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ferdico giuseppe gdfIl fermo per il “re dei detersivi” e altre 4 persone: c’è anche l’amministratore giudiziario
di AMDuemila - Video
L’uno amministratore giudiziario del centro commerciale, l’altro commerciante a cui il bene era stato confiscato. Ed entrambi tra i 5 arrestati dai militari della Guardia di finanza del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo, accusati di intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale e reale ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Si tratta di Luigi Miserendino e Giuseppe Ferdico: il primo - ora agli arresti domiciliari - avrebbe consentito al commerciante di continuare a controllare uno dei centri commerciali confiscati. L'immobile era stato affittato proprio dall'amministrazione giudiziaria a un prestanome del "re dei detersivi”, come era chiamato Ferdico, già processato e assolto dall'accusa di concorso in associazione mafiosa e ritenuto vicino al clan mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale. L'inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvo De Luca e dai pm della Dda Roberto Tartaglia e Annamaria Picozzi.



Lo scorso marzo i giudici di Palermo confiscarono il patrimonio del commerciante: 450 milioni di euro che comprendevano beni immobili, mobili, quote di società, titoli e denaro. Nel provvedimento per l’imprenditore, definito "socialmente pericoloso”, veniva imposta la sorveglianza speciale per tre anni e sei mesi. "All'ascesa imprenditoriale di Ferdico - scrivevano i magistrati - risulta associata la costante capacità di meritare la fiducia di numerosi esponenti di spicco della consorteria tanto da inserirsi a pieno titolo tra i riciclatori del denaro di una delle famiglie mafiose più radicate nel tessuto economico della città come quella dell'Acquasanta”. Il sospetto dei legami tra Ferdico e Cosa nostra arrivava da alcune intercettazioni - per il boss Vincenzo Pipitone Ferdico era “uno dei nostri” - ma anche dal ritrovamento, nel covo di Bernardo Provenzano, di un pizzino di Lo Piccolo: "Per quanto riguarda Vincenzo Belluomo (genero di Totò Riina, ndr) ora mi interesso subito a raccomandarlo dalle persone che lei mi ha indicato, Sisa, Ferdico”. Quando poi anche per Lo Piccolo scattarono le manette, nel covo del capomafia uno dei pizzini recitava: "Lavori Ferdico stabilimento di Tommaso Natale: abbiamo lavorato circa due anni e si sono incassati circa 2 miliardi".
"L'amministrazione giudiziaria era ridotta al mero simulacro” ha dichiarato oggi il gip di Palermo, descrivendo il ruolo di Miserendino. Dalle intercettazioni sarebbe infatti emerso che l'amministratore sapeva che Ferdico continuava a tirare le fila dell’impresa. "Lo so, lo so, lui neanche dovrebbe metterci piede lì. Secondo lei perché io ho affittato questo posto? Perché non ci voglio combattere", diceva Miserendino all'interlocutore che lo sollecitava a prendere provvedimenti. "Per me il signore Montes (socio occulto del commerciante, ndr) è il titolare, del resto non voglio sapere nulla - proseguiva - io come vede non mi immischio. Lasciamoli fare". Miserendino era stato nominato amministratore giudiziario dall'ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale Silvana Saguto, poi indagata per corruzione nell'inchiesta sulla mala gestione dei beni confiscati. All’amministratore è però anche contestata la violazione del provvedimento del magistrato, poiché in questo caso la Saguto aveva imposto a Miserendino una serie di obblighi e di controlli sulle attività di Ferdico, dall’amministratore poi disattesi.

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