetrano, forse in stazione Trapani

I Carabinieri del Ros e del comando Provinciale di Trapani e i militari del Gico del nucleo di Polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo da questa mattina sono impegnati nell'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesso dal Gip, Guglielmo Nicastro, su richiesta della Dda di Palermo, rappresentata dal Procuratore Francesco Lo Voi, dell'aggiunto Paolo Guido, e dei sostituti Francesca Dessì, Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, nei confronti dell'ex avvocato Antonio Messina di 73 anni, finito ai domiciliari, Giacomo Tamburello, di 59 anni, e Nicolò Mistretta, di 64. Questi ultimi due sono andati in carcere. I tre farebbero parte di una più ampia associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di Cosa nostra siciliana e all’ombra del latitante Matteo Messina Denaro.
Attualmente sono in corso in tutto il territorio nazionale decine di perquisizioni, che vedono impiegati oltre 100 Carabinieri e Finanzieri, supportati da unità cinofile, e riguardano abitazioni e luoghi nella disponibilità degli indagati.
L’indagine, convenzionalmente denominata Eden 3 - Pequeno, ha permesso di ricostruire i lucrosi traffici delittuosi posti in essere dagli associati sin dall’estate del 2013, consentendo nell’ultimo quinquennio il sequestro degli ingenti carichi di stupefacente (hashish) acquistati dall’organizzazione criminale.
Così era avvenuto con gli oltre 240 kg di droga che furono sequestrati a Carate Brianza e che erano destinati alle piazze milanesi dello spaccio. O anche la “partita” di 180 chili che era stata ceduta a clienti di origine calabrese. E ancora nel 2015 quando in Toscana venne sequestrato un carico di sessanta chili.
Secondo quanto emerso dalle indagini i tre arrestati, tutti originari di Campobello di Mazara e pluripregiudicati per reati inerenti al traffico illecito di sostanze stupefacenti, erano riusciti ad organizzare il traffico di stupefacenti lungo l'asse Marocco-Spagna-Italia, nonostante i periodi di detenzione ultradecennali scontati, sfruttando rapporti consolidati con alcuni referenti stranieri.
Un ruolo importante, secondo gli inquirenti, lo aveva l’ex avvocato Antonio Messina, autorevole esponente della criminalità organizzata trapanese, radiato dall’albo degli avvocati per le vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto in passato, emerso in maniera trasversale in diverse attività investigative perché in qualificati rapporti con esponenti apicali di Cosa nostra).
L'ex avvocato si sarebbe anche adoperato per dirimere i contrasti insorti per ragioni economiche tra gli associati, sviluppando nell’hinterland milanese degli incontri con Nicolà Mistretta e altri importanti esponenti della criminalità organizzata siciliana da anni operativi in Lombardia.
Durante le indagini è emerso più volte anche il riferimento al super latitante trapanese Messina Denaro.
Quest'ultimo sarebbe stato indicato in un'intercettazione semplicemente come "Iddu".
Da quanto emerso nell'indagine coordinata dalla Procura il boss trapanese potrebbe essersi fatto accompagnare nella stazione di Trapani a bordo di una Mercedes da uno dei suoi favoreggiatori. Il dettaglio è emerso nel dialogo registrato tra l'avvocato Antonio Messina, e Giuseppe Fidanzati, che risulta solo indagato. Si tratta di uno dei figli del boss dell'Acquasanta, Gaetano Fidanzati, oggi deceduto, che aveva fatto di Milano la base operativa dei traffici di droga. Anche il figlio del capo Mafia ha scontato una condanna per traffico di droga. I due facevano riferimento ad un "ragazzo" di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro, che era stato arrestato. In particolare Fidanzati si diceva sicuro che qualora “don Matteo” fosse stato presente non gli sarebbe accaduto quell'incidente di percorso. E ancora ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con "Iddu" (lui, ndr) che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo "Mimmu". I militari del Ros lo identificano questo ultimo soggetto in Domenico Scimonelli, che venne identificato come il "postino" dei pizzini del latitante ed è stato anche condannato all'ergastolo per omicidio, che aveva proprio quel tipo di auto. Non è chiaro se "Iddu" sia riferito a Guttadauro o, come invece sospettano gli investigatori, al superlatitante Messina Denaro.
Certo è che Matteo Messina Denaro è ancora oggi libero. Ma le indagini della Procura hanno permesso di compiere un nuovo passo verso il suo possibile arresto.

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