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palazzolo-vito-roberto-web2di Aaron Pettinari - 16 dicembre 2013
Il “tesoriere” di Cosa nostra già condannato in via definitiva a 9 anni
Dall'ok all'estradizione da parte della Corte penale di Bangkok è quasi passato un anno (è stata approvata il 20 dicembre 2012 ndr) ora però è ufficiale: il boss di Terrasini, Vito Roberto Palazzolo, sarà estradato in Italia. A confermare la notizia è stato il procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci che ha presentato l'istanza all'autorità giudiziaria thailandese. “E' stata una procedura molto lunga - ha detto Agueci - in quanto è stato coinvolto uno Stato che non fa parte dell'area Schengen. Ma la sua vicenda, pur ricordando quella di Antonio Messicati Vitale, anche lui estradato da un paese asiatico con un iter molto complesso, non avrà intoppi legati a scadenza dei termini di custodia cautelare perché Palazzolo deve espiare una condanna definitiva”. Il finanziere italiano, infatti, considerato il riciclatore di denaro sporco per la mafia, è stato condannato nel 2009 per associazione mafiosa a nove anni con sentenza definitiva.
Il suo arresto era avvenuto a Bangkok il 30 marzo 2012. Ad intercettarlo erano stati gli uomini dell’Interpol, presso l’aeroporto della capitale thailandese mentre si preparava a lasciare il Paese.

Per arrivare a lui avevano eseguito una serie di attività investigative, coordinate dalla locale Dda e sviluppatesi attraverso intercettazioni telematiche e acquisizione di notizie da fonti confidenziali. In particolare il Nucleo Investigativo, in collaborazione con il Ros, aveva seguito i profili Facebook e di altri social network riferibili al latitante e al nucleo familiare.
Palazzolo, ricercato sin dai tempi della storica indagine Pizza Connection, coordinata da Giovanni Falcone, è stato a lungo uno dei latitanti più pericolosi secondo il Ministero dell'Interno, pur non essendosi mai nascosto. Dal 1988 ha vissuto in Sudafrica, protetto dalla falsa identità di Robert Von Palace Kolbatschenko, regolarmente approvata dalle autorità locali. E in terra africana ha frequentato così i salotti buoni dell'alta finanza e dell'imprenditoria.
Dagli inquirenti è considerato come il tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano è uno dei protagonisti dei grandi traffici internazionali di stupefacenti degli anni Ottanta e tra i principali riciclatori dei soldi di Cosa Nostra. Attività che non avrebbe mai lasciato mentre in Sudafrica, per come emerge da diverse indagini, avrebbe anche ospitato latitanti della mafia siciliana. Nonostante ciò le autorità sudafricane hanno sempre risposto negativamente alle richieste dei pm di Palermo per l'estradizione del boss.
Nel 2003, una serie di telefonate intercettate con la sorella Sara avevano rivelato un suo tentativo di “aggiustamento” del processo in corso contro di lui. Per il quale alla sorella il boss aveva detto di cercare il senatore Marcello Dell'Utri, specificando: “Non devi convertirlo, è già convertito”.
La procura di Palermo aveva in passato definito Vito Roberto Palazzolo “una delle più importanti e oscure figure dell'associazione Cosa Nostra”. Inserito “da oltre vent'anni nelle dinamiche associative mafiose, con funzioni rilevanti di cerniera tra il mondo imprenditoriale internazionale e l'associazione criminale, con lo scopo precipuo di consentire a Cosa Nostra la gestione e il reimpiego dei capitali assunti illecitamente".
Palazzolo è stato anche chiamato in causa dal collaboratore di giustizia Giovanni Brusca come il fornitore di droga e dell’esplosivo di tipo Semptex (provenienti entrambi proprio dalla Thailandia). “Nel 1986 – racconta Brusca – durante una delle udienze del maxi-processo, io ero libero, Pippo Calò e Antonino Rotolo, che invece erano detenuti, mi chiesero di far sparire del materiale esplodente che faceva parte di un arsenale che avevamo occultato a San Giuseppe Jato, e che aveva la medesima provenienza del materiale e della droga che erano stati rinvenuti nel casale vicino Roma, ove, nel 1985, era stato scoperto, dietro una parete , quell'esplosivo che era nella disponibilità del Calò e che venne poi ricollegato alla strage del Rapido 904”. Prosegue il pentito: “Tale materiale – e anche la droga – proveniva tutto dalla Thailandia, tramite il medesimo canale, ovvero Vito Roberto Palazzolo, attualmente latitante forse in Sudafrica”.
Al momento dell'arresto il legale del boss, Baldassarre Lauria aveva lasciato intendere che il suo assistito “potrebbe chiarire molti irrisolti misteri italiani”. E a quanto pare con l'estradizione sarebbero state portate avanti le premesse per una possibile collaborazione con la giustizia. E secondo le indiscrezioni che emersero sulle colonne dell'Unità non si sarebbe trattato di un pentimento ma di un “accordo alla luce del sole”.
Se questa “volontà di collaborazione” verrà provata, ora che è confermata l'estradizione, potrebbero aprirsi davvero importanti spiragli di verità su diverse indagini nazionali ed internazionali.

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