Trattativa, fase di stallo al processo Mannino

I Pg sollevano legittimità costituzionale art.603
di Aaron Pettinari
Le tempistiche del processo d’appello nei confronti dell’ex ministro Dc, Calogero Mannino, imputato per la trattativa Stato-mafia, potrebbero allungarsi ulteriormente. Ieri la Procura generale ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'art. 603 del codice di procedura penale, come modificato ad agosto, che recita: “Nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento per motivi attinenti alla valutazione della prova dichiarativa, il giudice dispone la rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale”. Già alla scorsa udienza i sostituti procuratori generali Giuseppe Fici e Sergio Barbiera avevano chiesto di “escludere che l'articolo in questione si applichi anche ai processi celebrati in primo grado nella forma del rito abbreviato; e, pertanto, che in questo giudizio a carico di Mannino non deve necessariamente procedersi ad alcuna rinnovazione istruttoria, per nessuna delle fonti dichiarative valutate dal primo giudice soltanto da un punto di vista cartolare”.
La Procura generale aveva già anticipato, qualora la corte decidesse di non sollevare la questione davanti alla Consulta, cosa che determinerebbe la sospensione del processo, di voler citare 19 testi. All'eccezione di incostituzionalità dei Pg si sono associati i legali di Mannino, Carlo Federico Grosso e Grazia Volo. La Corte dovrebbe decidere all'udienza del 21 dicembre. Mannino, che si trova a rispondere di minaccia a Corpo politico dello Stato, è stato assolto in primo grado “per non aver commesso il fatto”. La Procura di Palermo ha presentato ricorso dopo la lettura delle motivazioni della sentenza. Un eventuale allungamento delle tempistiche potrebbe persino portare alla prescrizione del reato tenuto conto che lo stesso Mannino ha già detto di non voler rinunciare a questa possibilità.