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di AMDuemila
Scarcerato Massimo Mulè, ritenuto capo mandamento di Porta Nuova. Per Tommaso Inzerillo "cadono" nove contestazioni

Torna in libertà quello che gli inquirenti ritengono capo mandamento di Porta Nuova, Massimo Mulè, sottoposto a fermo, con altre 50 persone, il 4 dicembre scorso, nell'ambito dell'operazione "Cupola 2.0" che aveva svelato il tentativo di riorganizzazione della Commissione provinciale di Cosa nostra. Lo ha deciso la sezione feriale del tribunale del riesame di Palermo che ha annullato l'ordine di custodia. Mulè, assistito dagli avvocati Giovanni Castronovo e Marco Clementi, aveva già ottenuto un primo annullamento con rinvio in Cassazione, il 2 aprile scorso. Il collegio presieduto da Fabrizio La Cascia ha adesso accolto il ricorso proprio in sede di rinvio. Le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni. Mulè, che ha 47 anni, era già stato condannato nel processo Perseo, nato da un'altra operazione dei carabinieri che nel dicembre 2008, arrestando 99 persone, sventarono un precedente tentativo di rimettere in piedi l'organismo decisionale di Cosa nostra. Secondo i giudici, così come scritto nella sentenza di annullamento di aprile, da allora né le intercettazioni né i collaboratori di giustizia hanno consentito di elaborare un quadro indiziario che possa avere una gravità tale da sostenere il provvedimento restrittivo. Da qui la scarcerazione del boss.
Il Tribunale del Riesame è intervenuto anche su un'altra operazione della Dda di Palermo. Infatti ha annullato totalmente l'ordine di custodia cautelare emesso nei confronti di Santo Cipriano e parzialmente, per nove delle dieci ipotesi contestate, i provvedimenti restrittivi riguardanti il boss di Passo di Rigano Tommaso Inzerillo, ritenuto il capo del clan dei cosiddetti "scappati", e di Alessandro Mannino, di Torretta. I due restano in carcere solo per la contestazione di associazione mafiosa, mentre per le estorsioni e i danneggiamenti, due diversi collegi, entrambi presieduti da Lorenzo Matassa, hanno escluso la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Per Cipriano invece il tribunale, in questo caso presieduto da Giovanni Francolini, non ha lasciato in piedi ipotesi tali da mantenere la misura cautelare.