Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

lupara bianca canna fumanteNeo pentito Pipitone confermò il movente del delitto
di AMDuemila
Quattro arresti per l’omicidio di mafia di Giampiero Tocco, vittima di “lupara bianca”. Si tratta di Ferdinando Gallina, Giovan Battista e Vincenzo Pipitone, e Salvatore Gregoli, importanti esponenti di Cosa nostra considerati responsabili dell’uccisione di Tocco. L’ordonanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip del Tribunale di Palermo La Cascia su richiesta della Procura distrettuale (i sostituti procuratori Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia e Amelia Luise). Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo.
Il 26 ottobre 2000 Tocco era stato sequestrato da un commando di uomini travestiti da poliziotti che avevano inscenato un posto di controllo a Terrasini: quando lo fermarono mentre era alla guida del suo fuoristrada, a bordo c’era la figlia di sei anni che venne risparmiata. Dopo che i sequestratori lo portarono via, fu proprio la bambina a chiamare la madre e fornire poi indicazioni sull'accaduto attraverso un disegno. Il tutto venne registrato dalle microspie che i Carabinieri avevano installato nel fuoristrada poiché sospettavano il coinvolgimento di Tocco nell’uccisione di Giuseppe Di Maggio, figlio di Procopio, già reggente della famiglia mafiosa di Cinisi e storico alleato di Totò Riina.
A dare un contributo alle indagini sono state le dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Carini, e quelle dei pentiti Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio. Le dichiarazioni, suffragate da riscontri, hanno consentito di ricostruire i ruoli dei destinatari del provvedimento odierno. Per il delitto Tocco erano già stati condannati definitivamente Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Damiano Mazzola e gli stessi collaboratori Pulizzi e Briguglio. Sono state proprio le dichiarazioni di Pipitone a confermare il movente del delitto, collegato alla scomparsa del figlio di Procopio Di Maggio ed alla reazione decisa dai Lo Piccolo a quell’episodio, evidentemente considerato una sorta di attacco al loro dominio criminale.
Secondo la ricostruzione, Antonino Pipitone e Salvatore Grigoli inscenarono il finto posto di controllo della Polizia, con indosso apposite pettorine e utilizzando un’auto con lampeggiante per fermare il fuoristrada, sequestrare Tocco e portarlo in un’abitazione di Torretta. Ad aiutarli furono anche Gallina, Pulizzi, Mazzola e i due Lo Piccolo, che fungevano da staffetta. Quindi, Vincenzo e Giovan Battista Pipitone con i Lo Piccolo procedettero all’interrogatorio della vittima, che poi fu strangolata. Furono invece Gallina e Pulizzi ad effettuare i sopralluoghi preliminari lungo l’itinerario percorso da Tocco nei giorni precedenti, partecipando poi alla staffetta di supporto ai finti poliziotti, a caricare il cadavere all’interno di un’auto ed a trasportarlo in Contrada Dominici di Torretta, dove venne sciolto nell’acido alla presenza di Angelo Conigliaro (deceduto), Vincenzo, Giovan Battista e Antonino Pipitone.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos