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di matteo nino c agnese monasteridi AMDuemila
È stata fissata per domani l'udienza nella quale il pm Nino Di Matteo sarà ascoltato dalla Commissione parlamentare Antimafia in merito alle indagini sulla strage di via d'Amelio, in cui furono uccisi, il 19 luglio 1992, il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
È stato lo stesso Di Matteo, lo scorso 27 luglio, a chiedere di essere convocato "dopo le notizie di stampa sulle audizioni in commissione sui processi celebrati per la strage di via d'Amelio". Il magistrato aveva infatti inviato una lettera alla presidente della Commssione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, chiedendo di essere sentito "per rendere dichiarazioni che ritengo possano finalmente contribuire a ristabilire la verità dei fatti" e che metterebbero “fine a strumentalizzazioni dannose per l'efficacia degli accertamenti e per il possibile sviluppo di ulteriori indagini sulla strage". Nella lettera emergeva il riferimento alle dichiarazioni rese da Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice, in prossimità del 25mo anniversario della strage di via d’Amelio, sia alla stampa che ai commissari che l'avevano convocata. La Borsellino aveva infatti denunciato il depistaggio che aveva portato alla condanna di innocenti, ingiustamente coinvolti nelle indagini sull'attentato, facendo il nome di Di Matteo (all’epoca giovane magistrato) e dell'allora pm Anna Maria Palma, titolari del Borsellino ter, il terzo processo sulla morte del padre. La figlia del giudice aveva denunciato omissioni e lacune negli accertamenti e ha esplicitamente detto che un caso di quel rilievo meritava magistrati più esperti.

Foto © Agnese Monasteri

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