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cutro ignazio3Mattiello dopo la fuoriuscita dal programma: “Il Viminale riconsideri la situazione urgentemente”
di Francesca Mondin
“Se fino ad ora non ho ricevuto attentati non è perché la mafia si è dimenticata di me, ma proprio perché ho avuto una buona protezione grazie all'arma dei carabinieri... la mafia aspetta a colpire come nel caso di Domenico Noviello commentava allarmato Ignazio Cutrò la decisione del Tar a favore della sua fuoriuscita dalle misure speciali di protezione lo scorso 17 gennaio. Parole profetiche quelle dell'imprenditore alla luce delle intercettazioni emerse nell'operazione Montagna che ieri ha disarticolato i vertici della mafia agrigentina portando all'arresto di ben 58 persone tra boss e gregari.
Il 6 febbraio 2014 Giuseppe Nugara, ritenuto a capo della famiglia di San Biagio Platani conversando con un allevatore del posto parlava di Ignazio Cutrò e spiegava come Giuseppe Luciano Spoto, boss di Bivona, si sia trovato al centro di questioni giudiziarie per colpa del testimone di giustizia.
“A quello che lo guardano... che si è fatto l'acido - diceva Nugara facendo riferimento al testimone di giustizia che nel 2009 ha testimoniato al processo Face off contro Spoto - minchia... l'acido ha fatto questo... che poi che minchia c’entrava che doveva dire queste cose... lavorava lui”.
“Si è rovinato... ha rovinato una famiglia... anche i figli stessi tutti controllati minchia nemmeno si possono muovere” continuava Nugara riferendosi probabilmente alla vita di Cutrò sotto scorta. Ed ecco che si passa alle considerazioni a dir poco allarmanti: “Appena lo Stato si stanca... che gli toglie la scorta poi vedi che poi” diceva il presunto boss di San Biagio Platani.
“Si caga addosso” ribatteva l'allevatore, “Si caga addosso certo... ma nessuno niente gli fa che nessuno si sporca le mani con questo” evidenziava Nugara. I due interlocutori quindi concordavano sul fatto che “se lo avessero voluto punire (lett. calliare) dovevano aspettare”.
Ed infine l'attacco sul personale: “È nessuno mischiato con niente - diceva Nugara - lui è contro questa cosa, si è buttato contro insieme con gli altri imprenditori”.
Intercettazioni che fanno accapponare la pelle se si pensa che con la fuoriuscita dal programma di protezione, voluta dalla Commissione centrale di protezione e approvata dal Tar del Lazio, il testimone di giustizia potrebbe trovarsi da un giorno all'altro senza più scorta.
Sì perché il programma sarebbe scaduto e non ci sarebbe bisogno di rinnovarlo perché secondo la valutazione di Nicola Diomede (ex prefetto di Agrigento perché indagato nell'indagine Girgenti Acque, ndr) “non rischio più per i processi e perché non ho più subìto attentati” aveva spiegato l'ex imprenditore di Bivona. Valutazione che appare completamente inadeguata dopo l'operazione Montagna. Tanto più che Cutrò vive a Bivona, nello stesso paese di Giuseppe Spoto, ritenuto dai magistrati non solo il reggente di Bivona ma anche il rappresentante, di tutte le famiglie mafiose del mandamento “della montagna”.
Una storia che ha dell'incredibile se non si stesse parlando della vita di persone, (che oltretutto hanno deciso di farsi testimoni di giustizia nel quotidiano) sulla quale non si può, e non si deve scherzare.
“Le intercettazioni pubblicate oggi erano probabilmente coperte da segreto istruttori all'epoca della decisione della Commissione, ma è possibile che nessun componente del Comitato provinciale per la sicurezza avesse contezza di quanto si dicesse in ambiente criminale? O qualcuno ha deliberatamente sottovalutato qualche informazioni? C'è un nesso tra questa vicenda e i motivi della rimozione del Prefetto Diomede?" si è chiesto ieri sera il deputato Davide Mattiello in un post pubblicato su Facebook sottolinenando la necessità che “il Viminale riconsideri la situazione urgentemente”. Mentre l'Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia, presieduta dallo stesso Cutrò, oggi si appella al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché venga protetta la famiglia del testimone di giustizia. “Se siamo uno Stato civile che vuole veramente sconfiggere le mafie e sostenere gli onesti cittadini che denunciano dobbiamo infrangere, spezzare questa granitica certezza del capomafia - si legge nel comunicato - e dimostrare che mai e poi mai lo Stato smetterà di proteggere i testimoni di giustizia. Anche quando il testimone alza la voce per chiedere che lo Stato rispetti i patti con chi ha avuto il coraggio di denunciare non ci si dovrà mai stancare di salvargli la vita”.

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