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di Enrico Di Giacomo - 8 agosto 2012
Omicidio GITTO – LAVORINI, commesso il 14.12.1987.
Autori: Pino CHIOFALO e GULLI’ Domenico erano stati riconosciuti colpevoli nella sentenza c.d. “Rossi” dell’ottobre 1990, con efficacia di giudicato; erano stati riconosciuti colpevoli nella sentenza di primo grado “Mare Nostrum” anche ASPA e CIPRIANO; quest’ultimo, in particolare, confessava gli addebiti.

DINAMICA: secondo le dichiarazioni dei collaboratori Chiofalo, Gullì ed altri collaboratori, il Chiofalo ed il Gullì, nella serata del 14.12.1987, erano entrati nel negozio di Gitto Francesco e lo avevano freddato, insieme al suo collaboratore Lavorini Natale. La pistola usata era stata una 7,65. I due omicidi erano supportati da ben tre squadre distinte, fra cui vi erano anche gli stessi Aspa e Cipriano, i quali però non erano materialmente entrati in quell’esercizio commerciale.
La causale dell’omicidio era da ricercarsi nel fatto che Gitto era un soggetto particolarmente “vicino” ai Barcellonesi, amico di Ruvolo e dei Santapaola di Catania.
Chiofalo descriveva Gitto come il referente nel territorio barcellonese delle organizzazioni criminose che governavano Barcellona, e cioè le cosche palermitane e trapanesi. Soggetto che poi apprese da Coppolino essersi legato anche ai Santapaola, nonché con buoni collegamenti nella politica e nella magistratura. (cfr. Sentenza Mare Nostrum, pg. 823).
Chiofalo voleva eliminare i rappresentanti dei Catanesi sul territorio barcellonese. Gitto Francesco era un notissimo imprenditore, possedendo negozi di abbigliamento a Barcellona, Messina, Trapani e Marsala; era dirigente della squadra calcio Nuova Igea di Barcellona ed aveva interessi immobiliari, tanto da essere proprietario del palazzo in cui era ospitata la locale Compagnia C.C.. Lavorini Natale era un suo parente, che lo collaborava nel negozio di Barcellona. (cfr. Sentenza Mare Nostrum, pg. 810).
Gitto Francesco aveva cointeressenze nel campo dei lavori pubblici, come può desumersi dalla circostanza del rinvenimento, fra le sua carte, di inviti rivolti alle imprese Cappellano Carmelo e Caliri Salvatore di Terme Vigliatore per partecipare alla costruzione della rete idrica di Carlentini. (cfr. Sentenza Mare Nostrum, pg. 812).
Gitto Francesco era effettivamente parente del governatore Cuomo (cfr. Sentenza Mare Nostrum, pg. 835).
Gitto Francesco aveva avuto rapporti con PETRETTA, RUGOLO, IANNELLO, avendo in comune con costoro diversi investimenti edilizi.
Gitto Francesco, inoltre, era risultato in contatto anche con il trapanese AGATE Mariano, noto esponente di Cosa Nostra trapanese, considerato uno dei più grossi trafficanti di droga dell’intera regione.
Un importante elemento di collegamento fra la vittima e la persona di CATTAFI Rosario si rinveniva nel corso delle primissime indagini su quel grave fatto di sangue: sul cadavere del Gitto veniva rinvenuto un assegno dell’importo di 24 milioni rilasciato proprio da Rosario CATTAFI in favore della vittima, Gitto Francesco: l’assegno veniva sequestrato.
Nella sentenza “Mare Nostrum” si ribadiva, fra l’altro che il CATTAFI era “…all’epoca indagato per associazione mafiosa a Milano, indicato poi dal Chiofalo come uomo di onore, circostanza ribadita da Sparacio e altri collaboratori”. (cfr. Sentenza Mare Nostrum, pg. 836; cfr. anche verbale di dibattimento “Mare Nostrum”, in atti, sul rinvenimento dell’assegno).
