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via damelio c imagoeconomicaIl 5 novembre prende il via il processo sul depistaggio
di Aaron Pettinari
Tra poco più di una settimana il processo contro il funzionario di polizia Mario Bo e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ormai in pensione, imputati di calunnia con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione mafiosa al processo che cerca di far luce sul depistaggio che si è realizzato durante le indagini sulla strage di via d'Amelio e che si celebrerà a Caltanissetta. In particolare i poliziotti sono accusati di aver in qualche maniera contribuito a "vestire il pupo" Vincenzo Scarantino, il falso pentito che si era autoaccusato del furto della 126 usata per uccidere il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta. Oggi il quotidiano La Repubblica anticipa che i pm di Caltanissetta chiameranno anche Scarantino a testimoniare. Il punto di partenza è la sentenza del Borsellino quater che sancisce, di fatto, che questi è stato determinato a mentire.
Oltre al falso pentito il procuratore aggiunto Gabriele Paci ed il sostituto Stefano Luciani hanno intenzione di sentire anche tutti i magistrati ed i poliziotti che in qualche maniera si occuparono di lui. E lo stesso richiederanno le difese dei poliziotti. In particolare la difesa dell'ex responsabile del Gruppo Falcone- Borsellino, Mario Bo, ha già annunciato che citerà i magistrati: Fausto Cardella, Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Francesco Paolo Giordano, Roberto Saieva, Ilda Boccassini e Nino Di Matteo.
Ma il processo potrebbe chiarire anche altri elementi, come le circostanze che portarono all'individuazione di Scarantino e quei contributi che provengono dai Servizi di sicurezza, dato che il Procuratore capo del tempo, Tinebra, aveva chiesto l'aiuto nelle indagini (circostanza assolutamente anomala e non prevista dal diritto) dell'ex numero tre del Sisde Bruno Contrada. Proprio Contrada compare nella lista testi dell'avvocato Fabio Repici, che rappresenta la parte civile di Salvatore Borsellino. Ma nell'elenco dei testi che l'avvocato vuole sentire vi sono anche Lorenzo Narracci e Andrea Ruggeri, altri esponenti del servizio d'Intelligence, ma anche Giovanni Arcangioli, il capitano dei carabinieri immortalato con in mano la valigetta di Paolo Borsellino nel giorno della strage. Arcangioli fu indagato per furto e poi prosciolto. Secondo i giudici della Corte d'Assise di Caltanissetta che hanno emesso la sentenza del Borsellino quater, Arcangioli non ha fornito risposte soddisfacenti anzi, ha rilasciato “una deposizione ben poco convincente” oltre ad aver avuto un comportamento “molto grave”.
Sono ancora numerosi gli interrogativi su quanto accadde in quel giorno con quella borsa che fu poi consegnata nell’ufficio del dirigente della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera.
Al suo interno, però, non vi era più l'agenda rossa di Borsellino. La moglie Agnese, e i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta hanno sempre confermato che Paolo Borsellino mise quest'ultima dentro la valigia di cuoio la mattina del 19 luglio prima di recarsi dalla madre. I familiari hanno raccontato anche che quando chiesero spiegazioni a La Barbera per l'assenza della agenda dentro la borsa riconsegnata, dopo la strage, lo stesso (riconosciuto come principale responsabile del depistaggio delle prime indagini sulla strage, secondo la sentenza del Borsellino Quater) li screditò in modo irrispettoso. Così anche i figli di Borsellino saranno chiamati a testimoniare dalla Procura. Certo è che l'agenda rossa non è un'invenzione e a dimostrarne l'esistenza che la stessa aveva per il giudice Borsellino vi sono video e filmati dell'epoca. Un'agenda importante perché in quel periodo veniva utilizzata dal magistrato per prendere appunti. A raccontarlo vi sono amici o collaboratori, come il maresciallo Canale. Che fine ha fatto quindi questo importantissimo documento?
Come ha detto di recente il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo è forse da quel momento, con la sparizione dell'agenda rossa, che il depistaggio ha avuto inizio. E capire i movimenti della borsa di Borsellino diventa un passaggio chiave. Anche per questo Repici chiede di sentire il generale Emilio Borghini, uno dei superiori di Arcangioli, anche lui presente in via d'Amelio in quel tragico giorno. La sua presenza compare in alcuni video, anche vicino al giudice Giuseppe Ayala, altra figura che ha testimoniato quanto vissuto in quel giorno. Tra gli altri testi inseriti in lista anche l’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino, che firmò la costituzione del gruppo speciale di indagine sulle stragi.

Foto © Imagoeconomica

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