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carabinieri auto c ansa 1Secondo l'accusa l'appoggio chiesto nel 2008 e nel 2012
di AMDuemila
Per due volte l'ex deputato dell'Ars, Raffaele "Pippo" Nicotra, avrebbe chiesto aiuto al clan per la campagna elettorale per la Regione Siciliana. Secondo le indagini degli inquirenti, che questa mattina hanno arrestato Nicotra, il fatto sarebbe avvenuto nel 2008 e del 2012 e nella prima avrebbe anche versato al clan 50mila euro per avere il suo appoggio. Gli investigatori hanno ricostruito, con intercettazioni e con l'ausilio delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, il presunto scambio di denaro in cambio di raccolta di voti sul territorio che veniva fatta dalla mafia. Nicotra avrebbe avuto contatti qualificati con elementi del gruppo, primo fra tutti con Gaetano Mario Vinciguerra, già reggente del 'gruppo' di Aci Catena che si è 'pentito' e dal luglio 2015 collabora con la giustizia. A beneficiare dei voti sarebbe stato solamente Nicotra, ma le indagini proseguono. A lui l'ex deputato si sarebbe rivolto sia per le regionali del 2008 che per quelle del 2102. Nel primo caso la somma pagata, prima delle elezioni, per l'appoggio del clan sarebbe stata di 50 mila euro "tutto compreso" e sarebbe stata versata - hanno rivelato i collaboratori di giustizia - in contanti. Nel caso delle elezioni del 2012 gli investigatori avrebbero ricostruito un costo "classico" del voto di 50 euro.

nicotra raffaele gentiloni c marco benanti

Raffaele Nicotra (il primo a sinistra) e l'ex presidente del Consiglio Gentiloni © Marco Benanti


Sempre nell'indagine sfociata con gli arresti odierni gli inquirenti hanno fatto luce su un giro di estorsioni a commercianti ed imprenditori nell'Acese, alcune delle quali protrattesi anche per molti anni, anche per oltre 20, coinvolgendo più generazioni di gestori di esercizi commerciali o titolari di aziende. Fondamentale per le indagini è stata la collaborazione delle vittime, e spesso a parlare sono state le seconde generazioni. Gli investigatori hanno individuato otto imprenditori sottoposti ad estorsione o a tentativi. Le vittime erano costrette a pagare il 'pizzo' con cifre comprese tra i 10 mila o 15 mila euro l'anno.
"Purtroppo - ha affermato il procuratore aggiunto della Dda, Francesco Puleio, parlando con i giornalisti durante la conferenza stampa - dalle rilevazioni investigative noi percepiamo che la presenza delle associazioni criminali in termini di taglieggiamento, di controllo del territorio nella zona jonica, in quella pedemontana e nel lato ovest delle provincia di Catania è forse più presente, più capillare che nella stessa città". "L'obiettivo che noi abbiamo - ha aggiunto Puleio - è quello di incidere su questo tipo di presenza, che paralizza lo sviluppo di questa realtà economica e sociale. L'appello è sempre quello a prendere contati con forze dell'ordine, a fornire indicazioni, anche in forma anonima o confidenziale, che ci consentono di avviare una attività di indagine".

Foto di copertina © Ansa

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