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Il Procuratore nazionale antimafia a Palermo
di AMDuemila
"Attendiamo le motivazioni. E poi credo che i fatti che sono stati accertati, almeno in questa sentenza di primo grado, sono gravissimi e ci fanno riflettere. Alla luce di questi fatti dobbiamo analizzare il passato e attivarci perché non avvengano più. Lo Stato deve combattere e contrastare la mafia, applicare la legge senza tentennamenti sempre, soprattutto perché il messaggio sia univoco". Lo ha detto, a proposito della sentenza del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, il capo della Dna Federico Cafiero de Raho a margine di una manifestazione organizzata per ricordare Pio La Torre, segretario siciliano del Pci ucciso da Cosa nostra il 30 aprile del 1982. L'iniziativa è organizzata dal Centro Pio La Torre e prevede uno spettacolo teatrale recitato dai detenuti del carcere Ucciardone di Palermo.
Poi de Raho ha aggiunto: “Mafia e terrorismo sono minacce per la democrazia. Il sovvertimento delle regole dello Stato e della democrazia certamente sono rappresentati soprattutto dalle organizzazioni mafiose e terroristiche che tendono ad abbattere un sistema fondato sui diritti di eguaglianza e la solidarietà, valori che la nostra Costituzione pone alle basi della democrazia". Quindi ha concluso parlando della ricerca del superlatitante Matteo Messina Denaro: “Vertici, così come li possiamo intendere nell’ambito delle valutazioni delle cosche, non esistono  più. Nel senso che non c’è più un solo vertice ma ci sono tanti  vertici. Ma è anche vero che l’immagine che Matteo Messina Denaro ha ormai sul territorio nazionale è tale da fare pensare a una mafia che non riesca a essere battuta, almeno su quel terreno, tanto che un latitante  eccellente come lui continua a sottrarsi alle ricerche eppure le reti che di volta in volta vengono tagliate sono continue. Gli arresti si susseguono”. “Tutto questo fa pensare che quando un  latitante manca della rete di copertura necessariamente cade  nell’arresto", ha concluso.

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