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messina denaro identikit effGip emette l'ordine d'arresto, intanto un pentito parla dei rapporti con i servizi segreti
di Francesca Mondin
Il super latitante Matteo Messina Denaro sarebbe tra i mandanti delle terribili stragi del '92 che uccisero i magistrati Falcone e Borsellino, la moglie di Falcone Francesca Morvillo e gli agenti di scorta di entrambi i giudici.
Ad accertarlo è stata la Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ed ora nel curriculum criminale dell'imprendibile boss di Castelvetrano si aggiunge un'altro ordine d'arresto e una nuova terribile accusa. Il gip nisseno infatti ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Il provvedimento segue le ordinanze emesse tra 2012 ed 2013 dallo stesso Ufficio Gip nei confronti di vari appartenenti a Cosa Nostra ritenuti responsabili delle stragi del 1992.

E così anche l'ultimo dei grossi boss della cupola rimasto a piede libero partecipò alla strategia stragista capitanata dai corleonesi che aprì uno dei più tragici periodi della storia italiana. Una novità importante per le indagini e i due processi (Borsellino quater e Capaci bis, ndr) che si stanno celebrando in primo grado davanti alla Corte d'Assise di Caltanissetta. Un fatto che potrebbe portare ad avvicinarsi di qualche passo alla verità dopo oltre 23 anni di misteri e insabbiamenti  e che sicuramente rende ancora più particolare la figura dell'inafferrabile latitante Messina Denaro.
Un boss criminale che viene chiamato "il fantasma" di Castelvetrano  per la sua latitanza che dura da decenni e non può che poggiare su una buona rete di protezioni politico-istituzionali.
Il ruolo di Messina Denaro emerge dalle dichiarazioni di più pentiti che negli anni hanno raccontato, ad esempio, che il latitante trapanese reggeva Cosa nostra della sua provincia al posto del padre, il capomafia Ciccio Messina Denaro. I collaboratori di giustizia Vincenzo Sinacori e Francesco Geraci, hanno raccontato più volte che Messina Denaro avrebbe preso parte, a settembre del 1991, al summit mafioso di Castelvetrano in cui sarebbe stato pianificato il progetto di assassinare Falcone. I pentiti raccontano anche della sua partecipazione alla "missione" del commando che avrebbe dovuto assassinare Falcone a Roma a fine febbraio del 1992. Progetto che poi fallì. Anche l'omicidio del magistrato Borsellino fu progettato dal boss di Castalvetrano secondo alcuni collaboratori di giustizia fin da quando Borsellino era procuratore di Marsala.

Altro fatto interessante emerso sono le dichiarazioni del pentito Armando Palmeri, che ha raccontato di rapporti tra la mafia trapanese e uomini dei servizi segreti, proprio nel periodo delle stragi di Capaci e Via D'Amelio. Il collaboratore di giustizia è l'ex autista del boss di Alcamo Vincenzo Milazzo
e aveva rilasciato queste dichiarazione alla procura di Palermo nel 1998, appena iniziata la sua collaborazione. A riportare a galla questi racconti è stata la procura di Caltanissetta che nel cercare di ricostruire il ruolo di Messina Denaro nella stagione delle stragi ha ripreso in considerazione i pentiti trapanesi.
Palmieri ha raccontato di come Milazzo fu attirato in un tranello e ucciso con un colpo di pistola alla nuca da un gruppo di mafiosi tra cui Matteo Messina Denaro. Milazzo sarebbe stato ucciso perchè non era d'accordo alle strategia stragista. "Sono dei pazzi, vogliono fare cose da pazzi" avrebbe detto il boss al suo fedelissimo autista, oggi collaboratore, mentre andavano via da uno degli ultimi incontri "con quella gente ".

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