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Arrestate 46 persone tra cui il nuovo capo, Settimo Mineo

Dopo la morte del capo dei capi, Totò Riina, Cosa nostra era pronta a riorganizzarsi e formare una nuova Cupola. Il dato è emerso nel corso delle indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale diretto dal colonnello Antonio Di Stasio, coordinate dal pool di magistrati composto dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Maurizio Agnello, Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli che oggi hanno portato al fermo di 46 persone tra cui quello che è considerato essere il nuovo capo dell'organizzazione criminale: l'ottantenne Settimo Mineo. Quest'ultimo, ufficialmente gioielliere, presenta un "curriculum" mafioso decennale. Già condannato a 5 anni al maxi processo istruito da Giovanni Falcone, fu riarrestato 12 anni fa per poi tornare in libertà dopo una condanna a 11 anni. In tanti anni di carcere non ha mai avuto un cedimento ed i mafiosi lo indicavano come un "devoto". Di lui aveva parlato il primo pentito di mafia, Leonardo Vitale, all’inizio degli anni Settanta; poi ad accusarlo furono anche Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno. Come è emerso dalle indagini dei carabinieri, aveva il terrore di essere intercettato e non usava telefoni. In questi mesi ha dovuto affrontare le fibrillazioni interne di Cosa nostra palermitana, costantemente colpita dagli inquirenti, alla ricerca di un nuovo equilibrio in particolare approfittando di una serie di scarcerazioni eccellenti. Mineo, che già in passato aveva dimostrato di saper gestire certe situazioni, stava tessendo una fitta rete di alleanze puntando anche all'America. Era riuscito anche ad ottenere il passaporto. E proprio l'imminenza di un suo prossimo viaggio, bloccato da un problema di visto, è stato uno dei presupposti del fermo eseguito oggi.



Le indagini hanno permesso di ricostruire l'organigramma di quattro mandamenti: Mineo è il capo a Pagliarelli, poi c'erano Gregorio Di Giovanni a Porta Nuova, Francesco Colletti a Bagheria-Villabate e Filippo Bisconti a Misilmeri-Belmonte Mezzagno. Il 29 maggio 2018 sarebbe stato il giorno in cui si sarebbe riunita la Cupola. Infatti in quella data alcuni boss si sono resi irreperibili violando contemporaneamente la sorveglianza speciale che era predisposta nei loro confronti. Grazie ad alcune intercettazioni in macchina tra il boss di Villabate ed il suo autista è stato possibile registrare in diretta il resoconto di quel summit, svolto chissà dove, che non veniva convocato ufficialmente dai tempi di Riina. Si  è fatta comunque una bella cosa - diceva orgoglioso al suo autista - per me è una bella cosa questa… molto seria… molto… con bella gente… bella. Grande. Gente di paese… gente vecchi… gente di ovunque”. All'incontro sarebbero state fatte valere le vecchie regole così alcuni soggetti che non avevano il giusto "grado" per partecipare sono rimasti fuori. Figure come Salvatore Pispicia di Porta Nuova, Francesco Caponnetto di Villabate, Giovanni Sirchia di Passo di Rigano e Francesco Picone della Noce. In quel flusso di coscienza improvviso, registrato dagli inquirenti, è anche riemersa la regola per cui i contatti fra i mandamenti possono essere tenuti solo dai reggenti. “E’ una regola, proprio la prima.. Nessuno è autorizzato a poter parlare dentro la casa degli altri...siccome c'è un referente. - diceva Colletti - Perché là dentro quando si decide una cosa, io non posso dire di no… Siamo tutte persone perbene, tutti saggi… non ce ne deve essere timore quando si deve fare qualcosa cosa, giusto è?”. Se qualcuno avesse violato la "regola" sarebbe stato immediatamente allontanato dalla propria "famiglia" di appartenenza. "Dice basta che tu mi vieni qua da me e mi dici 'lo sai è venuto uno ed è venuto a fare discorsi a Villabate... appena finiamo viene convocato... dal suo... e viene messo fuori perché ci spieghiamo le regole e non le vogliono capire... e allora prendiamo e lo mettiamo fuori subito".
La nuova Cosa nostra, dunque, riparte dalle regole di un tempo ed alla fine di quell'incontro tutti erano soddisfatti ("Ci siamo alzati e ci siamo baciati tutti”).
Di fatto nel 2008, con il boss Corleonese in carcere, c'era stato un primo tentativo di riorganizzazione della Cupola ma gli inquirenti fecero scattare una maxi operazione (blitz Perseo) che fece saltare tutto. Oggi il nuovo blitz. Le accuse per gli indagati sono di associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, porto abusivo di armi, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa.

Foto © Igor Petyx