Successivamente, dopo quell’omicidio, CHIOFALO e GULLI’ si erano recati presso la casa di SQUATRITO Saverio e Giuseppe, padre e figlio, e li avevano freddati con la medesima arma, in quanto “rei” di aver cercato di sottoporre ad estorsione Siracusa Francesco, amico di Chiofalo.
Va precisato che ASPA e CIPRIANO sono stati condannati in primo grado e successivamente assolti nel secondo grado del processo “Mare Nostrum”.

Omicidio di COPPOLINO Carmelo, commesso nel giugno 1990.

Autori: Pino CHIOFALO, Mimmo LEONE, Pippo GIUNTA, Elio MARCHETTA sono considerati gli autori di tale fatto di sangue.
DINAMICA: secondo le dichiarazioni dei collaboratori Chiofalo, Caliri Massimiliano e Gullì Domenico, il CHIOFALO aveva ordinato dal carcere l’esecuzione del “traditore” COPPOLINO Carmelo, detto “RAIA”. Infatti Coppolino non aveva voluto continuare ad operare sotto le direttive di Chiofalo, mentre costui era in carcere, e ciò ne aveva sancito la morte.
Pippo GIUNTA, a bordo di un vespone, funse da staffetta ed avvisò Mimmo LEONE ed Elio MARCHETTA dell’arrivo dell’autovettura del COPPOLINO, il quale era insieme alla moglie. Successivamente i due furono raccolti con un’altra auto da Caliri Massimiliano e si rifugiarono a Rometta.
Elio MARCHETTA e Mimmo LEONE, a bordo di una Lancia Thema rubata, (MARCHETTA guidava e Mimmo LEONE gli era affianco) speronarono l’auto del Coppolino e gli esplosero colpi di 7,65 e di fucile cal. 12. La moglie di Coppolino si salvò. Il cadavere del Coppolino fu rinvenuto riverso dentro l’auto, con la testa devastata.
ESITO FINALE: Mimmo Leone veniva condannato nel primo grado di “Mare Nostrum” ed assolto nel secondo grado (cfr. sentenza “Mare Nostrum” di primo e secondo grado, in atti).

2. I contatti fra Cattafi Rosario e Gullotti nel 1992 – 1993
Il Commissariato P.S. di Barcellona P.G., con nota E 2/92 del 28.5.1992, nell’ambito del procedimento 363/1992 A.N.R. Procura di Messina, sottoponeva ad intercettazione telefonica diverse utenze in uso a GULLOTTI Giuseppe, tra cui anche l’utenza 090/9791175 intestata alla moglie RUGOLO Venera ed in uso al marito (cfr. note del Commissariato Barcellona, in atti; cfr. decreti di intercettazione, in atti; cfr. annotazioni successive).
Dall’ascolto delle conversazioni intercettate emergeva come il GULLOTTI fosse in stretto ed assiduo contatto con diversi personaggi, fra cui il calabrese RAO Domenico, residente a Rosarno, commerciante di animali; SPINELLA Felice, formalmente residente a Barcellona ma di fatto dimorante a Parigi, anch’egli commerciante di animali ed infine proprio CATTAFI Rosario.
Con particolare riferimento a tale ultimo personaggio, il Commissariato di Barcellona, con nota del 28.5.1992 scriveva: “… numerosi sono infatti i contatti telefonici tra il GULLOTTI e CATTAFI Rosario ed estremamente confidenziale è il tono delle conversazioni. A riprova di quanto esposto, ed anche qui a titolo puramente esemplificativo, si allega la trascrizione della telefonata n. 652 del 14.4.1992.” (Tale telefonata sarà esaminata subito dopo) (Cfr. nota del Commissariato di Barcellona PG del 28.5.1992, in atti).
A solo titolo esemplificativo, dunque, si riportano due di queste conversazioni telefoniche.
