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E’ stato notificato questa mattina dalla Dia il decreto di confisca di parte del patrimonio immobiliare e societario, del valore di cento milioni di euro, riconducibile all'imprenditore Calcedonio Di Giovanni, originario di Monreale (Palermo), ma con interessi economici nella provincia trapanese. Ad avanzare la proposta era stato lo stesso direttore della Dia, Nunzio Antonio Ferla, a seguito di determinate indagini condotte d'intesa con il procuratore aggiunto Bernardo Petralia, coordinatore del "Gruppo Misure di Prevenzione" della Dda di Palermo, ed è stata accolta dalla sezione misure di prevenzione Tribunale di Trapani che ha emesso il provvedimento.
A Di Giovanni, imprenditore edile con interessi nel settore turistico alberghiero, il Tribunale di Trapani aveva sequestrato il patrimonio già nel 2014. Secondo gli inquirenti, pur non risultando formalmente affiliato, sarebbe stato "contiguo" a Cosa Nostra, in particolare con la famiglia Agate di Mazara del Vallo.
In una nota la Dia scrive che “Vanno menzionati, in particolare gli evidenti interessi nelle sue attività della famiglia mafiosa degli Agate di Mazara del Vallo, i rapporti con il noto faccendiere Vito Roberto Palazzolo, figura sicuramente collegata con interessi mafiosi".
Nel patrimonio confiscato, oltre a società con sedi a San Marino e Londra, rientra anche il noto villaggio turistico "Kartibubbo", sul litorale di Campobello di Mazara, che avrebbe ospitato in diverse occasioni mafiosi latitanti. Di recente l'imprenditore, attraverso meccanismi fraudolenti, avrebbe avuto accesso a cospicui finanziamenti pubblici nazionali e comunitari coinvolgendo nei propri progetti anche interessi della mafia di Castelvetrano. Inoltre, è stata accertata l'esistenza di una palese sperequazione fra i redditi dichiarati da Di Giovanni e il suo patrimonio, riconducibile, in gran parte, a proventi illeciti derivanti da lottizzazioni abusive, truffe, omissioni contributive, fatturazioni per operazioni inesistenti e di bancarotta per distrazione. Il Tribunale di Trapani ha quantificato in oltre sessanta milioni di euro il debito dell'imprenditore, che avrebbe evaso il fisco, nei confronti dell'Erario. A Di Giovanni sono stati imposti anche tre anni di sorveglianza speciale, con obbligo di dimora nel luogo di residenza.

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