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"Matteo, susiti!". Nelle carte il racconto del blitz nel casolare di Calogero Jonn Luppino

Ventiquattro marzo 2016. I carabinieri ascoltano attentamente tutto quello che le cimici installate nell'autovettura di Francesco Catalanotto, uno dei soggetti sottoposti ieri a fermo assieme a Calogero Jonn Luppino, il "re delle scommesse on line" di Campobello di Mazara e lo zio Salvatore Giorgi.
Ad un certo punto ecco il rumore di un portone metallico che si apriva e, successivamente, la voce dello stesso Catalanotto che dice due semplici parole: "Matteo susiti". Il luogo in cui l'auto si è fermata è in un caseggiato rurale in Contrada Fontanelle a Campobello di Mazara e subito dopo Catalanotto si è allontanato dal luogo, da solo. Immediatamente gli investigatori pensano che quel Matteo a cui si faceva riferimento era Matteo Messina Denaro, così è scattato il blitz in quel casolare di proprietà di Luppino. Il super latitante di Castelvetrano, però, non c'era. Si dà atto anche dell'irruzione nelle carte dell'operazione "Mafia-bet".
Secondo gli investigatori, coordinati dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Francesca Dessì e Gianluca De Leo, Luppino avrebbe finanziato proprio la famiglia del boss di Castelvetrano.

Ma non è quella l'unica intercettazione in cui si farebbe riferimento alla primula rossa.
In un'altra registrazione, infatti, l’imprenditore Luppino esprime una certa insofferenza nei confronti del latitante: "Fino a quando non prendono a 'questo' siamo tutti consumati... perché ti legano tutti a questo deficiente". E lo zio, Salvatore Giorgi, aggiungeva: "Finché non prendono questo cane di macogna, in questo territorio faranno terra bruciata". Chissà, forse sono stufi di dover pensare al sostentamento delle sue ingenti spese per la latitanza?
Intanto le indagini hanno portato i carabinieri a monitorare proprio la rapidissima ascesa imprenditoriale di Luppino nel mondo delle scommesse e dei giochi on line.
Una rete d'affari, quella del gioco d'azzardo, che è sempre più in ascesa tra le mafie che si stanno "evolvendo". Poche settimane fa proprio il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, in un incontro pubblico aveva ricordato come nel 2017, soltanto in Sicilia, siano stati spesi oltre 4 miliardi in questo settore. Un "servizio" che viene offerto dalla mafia all'intera comunità.
Secondo l'accusa l'ascesa di Calogero Luppino (difeso dall'avvocato Antonio Ingroia) sarebbe stata garantita proprio dai clan di Castelvetrano e Mazara del Vallo, obbligando gli esercizi commerciali a installare i device delle società di Luppino e Giorgi, minacciando di ritorsioni i titolari che si rifiutavano. I soldi che venivano incassati sarebbero stati utili per mantenere le spese legali e le altre necessità del boss detenuto Franco Luppino (uno dei fedelissimi di Messina Denaro) e al finanziamento dei vertici delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano.
E non mancano contatti importanti come quelli con Saro Allegra, cognato di Messina Denaro, e Cinuzzo Urso, boss di Campobello.
Sarebbe stato Catalanotto a mediare i rapporti con uno dei cognati del super latitante.
("Iddu mi disse quando vuoi soldi scendiamo a ‘ u vosco (il bosco, ndr). Dice: a sette giorni lo facciamo").

