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gdf web30di AMDuemila
Sequestro di beni, per il valore di 7 milioni di euro, nei confronti di alcuni eredi di Giovanni e Domenico Graziano. Ad eseguirlo sono i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Palermo. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo (Sezione Misure di Prevenzione) presieduto da Giacomo Montalbano, riguarda le provincie di Palermo ed Udine.
Il sequestro riguarda 81 beni immobili, 4 società, un autoveicolo e un’imbarcazione, e riguarda Camillo, Massimiliano e Roberto Graziano, nipoti di Vincenzo, oggi in carcere al 41 bis, ritenuto dagli investigatori il “reggente” del mandamento palermitano di Resuttana. Secondo il pentito Vito Galatolo sarebbe stato lui a procurare l'esplosivo per il progettato attentato ai danni del pm Nino Di Matteo. Proprio Graziano, parlando del tritolo arrivato a Palermo per il magistrato, aveva commentato "dovete cercarlo nei piani alti".
La misura riguarda in primo luogo Domenico Graziano (deceduto nel 2013) negli ultimi 40 anni emerso in diverse vicende di mafia, e del quale hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Gaspare Mutolo e Salvatore Cucuzza ed i fratelli Giovanna e Vito Galatolo. "Fra le principali vicende giudiziarie che lo avevano interessato si ricorda quella della lottizzazione della borgata marinara dell’Arenella per la quale, sotto l’egida dei Madonia - hanno detto ancora gli investigatori - furono regolati i rapporti fra Domenico e Camillo Graziano, i costruttori Rappa e Salvatore Cucuzza, poi divenuto collaboratore di giustizia. Domenico Graziano si era da tempo trasferito a Udine con l’intento di sottrarsi all’attenzione degli organi investigativi e qui aveva investito, o reinvestito, anche per conto dei danti causa, i patrimoni accumulati nel tempo".
Intimamente connessa è la misura adottata nei confronti dei figli di Domenico Graziano, ed in particolare di Camillo anch’egli coinvolto in numerosi contesti d’indagine, fra i quali si ricorda, da ultimo l’indagine “Apocalisse” e la vicenda dell’organizzazione dell’attentato nei confronti di Di Matteo. Secondo Galatolo, "Camillo Graziano avrebbe curato i rapporti con l’ex collaboratore di giustizia Salvatore Cucuzza, anch’egli chiamato in causa nella vicenda. Anche per Massimiliano Graziano il Giudice ha ritenuto sussistenti quei gravi elementi di pericolosità sociale tali da giustificare l’applicazione della misura di prevenzione: essi risultano da eterogenei fattori che conducono ad un coinvolgimento diretto negli illeciti affari di famiglia".
Analoga misura di prevenzione patrimoniale per Roberto Graziano, fu Giovanni, emerso nell’ambito dell’indagine “Apocalisse” e di recente condannato a 9 anni e 4 mesi per associazione mafiosa, estorsione e concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. "Egli, infatti, interagendo con gli altri esponenti del mandamento di Resuttana e della famiglia di Torretta, secondo il giudicato di primo grado, aveva imposto agli esercizi commerciali le slot machines di società contigue e, contestualmente, il pagamento del pizzo per ogni macchina allocata - hanno affermato le Fiamme gialle - L’operazione sottolinea, ancora una volta, come, grazie alla sua struttura organizzativa, formazione professionale ed esperienza operativa, la Guardia di Finanza si caratterizza quale importante strumento di polizia economico-finanziaria da indirizzare anche all’individuazione e all’aggressione dei patrimoni illeciti per una più efficace lotta al crimine organizzato, a tutela dell’imprenditoria sana".
"Le famiglie Madonia e Galatolo, che hanno fatto parte dell’ala stragista di Cosa Nostra, hanno fatto crescere, in senso imprenditoriale, sotto la loro protezione i vari membri della famiglia Graziano i quali, secondo i giudici, devono il loro intero patrimonio alla vicinanza e alla cointeressenza con l’organizzazione mafiosa - hanno detto ancora - Fra gli anni '80 e '90 le due famiglie del mandamento di Resuttana hanno concorso a deliberare, in combutta con i “corleonesi” i più efferati delitti, fra cui si ricorda il fallito attentato all’Addaura, e le stragi di Capaci e di Via d’Amelio".

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