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pipitone lia figlioNuove rivelazioni dall’ex boss di Altofonte
di AMDuemila
Lia Pipitone è stata uccisa “per la sua libertà”. A confermarlo il pentito Francesco Di Carlo, ex boss di Altofonte, che svela alcuni retroscena sull’omicidio della figlia di Antonino Pipitone, boss dell’Arenella legato niente di meno che a Totò Riina e Bernardo Provenzano. Proprio oggi la Procura ha depositato i verbali del collaboratore all'udienza preliminare che vede imputati dell'assassinio i boss Vincenzo Galatolo e Nino Madonia.
"Mio fratello - è il racconto di Di Carlo - mi ha riferito che il padre di Lia, dinnanzi alla resistenza della figlia a cessare una relazione extraconiugale con un ragazzo, aveva deciso di punirla perché il capomandamento non voleva essere criticato per questa situazione incresciosa”. Lia, in aperta ribellione con la famiglia mafiosa, scappa di casa per sposarsi con un compagno di scuola. Un disonore tale da indurre i padrini a cercare la coppia, costringendo la ragazza a fare ritorno a Palermo. Poi, nel momento in cui annuncia al padre di voler andare a vivere da sola, senza marito, riceve uno sputo in faccia. "In quel periodo - prosegue Di Carlo - il capomandamento di Resuttana, da cui dipendeva l'Acquasanta era Ciccio Madonia, che però non prendeva decisioni in quanto o malato o detenuto. Invero, il comando era assicurato da Nino Madonia e dopo l'arresto di questi dal fratello Salvatore". "Secondo la regola di Cosa nostra - aggiunge di seguito - Madonia ha convocato Nino Pipitone al quale ha comunicato la decisione di risolvere il problema eliminando la figlia. Circostanza a cui Pipitone non si è sottratto nel rispetto della mentalità di Cosa nostra che condivideva in pieno". "Sempre secondo le regole di Cosa nostra - dice il collaboratore - ha convocato Galatolo, in quel periodo responsabile della 'famiglia' era Vincenzo, al quale ha affidato l'esecuzione materiale dell'omicidio”.
Lia Pipitone viene uccisa il 23 settembre 1983, nel corso di una rapina inscenata come pretesto. La giovane entra in una sanitaria per fare una telefonata dal telefono a gettoni, ma dopo aver riagganciato la cornetta entrano due malviventi a volto coperto che ordinano al titolare di consegnare l’incasso della giornata. Dopo, però, attendono che Lia si avvicini al bancone, e uno di loro le spara alle gambe. Fa per andarsene, poi ci ripensa e urla “Mi ha riconosciuto” prima di ucciderla con altri quattro colpi. Di Carlo ha confermato che fu scelto di organizzare una finta rapina in quanto era evidente che i banditi non avevano interesse ad ammazzare una persona che parlava al telefono da una cabina. L'udienza è stata rinviata a ottobre a causa di un vizio di notifica ai due imputati.

Foto da repubblica.it

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