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Blitz della Dia con sedici arresti

“C’è una mafia nuova, 2.0, che non appare, evita se può la violenza e che vuole soltanto fare affari. Ma la corruzione che non uccide le persone uccide la società. E lo fa con legami perversi tra mafia, amministrazione pubblica e imprese". E’ questa l’immagine che  il direttore della Dia, il generale Giuseppe Governale, ha dato della criminalità organizzata commentanti l’operazione “Gorgoni”, scattata questa mattina nel catanese.
L’inchiesta, seguita dai magistrati catanesi coordinati dal procuratore capo Carmelo Zuccaro, ha preso il via nel 2015 quando la Prefettura di Catania aveva emesso un provvedimento di interdittiva antimafia nei confronti della E.F. Servizi Ecologici Srl di Misterbianco. Da quel momento la Procura ha avviato un'articolata indagine che ha svelato presunte irregolarità nei procedimenti amministrativi per l'affidamento del servizio di raccolta rifiuti nei comuni di Aci Catena e Misterbianco. Inoltre, la Dia ha certificato presunti rapporti con la criminalità organizzata da parte di Vincenzo Guglielmino, amministratore unico della società vincitrice degli appalti, arrestato per mafia e corruzione. Guglielmino, secondo le indagini, sarebbe intraneo al clan Cappello. Le cimici hanno registrato le conversazioni con Massimiliano Salvatore Salvo, boss e reggente del clan Cappello. Gli incontri con il boss catanese sarebbero avvenuti in un garage gestito da Vincenzo Papaserio e vi sarebbero stati anche scambi di denaro.



Se la mafia diventa “giudice” tra imprese e Comune
L’inchiesta ha fatto emergere un ruolo di arbitro e “giudice” da parte della mafia nel contenzioso tra il Comune e le imprese che erano in lite per un appalto. A 'lamentarsi' con l'allora sindaco di Aci Catena, Ascensio Maesano, indagato, vi era proprio Vincenzo Guglielmino, amministratore di E.F. servizi ecologici, perché voleva riassegnato l'appalto che gli era stato tolto e assegnato a Rodolfo Briganti, rappresentante legale della Senesi, arrestato per corruzione. Ed è in questa occasione che, secondo gli inquirenti, vi sarebbe stata la mediazione del clan Cappello. Guglielmino "lungi dal subire le prevaricazioni dei clan mafiosi operanti nei territori ove si svolge la sua attività di impresa, si rapporta in modo paritario agli esponenti più rappresentativi dei clan mafiosi catanesi, in particolare al clan Cappello e al clan Laudani, considerandoli al pari di qualunque altro interlocutore commerciale dal quale acquistare servizi". Al clan Cappello, al quale viene ritenuto organico, "regolarmente e periodicamente eroga sostanziose somme di denaro (quasi fosse da considerare un costo di esercizio dell'impresa) in cambio, da un lato, del più tradizionale dei "servizi" offerti, vale a dire la protezione da eventuali danneggiamenti ai mezzi di esercizio della propria impresa perpetrati da clan rivali sul territorio". Dall'altra parte, Guglielmino ha il "sostegno, rafforzato dalle tipiche modalità mafiose di intimidazione e soggezione, per l'affermazione e il mantenimento del monopolio delle sue imprese sul territorio, come anche per l'ulteriore ampliamento dei propri affari e, di conseguenza, dei propri introiti attraverso l'aggiudicazione di nuovi appalti".



Sequestro di beni
Contestualmente la Dia ha anche eseguito un decreto di sequestro preventivo in via d'urgenza ai fini della confisca, che ha interessato società, immobili, terreni, automezzi e disponibilità finanziarie per un valore complessivo stimato di circa 30 milioni. Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Dda della locale Procura, riguarda le società E.F. Servizi ecologici s.r.l. e Senesi s.p.a.. Dalle indagini della Dia, si legge in una nota della Procura di Catania, sono emersi "gli accordi criminali per la gestione degli appalti relativi all'affidamento dei servizi di raccolta dei rifiuti, considerato florido settore di investimento criminale per tutti i clan mafiosi, che, per non perdere i sicuri e notevoli vantaggi derivanti dall'aggiudicazione del servizio a imprese 'amiche' (in termini di entrate finanziarie e di esercizio del potere mafioso e controllo del territorio) addivenivano a patti criminali di spartizione, gestiti in maniera non conflittuale". Una "sorta di pax mafiosa, al fine di evitare che scontri cruenti potessero attirare l'attenzione degli organi investigativi determinando lo svolgimento di nuove indagini sul loro conto".



I commenti
Il procuratore di Catania Zuccaro ha commentato: “I clan Laudani e Cappello decidono di non destare allarme sociale e quindi di mettersi d'accordo quando si tratta di favorire una ditta dei rifiuti piuttosto che un'altra profondamente infiltrate dalla mafia. Ditte che hanno ricevuto vantaggi veramente indebiti da Comuni che invece sono in dissesto e che comunque non ricevono sotto il profilo del pagamento delle tasse destinate alla raccolta dei rifiuti, somme che corrispondono agli importi di appalti che concedono. È impossibile che gli amministratori non si rendano conto che i loro Comuni erogano somme di denaro che vanno al di là delle loro capacità. Nessuno di questi amministratori segnala queste disfunzioni all'autorità giudiziaria: questo non si può più tollerare”. “L’appello che rivolgo alle pubbliche amministrazioni - ha concluso il procuratore di Catania - è di non essere conniventi con la mafia e più attenti al controllo della legalità nei territori che gestiscono". "Il 'burocratese' e la corruzione - ha aggiunto il gen. Governale - consentono alla mafia di fare sempre grandi affari. E' una catena da spezzare. E con questa operazione abbiamo dato un segnale forte di presenza dello Stato. E per questo ringrazio la Procura di Catania che ci consente di monitorare bene il territorio”.

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Gabriele Antonio Maria Astuto, responsabile ufficio tecnico del comune di Trecastagni, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione

Rodolfo Briganti, rappresentante legale della Senesi Spa, accusato di corruzione

Salvatore Carambia, detto "Turi u turcu", accusato di associazione mafiosa

Alfio "Salvo" Cutuli, giornalista, accusato di corruzione

Piero Garozzo, accusato di associazione mafiosa

Giuseppe Grasso, associazione mafiosa

Vincenzo Guglielmino, amministratore della E.F. Servizi Ecologici Srl, accusato di associazione mafiosa, turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione

Alessandro Mauceri, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione

Vincenzo Papaserio, accusato di associazione mafiosa

Lucio Pappalardo, associazione mafiosa

Angelo Piana, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione

Fabio Santoro, accusato di associazione mafiosa

Luca Santoro, accusato di associazione mafiosa

Raffaele Scalia, detto Ele, accusato di associazione mafiosa

Domenico Sgarlato, all'epoca delle contestazioni era dirigente dell'Ufficio Tecnico Lavori Pubblici - Servizi ambientali e manutentivi del comune di Trecastagni, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione

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