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di Lorenzo Baldo - 9 ottobre 2014
La provocazione della Guzzanti: "Solidarietà a Riina e Bagarella"
E’ una partita a scacchi. Senza alcuna esclusione di colpi. Da una parte troviamo il presidente della Corte di Assise, Alfredo Montalto: nella sua ordinanza si assicura che il diritto alla difesa degli imputati, al di là del divieto di presenziare alla deposizione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che si terrà al Quirinale il prossimo 28 ottobre, è “adeguatamente assicurato dall’assistenza tecnica e dal jus postulandi dei difensori”. Dall’altra si schierano i legali di tre imputati (Riina, Bagarella e Mancino) che eccepiscono l’eccezione di nullità di questo provvedimento lasciando intravedere lo spettro di un possibile stop al processo sulla trattativa. Dal canto loro i pm Di Matteo, Teresi, Tartaglia e Del Bene ribadiscono di prendere atto della decisione del Presidente della Corte e di non avere altro da aggiungere. Ma l’ulteriore dose di tensione attorno a questo processo è tutt’altro che virtuale.

Se poi l’eccezione di nullità arrivasse dopo la sentenza di I° grado, o addirittura in Cassazione? Presto detto: annullamento delle sentenze emesse, ripresa del processo con tutti i rischi effettivi della prescrizione. E’ del tutto evidente che adesso inizia una guerra sibillina che si gioca sul filo del puro diritto, nell’ambito delle mere interpretazioni giuridiche: a discapito del raggiungimento della verità. Facendo un excursus storico il legale di Totò Riina, Luca Cianferoni, ha evidenziato nella sua memoria, depositata un paio di giorni fa, che nel 1998, nell’ambito del processo di Firenze per le stragi del ’93, era stata negata l’audizione dell’allora Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, espressamente richiesta dalla difesa del boss Leoluca Bagarella. Quell’istanza ruotava attorno al famoso discorso, pronunciato a reti unificate nel mese di novembre del ’93, nel quale Scalfaro aveva rilanciato il suo famoso “non ci sto!” che, a detta dell’avv. Cianferoni, rappresentava una sorta di profonda conoscenza sulla “contaminazione” e sulla “sovversione conservatrice in atto da parte dei servizi segreti civili in quel periodo”. Al di là di qualsiasi paragone che potrebbe apparire del tutto improprio, resta la netta sensazione di una spada di Damocle che pende su un procedimento penale osteggiato fin dalla sua nascita. “Il Presidente della Repubblica dovrebbe andare a Palermo per togliere dall’imbarazzo il Presidente della Corte d’Assise sulla questione dell’intromissione virtuale dei capi mafia nelle stanze del Quirinale”, ha dichiarato a caldo l’ex pm Antonio Ingroia che ha istruito il processo sulla trattativa. Ma questa è pura utopia in un Paese le cui massime istituzioni – accompagnate trasversalmente dalle polemiche strumentali dei vari esponenti politici – manifestano una palese insofferenza alla ricerca della verità sul biennio stragista ‘92/’93. “Solidarietà a Riina e Bagarella privati di un loro diritto. I traditori nelle istituzioni fanno più schifo dei mafiosi”, la provocazione dell’autrice Sabina Guzzanti irrompe a fine giornata con un tweet. Si grida allo scandalo, alla bestemmia. Ma se l’accostamento della parola “solidarietà” a boss sanguinari come Riina e Bagarella può fare male e non può non essere accettato, quello che brucia di più sono invece proprio quei “sepolcri imbiancati” di certi politici che si stracciano le vesti. Chissà quanti di loro sono stati “solidali” con quei colleghi che hanno trattato con la mafia accollandosi le morti di tanti innocenti. “Le stragi sono state progettate all’interno delle istituzioni. I mandanti sono colpevoli quanto gli esecutori”, ribadisce con forza la regista del film “La trattativa” in un successivo post. Tra le molte reazioni contrastanti c’è chi sostiene la Guzzanti e chi la critica aspramente. Da parte sua nessun tentativo di sottrarsi ai giudizi: “Leggo molti ‘vergognati’ di gente che su questa vicenda non sa nulla. Ho fatto #latrattativa perché non dobbiate voi vergognarvi”. Un raro esempio di dignità in uno Stato i cui vertici troppo spesso sono stati indegni.

DOCUMENTO Memoria del legale di Totò Riina, avv. Luca Cianferoni

DOCUMENTO Ordinanza del 28 ottobre sull’audizione di Napolitano

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