Nella conversazione del 10.4.1992, ore 8,16 (telefonata n. 536, registrata da giri 2004 a giri 2160 – all.4), GULLOTTI parlava con un SPINELLA Felice, il quale riferiva che in quel momento si trovava a Parigi, dove stava cercando di aprire un ufficio; durante la conversazione i due facevano riferimento a “Saro”.
Nella conversazione del 14.4.1992, ore 11,06 (telefonata n. 652, registrata da giri 3178 a giri 3304 – all.5) GULLOTTI parlava direttamente con Saro CATTAFI: i due si chiamavano confidenzialmente “Saro” e “Pippo”. Il contenuto della telefonata verteva su “affari” che GULLOTTI e CATTAFI avevano chiaramente in comune (cfr. nota n. 1120/Div. 2 del 26.11.1998 del Commissariato di P.S. di Barcellona PG, in atti; cfr. decreti di intercettazione ed informativa, in atti).
Anche tale telefonata è stata attentamente esaminata dal Tribunale di Messina Sezione Misure di Prevenzione: secondo questo Tribunale, i due soggetti, ossia il CATTAFI ed il GULLOTTI evidenziavano “… effettivamente una familiarità ed una comunanza di interessi che va ben oltre il mero rapporto di conoscenza, che il prevenuto deduce comune a tutti gli abitanti di un piccolo centro quale Barcellona P.G.. Invero il contenuto del dialogo dimostra, senza dubbio alcuno, l’esistenza di un rapporto tra i due non episodico, né occasionale. E’ il GULLOTTI che telefona al CATTAFI: i due fanno riferimento a persone di comune conoscenza che si limitano ad indicare con il nome di battesimo (GULLOTTI: “senti ‘na cosa, mi chiamò Mimmo”) ed a vicende che non esplicitano e, pertanto, ben note ad entrambi ed oggetto, evidentemente, di precedenti conversazioni (CATTAFI: “dici che questo è venuto da Roma, dice che aspettava dei pagamenti, che ‘sti pagamenti non li ha avuti”); il CATTAFI, inoltre, appare quale interlocutore idoneo per contattare il GULLOTTI (CATTAFI: “stamattina mi chiamò per dire che a parrari cu tia, evidentemente voleva il numero del telefono portatile”) e dimostra di assumere un preciso incarico nella questione oggetto del dialogo e di avere piena contezza dell’intera vicenda, posto che il GULLOTTI fa riferimento ad altre persone ancora, senza neppure indicarne il nome (GULLOTTI: “insomma, fai una cosa, Saro, fammi una cortesia, u chiami tu, ora ci dici iddu mi piglia stu cosu lì e mi ci va o tu, ora io stu cosu li ci l’aviva datu a cosu, a Mimmo”) ed ancora (“fammi ‘a cortesia, chiamami e fammi sapere qualche cosa, perché c’è quello là che è sulle spine”); il CATTAFI riferisce al suo interlocutore della disponibilità economica del soggetto del quale parlano (CATTAFI: “ci dissi, ma scusa, ma tu non hai 200 milioni di botti misi là, scusa: no, dici, quelli vuoi ci dugnu a iddu, quelli non si toccano!”) e dimostra di condividere la reazione del GULLOTTI che, evidentemente, ignorava la circostanza (GULLOTTI: “ah, quelli non si toccano, ma quelli di cristiani si però, ah bello è stu fattu… ho capito, i soldi di cristiani, pensando ci cercò e non dissi quelli là allora, allora quellli suoi non si toccano!”) e CATTAFI: (“si, tu i botti non l’hai”).
