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toga web17di AMDuemila
12 condanne sono state inflitte nel processo, chiuso in appello a Messina, denominato "Gotha-Pozzo 2". Il verdetto, pronunciato dal presidente della Corte d'assise d'appello Maria Pina Lazzara, ha confermato l'ergastolo per Salvatore Calcò Labruzzo, Enrico Fumia, Carmelo Giambò e Nicola Munafò, accusati dei cinque omicidi agli atti del processo. Si tratta di quel "cimitero di mafia" indicato dal collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano e poi individuato, nel 2011, tra Tirpi, Basicò e Mazzarà Sant'Andrea. A Labruzzo sono attribuiti gli omicidi di Carmelo Triscari Barberi, risalente al 1996, e di Sebastiano Lupica, datato 1994. Fumia invece è stato accusato delle uccisioni nel 1997 di Natalino Perdichizzi (contestato anche a Munafò) e di Salvatore Munafò. Giambò invece è responsabile dell'assassinio di Antonino Ballarino, commesso nel 1993. Confermate, poi, le pene per Nicola Cannone (12 anni), Dajcaj Zamir (11 anni), Angelo Porcino (11 anni) e il pentito Santo Gullo (17 anni e 6 mesi).
Assolto invece da tutte le accuse l'imprenditore Salvatore Puglisi: nei suoi confronti i giudici hanno quindi revocato i risarcimenti delle parti civili. Ridotte inoltre le condanne per Tindaro Calabrese (10 anni e 10 mesi insieme a 3mila euro di multa), il pentito Bisognano (13 anni), Mariano Foti (8 anni e 6 mesi più 2.200 euro di multa) e Giuseppe Isgrò (12 anni). Per quest'ultimo i giudici hanno escluso il rivestimento del ruolo di "capo promotore".
Gli imputati condannati all'ergastolo saranno quindi tenuti a risarcire delle spese processuali i familiari costituitisi parti civili, confermando tra l'altro il risarcimento in sede civile che era stato predisposto in primo grado. Per gli imputati la cui condanna di primo grado è stata confermata è poi previsto il pagamento dei comuni parti civili: quelli di Mazzarà Sant'Andrea, Falcone, Montalbano e Barcellona Pozzo di Gotto. Giambò e Foti saranno poi condannati a pagare le spese per l'Aia e l'ex presidente Luigi La Rosa.
L'operazione che ha dato il nome al processo è considerata una delle più importanti mai scattate a Messina, che ha assestato un duro colpo alla criminalità organizzata del territorio. Il blitz era scattato il 24 giugno del 2011, coordinata dai Sostituti della di DDA Angelo Cavallo, Fabio D'Anna, Vito Di Giorgio e Giuseppe Verzera. Un doppio colpo al clan dei barcellonesi e dei mazzarroti che aveva portato in carcere elementi di spicco del clan, vecchi e nuovi nomi degli aggregati, fiancheggiatori e colletti bianchi.

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