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cutro ignazio c giuseppe cutrodi Francesca Mondin
“Ora sono io che non voglio più niente. Voglio essere lasciato in pace di vivere la mia povera misera vita assieme alla mia famiglia da liberi cittadini”. Il testimone di giustizia Ignazio Cutrò è ormai esasperato non ha cambiato idea riguardo la sua tutela: “Se non rischio più, come è stata tolta qualsiasi tutela alla mia famiglia che venga tolta a me! Almeno posso vivere libero perché vivere scortato con una macchina non blindata e i miei figli non tutelati è ridicolo e frustante”. Per questo, a maggio l’ex imprenditore di Bivona aveva messo nero su bianco di non voler usufruire più del servizio di scorta.
Per qualche settimana è riuscito a condurre una vita da normale cittadino continuando a fare la sua attività di denuncia pubblica e testimonianza contro la mafia: “Sono stato a diversi incontri a Milano ed Enna”. Dopo un mese circa però la tutela da lui rifiutata è stata ripristinata, solo nei suoi confronti. Forse si sta valutando che il testimone di giustizia qualche rischio lo potrebbe correre? Ad ogni modo Cutrò ribadisce la sua scelta: “Voglio essere lasciato in pace, non voglio quel tipo di tutela e devo essere libero di scegliere” e poi aggiunge: “O danno una tutela efficiente per la mia famiglia oppure se non rischiano loro non rischio io”.
Cutrò si è pure incontrato con il prefetto per parlare della sua situazione. L’imprenditore non manca di ringraziare i carabinieri “per quello che hanno fatto e continuano a fare” chiedendo però comprensione e rispetto per la sua scelta “spero che ora capiscano”.
“Da oggi inizia una nuova vita per me da uomo libero - conclude il testimone di giustizia nel suo post Facebook - e da uomo, come ogni cittadino dovrebbe fare, continuerò a combattere contro la mafia!”.

Foto © Giuseppe Cutrò

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