Il tenore del dialogo conferma la pluralità degli interessi comuni ai citati interlocutori; invero il CATTAFI prosegue affermando: “in ogni caso ora lui chiama all’una e mezza, che stamattina aveva detto che dovevo urgentemente parlare con te per l’altra questione, no, aveva degli effetti firmati Calabrò, capisci?” ed evidenzia inoltre la speciale determinazione del GULLOTTI, il quale manifesta al CATTAFI l’intenzione di risolvere comunque il “problema”; ed infatti il GULLOTTI così conclude rivolto al CATTAFI: “comunque fammi sta cortesia, risolvimi ‘stu problema perché allora a quello lì per davvero male per come stavolta ridiamo, ridiamo per davvero”, ricevendo l’adesione del CATTAFI che risponde: “va bè, ti faccio sapere qualcosa, eh?!”. (cfr. decreto di prevenzione personale, in atti).
Il commento operato dal Tribunale appare veramente illuminate e non merita ulteriori commenti.

Il ROS di Messina, inoltre, con nota n.p. 18/23-3-1993 del 3.7.2000 indirizzata al PM dr. Di Giorgio nell’ambito del procedimento di prevenzione personale a carico del Cattafi, rispondeva: “… si riferisce che questa Sezione Anticrimine, nell’anno 1993, nell’ambito dell’indagine denominata “Longano” ebbe ad analizzare i tabulati telefonici (riferiti al traffico in uscita) relativi all’utenza 0337/886730 intestata alla Holding Abbigliamento di Rugolo Venera ed in uso a GULLOTTI Giuseppe, per il periodo compreso dall’1.2.1993 al 31.5.1993. I risultati di tale analisi, con nota 18/23-2-1993 del 13.10.1993 furono riferiti al dr. Olindo Canali.
Dall’esame di tale nota si evincono contatti tra l’utenza indicata ed utenze mobili e fisse intestate alla ditta SANOVIT srl con sede in Milano, il cui amministratore risulta ancora oggi CATTAFI Rosario. In particolare, risultano effettuate da parte dell’utenza 0337/886730, in uso a al GULLOTTI:
verso l’utenza cellulare n. 0337/292867 intestata a Sanovit srl via Mascagni n. 21, Milano, le chiamate nelle sotto indicate date:
1.2.1993;
3.3.1993;
23.3.1993;
30.3.1993
verso l’utenza cellulare n. 02/58012800 intestata a Sanovit srl via Mecenate n. 2, Milano, le chiamate nelle sotto indicate date:
1.2.1993.” (cfr. nota ROS n.p. 18/23-3-1993 del 3.7.2000, in atti).

Va evidenziato, qualora ve ne fosse bisogno, che GULLOTTI Giuseppe, con sentenza irrevocabile emessa il 6.2.1998 dalla Corte d’Assise d’Appello di Messina, è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio del giornalista Giuseppe Alfano, avvenuto in Barcellona l’8.1.1993, commesso nella sua qualità di “uomo d’onore e capo della mafia barcellonese” (cfr. sentenza in atti, nel procedimento di prevenzione).
Egli, inoltre, nel processo Mare Nostrum, è stato riconosciuto colpevole del delitto ex art. 416 bis cp, quale esponente di vertice della famiglia mafiosa di Barcellona P.G.,

Le dichiarazioni di Cattafi Rosario in ordine ai contatti con Gullotti
Rosario Cattafi, nell’esposto del 20.4.2011, parlando di se stesso, dichiarava: “… Soggetti con cui il Cattafi non ha mai avuto nessun rapporto, tranne che con il Gullotti, di cui è stato testimone di nozze nel 1990 quando costui era uno sconosciuto dal punto di vista processuale non solo per chi scrive, ma anche per le autorità di Polizia che lo inquisirono dopo il 1993.” (pg. 2 – 3, esposto, in atti).
