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pipitone tocco spatolaIl pentito parla del duplice omicidio Failla e Mazzamuto
di Francesca Mondin
Nelle campagne di Carini si scava alla ricerca della Fiat Uno al cui interno ci sarebbero i corpi di due vittime dei boss Lo Piccolo. Le ricerche dei carabinieri del Reparto Operativo sono iniziate già da alcuni giorni dopo le indicazioni del neopentito Nino Pipitone: "Dentro (la Fiat Uno, ndr) troverete i cadaveri di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto”. L’ex rampollo di Carini, figlio del boss Angelo Antonino, sta rivelando ai pm Roberto Tartaglia, Anna Picozzi e Francesco Del Bene i retroscena di omicidi a torture a cui ha partecipato o di cui è venuto a conoscenza dalla famiglia mafiosa. Di alcuni di questi omicidi, tra cui quelli di Mazzamuto e Failla, ne aveva già parlato l’altro pentito di Carini Gaspare Pulizzi che in questo caso però non era riuscito a dare indicazioni precise su dove si trovasse l’auto dei due. Secondo entrambi i collaboratori le due vittime, sospettate di alto tradimento, erano andate al loro ultimo appuntamento, 17 anni fa, con quella stessa Fiat Uno dove poi furono rinchiusi i loro cadaveri. I Lo Piccolo li ritenevano colpevoli della scomparsa di un loro parente, Luigi Mannino, ucciso nell'aprile 1999. Nel giro di poche settimane dalla scomparsa di Mannino sarebbe stata sentenziata ed eseguita la condanna a morte dei sospettati. E in fretta e furia sarebbero state eliminate le prove decidendo di sotterrare anche l’auto assieme ai due cadaveri.
Pipitone ha raccontato che uno fu strangolato e l’altro ammazzato con un colpo alla testa  e che l’auto fu sotterrata con l'aiuto di una pala meccanica. Macchinario che i boss avrebbero avuto a disposizione grazie alla vicinanza di imprenditori collusi.
Il neo collaboratore di giustizia sta riempiendo pagine di verbali anche su un’altra lupara bianca, la sparizione del boss Bartolomeo Spatola detto 'Lino'.
Spatola, un tempo boss di Tommaso Natale, fu attirato in un tranello a settembre 2006, ignaro che l’agguato che uccise l’innocente pensionato Giuseppe D’Angelo pochi giorni prima, il 22 agosto, doveva invece essere per lui. All’incontro con Salvatore e Sandro Lo Piccolo, all’epoca latitanti, Lino Spatola convinto si trattasse di un’invito importante, si sarebbe presentato con due regali, una bottiglia di liquore ed un coniglio. Ad aspettarlo invece c’era la morte perché ritenuto ormai un traditore, all’allora boss di Tommaso Natale, inoltre, infastidivano non poco le interferenze dei Spatola, ex capo settantaduenne. L’anziano capo mandamento, racconta il pentito, fu strangolato e seppellito assieme ai suoi doni. Negli scavi ora si cerca anche il suo corpo sebbene alcuni resti furono trovati in passato nel fondo Pottino-Failla di Villagrazia grazie alle indicazioni del collaboratore di giustizia Pulizzi.

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