Corruzione elettorale, indagato il deputato regionale Stefano Pellegrino
Nell'ambito dell'indagine è stato anche notificato un avviso di garanzia con invito a comparire al deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino. Il parlamentare è indagato di corruzione elettorale. Al deputato, che è anche membro della commissione regionale Antimafia, eletto alle ultime elezioni regionali con oltre 7670 a preferenze, i pm contestano di aver avuto il sostegno elettorale dei due imprenditori Calogero Luppino e Salvatore Giorgi.
In particolare Luppino e Giorgi avrebbero comprato le preferenze elettorali in cambio di pacchi di generi alimentari. Vi è un'intercettazione in cui Giorgi ammette che in cambio della promessa di voto per Pellegrino avrebbe consegnato pacchi di spesa a tutti gli abitanti delle case popolari: "A fine ottobre vero che gli portai la spesa pure a loro", aveva detto, non sapendo di essere ascoltato dai carabinieri.
Secondo gli inquirenti sarebbe stato proprio Pellegrino a rivolgersi a Luppino e a Giorgi, confidando nel largo consenso che questi avevano avuto in occasione delle precedenti elezioni comunali di Campobello di Mazara attraverso il movimento politico "Io amo Campobello".
"L'altro giorno avevo parlato con Mario Giorgi, c'era Stefano Pellegrino, diciamo che vi voleva incontrare so che tu sei fuori per ora", diceva, non sapendo di essere intercettato, un amico di Pellegrino all'imprenditore Luppino. "Se c'è da dare una mano di aiuto a qualche amico, uno anche ... meglio avere amici che avere nemici", rispondeva a sua volta Luppino. L'incontro avvenne puntualmente il 3 ottobre del 2017.
Parlando con un altro commerciante che lavorava nel settore delle slot machines e che secondo gli investigatori sarebbe vicino alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. "Non fare più riunioni con Scilla (un altro candidato, ndr), non fare più niente con nessuno ed inizia... Perché ti porto i fac-simile e pure i manifesti - diceva Luppino - Quindi ti devi esporre in prima persona, non cominciare a fare la carta tre!". E poi ancora: "Noi siamo andati avanti, e facciamo continuare ad andare avanti con Stefano qualsiasi cosa serve. Anche perché è uno contro uno, qua. E siamo avanti. Che fa? Se dobbiamo vincere, non dobbiamo rischiare di perdere".
Da un'altra intercettazione tra lo stesso Mario Giorgi ed il nipote, emergono ulteriori elementi: "Oggi sono andato con Nino da Stefano Pellegrino e abbiamo parlato di politica e compagnia bella, domani si fanno i deputati questori. Lui, non so cosa minchia gli spetta, lui mi ha detto: 'io ho già parlato con l'assessore quelli di... tutti gli assessori disponibili a venire in provincia di Trapani ha parlato addirittura con Sgarbi per le Cave di Cusa, e compagnia bella'". "Pellegrino mi ha detto - proseguiva Giorgi - 'e vediamo rispetto agli assessorati dove possiamo... mettere, tutti... anche persone nostre di fiducia' ed ha detto che vuole un curriculum per quanto riguarda un revisore dei conti all'assessorato all'Agricoltura che è un assessore di Forza Italia questo... Dice: 'datemi un curriculum di un revisore dei conti iscritto all'albo... e cose, e poi vediamo le altre cose che possono nascere'".
I magistrati hanno comunque spiegato nel provvedimento di fermo che dalle indagini svolte "non è comunque emersa la messa a disposizione di Pellegrino in favore dell'associazione mafiosa e, pertanto, in relazione a un presunto accordo politico-mafioso tra Cosa nostra e il candidato, non si è raggiunto, allo stato e salvi ulteriori sviluppi, un grave quadro indiziario in riferimento alle possibili e diverse ipotesi di concorso in associazione mafiosa". "Del tutto chiaro è l'interesse di Luppino e di Giorgi - hanno proseguito i pm - all'appoggio politico di uno specifico candidato, giacché è anche e soprattutto grazie all'infiltrazione nel tessuto politico che gli stessi possono conseguire il controllo delle attività economiche". "Dalle investigazioni svolte, allo stato attuale - hanno concluso - non è emersa la prova che gli esponenti politici (Pellegrino e un altro candidato, Toni Scilla, ndr) si siano rivolti a Luppino e a Giorgi non solo perché imprenditori di rilievo e rappresentanti del movimento politico locale 'Io amo Campobello', ma anche perché consapevoli della loro appartenenza mafiosa".

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