Già il Tribunale di Messina Sezione Misure di Prevenzione osservava in proposito: “In ordine a tali ultime acquisizioni, ossia i contatti telefonici come evidenziati dal ROS, il prevenuto, con la memoria in atti, assume che i rapporti telefonici accertati sono da imputare al soggiorno in Milano, per ragioni di salute, di una conoscente del GULLOTTI; ma sul punto deve rilevarsi che la circostanza dedotta costituisce mera allegazione, priva di qualsiasi elemento di riscontro e che, seppure ne fosse accertata la veridicità, la stessa non sminuirebbe in alcun modo la valenza del dato oggettivo evidenziato, in quanto confermerebbe comunque l’esistenza di un legame tra i due, e la natura certamente non superficiale dello stesso.” (cfr. decreto di prevenzione personale. pag. 14 – 15, in atti).
Ad ogni modo, non si deve neanche dimenticare che il GULLOTTI, sin dagli anni ’80, era già stato destinatario di alcune misure di carattere amministrativo e/o di prevenzione che trovavano la loro giustificazione in una sua condotta evidentemente “poco cristallina”; ciò emerge dalla deposizione del teste Fusco nell’ambito del processo di I grado “Mare Nostrum” (cfr. sentenza di primo grado Mare Nostrum, pg. 2027 e seg.): “Di estrema importanza appare la deposizione del teste Fusco, che sulla base di elementi obiettivi quali sono i controlli di cui riferisce, evidenzia una serie di rapporti e contatti del Gullotti che confermano pienamente le relative indicazioni dei collaboratori, consentendo addirittura di seguire la crescita del personaggio Gullotti con riferimento ai soggetti che frequenta e attese le emergenze relative agli stessi.
“P.M.: Dottor Fusco, lei dovrebbe avere con sé la scheda relativa a Gullotti Giuseppe…vuole riferire in ordine alle misure di prevenzione?
TESTE: … ci risulta che nei confronti del Gullotti, in data 08 gennaio 1983, veniva fatto divieto di detenere armi, il prefetto di Messina emetteva provvedimento con il quale veniva fatto divieto di detenere armi e munizioni. In data, poi, 24 giugno 1986 è stato proposto dal locale commissariato di Barcellona per l’applicazione della misura della diffida. In data 22 settembre 1986 è stata la volta della compagnia dei Carabinieri CC proporre la misura della diffida. Le due proposte venivano accolte e, in data 08/11/1986, il questore irrogava la misura della diffida ai sensi dell’art. 3 della nota legge del 1956. Il 19 maggio 1987 il commissariato di Barcellona richiedeva l’applicazione della sorveglianza speciale. Mentre, in data 24/10/1987. In data 16 febbraio 1988 il Tribunale di Messina rigettava la proposta di applicazione alla misura di sorveglianza speciale. In data 30/10/1992 è stato sottoposto ad avviso orale da parte del questore di Messina. In data 02/10/1992 il commissariato di Barcellona ha inoltrato richiesta per l’applicazione della procedura inerente a sequestro dei beni. E successivamente, in data 16/12/1992, è stata richiesta l’applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza….”.
Appare del resto veramente poco credibile sostenere per un soggetto come CATTAFI Rosario, nato e cresciuto in un centro di piccole dimensioni come Barcellona, testimone delle nozze fra lo stesso GULLOTTI e RUGOLO Venera, figlia del capomafia storico di quel centro, Ciccio RUGOLO, potesse ignorare chi fosse effettivamente il suo interlocutore.

3. I contatti fra Cattafi e “Pippo” Iannello nel 1992.
Il Commissariato P.S. di Barcellona P.G., sempre nell’ambito del medesimo procedimento 363/1992 A.N.R. Procura di Messina, nel corso dell’intercettazione telefonica relativa all’utenza del noto boss IANNELLO Giuseppe, successivamente ucciso nel dicembre 1992, registrava in data 17.3.1992 alcuni significativi contatti tra la moglie dello IANNELLO, CANFARE Giusy, e Saro CATTAFI, il quale veniva rintracciato a Milano sull’utenza 02/76008446.
