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carcere web1Nuovo processo per i fratelli Nunzia e Benedetto Graviano
di AMDuemila
Nove condanne e tre assoluzioni. E’ questa la decisione della corte di Cassazione che ha reso definitiva la sentenza emessa dalla Corte d’appello ad aprile dello scorso anno, per dodici imputati che avevano scelto il rito abbreviato nel procedimento nato dall’operazione “Araba fenice” che nel novembre 2011 potrà allo smantellamento del mandamento di Brancaccio. Un’inchiesta che dimostrò come i potenti boss Giuseppe e Filippo Graviano, nonostante la detenzione al 41 bis, gestivano ancora i propri affari attraverso i propri fratelli, Benedetto e Nunzia. Proprio per loro la Suprema Corte ha stabilito che si celebri un nuovo processo dopo la condanna a quatto anni e a tre in continuazione, il primo per intestazione fittizia di beni e la seconda per associazione mafiosa.
Secondo gli investigatori, la donna, che all’epoca viveva a Roma, sarebbe stata il terminale delle estorsioni. Il collaboratore di giustizia Fabio Tranchina così descrisse la scalata al potere della donna quarantaseienne: "Nunzia mi disse 'da questo momento in poi ci sono io a valere nella nostra zona, ti raccomando questo discorso tienilo chiuso', e mi fece un segno con le mani come di tenermi chiuso".
La Cassazione ha annullato con rinvio anche la sentenza su altri due imputati, Giuseppe Arduino e Giuseppe Faraone. In appello Giuseppe Arduino aveva avuto 10 anni per l'accusa di essere il reggente del clan per conto degli storici capimafia. Arduino, ufficialmente portiere d'albergo, si sarebbe affidato ad un triunvirato di Brancaccio composto da Antonino Sacco, Giuseppe Faraone e Cesare Lupo (quest'ultimo giudicato in un altro processo).
Questo l'elenco completo degli imputati e le rispettive condanne: Antonino Sacco (15 anni 4 mesi), Antonino Caserta (11 anni e 4 mesi), Matteo Scrima (8 anni), Girolamo Celesia (9 anni e 9 mesi), Pietro Asaro (8 anni), Salvatore Mistretta (4 anni), Salvatore Conigliaro (5 anni), Christian Divano (2 anni), Giovanni Arduino (tre anni), Salvatore Corrao (due anni).
Gli unici assolti sono Michelangelo Bruno, Salvatore Perlongo, Armando Porretto e Pietro Arduino. Erano difesi dagli avvocati Domenico Trinceri, Filippo Gallina, Miria Rizzo, Dario Gallo e Ugo Castagna.

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