Nell’occasione la moglie dello IANNELLO comunicava al CATTAFI l’avvenuto arresto del marito; in quell’occasione, la moglie di IANNELLO aveva effettuato vari tentativi alle altre utenze, 090/9701988 e 0337/292867, in uso al Cattafi.
Significativamente, quindi, la moglie di IANNELLO, appena appresa la notizia dell’arresto del marito, si premurava di informare dell’accaduto proprio un personaggio come Saro Cattafi. (cfr. nota n. 1120/Div. 2 del 26.11.1998 del Commissariato di P.S. di Barcellona PG, in atti; cfr. decreti di intercettazione ed informativa, in atti).
Si è già avuto modo di sottolineare il ruolo di assoluto rilievo ricoperto in seno all’“organizzazione barcellonese” da IANNELLO Giuseppe, fino al momento del suo omicidio verificatosi il 17 dicembre del 1992.
Una informativa del Commissariato di Barcellona P.G. del 4.3.1992, depositata nell’ambito del procedimento n. 363/1992 ANR di cui sopra, in modo molto significativo, affermava: “… Del citato gruppo sono associati tutti i rappresentanti della locale malavita tra cui emergono, per capacità delinquenziale, GULLOTTI Giuseppe e IANNELLO Giuseppe. Invero il rilievo di questi ultimi deriva anche dalla circostanza che il GULLOTTI ha contratto matrimonio con RUGOLO Venerina, figlia del defunto boss RUGOLO Francesco e che lo IANNELLO Giuseppe è fratello del defunto IANNELLO Franco Emilio, che era il braccio destro del nominato RUGOLO Francesco.”.
Il ruolo ricoperto da IANNELLO Giuseppe in seno all’organizzazione barcellonese è stato poi ribadito nella sentenza di primo grado “Mare Nostrum”, allorchè veniva affrontato l’omicidio di costui, unitamente a quello del suo guardaspalle Benvenga Antonino (omicidio Iannello – Benvenga, capo 096 della rubrica). La sentenza condannava Gullotti Giuseppe alla pena dell’ergastolo, ritenendolo responsabile di quel duplice omicidio, in seguito all’avvenuto deterioramento dei rapporti fra quei due personaggi (cfr. sentenza Mare Nostrum di primo grado, pagg. 1926- 2036).
Anche la successiva sentenza di II grado, pur assolvendo il Gullotti da quell’omicidio, ha ribadito l’“appartenenza” dello Iannello all’organizzazione barcellonese.
Da ultimo, il ruolo di “rilievo” ricoperto dallo Iannello è stato ribadito anche dal collaboratore CASTRO Alfio Giuseppe, il quale ha in proposito dichiarato: “…Dopo questo omicidio Rao Giovanni mi chiese una cortesia in quanto il cugino di Gullotti Giuseppe, di cui non ricordo il nome, intendeva dopo la morte di Cattaneo prendere le redini della mafia barcellonese in luogo di Giuseppe Gullotti con il quale era in disaccordo; in particolare mi chiese se potevo indicargli una o più persone estranee al contesto barcellonese che potessero materialmente eliminare il cugino del Gullotti. Riferii che preferivo non intromettermi in queste vicende anche perché avrei dovuto rendere conto ai miei referenti catanesi. Dopo alcuni mesi Rao Giovanni, Eugenio Barresi ed altri mi dissero che il cugino di Giuseppe Gullotti era stato ucciso proprio da quest’ultimo.” (verbale 16.10.2010)……
A.D.R. In relazione all’omicidio del cugino di GULLOTTI, altro episodio del quale ho parlato in precedenti verbali, facendo mente locale ho ricordato che la persona assassinata si chiamava Pippo IANNELLO. Preciso che ho avuto modo di conoscere personalmente l’ucciso, da me incontrato in più di una occasione. Egli mi venne presentato da Eugenio BARRESI, il quale mi disse che era il cugino di Pippo GULLOTTI e che era un personaggio di rilievo all’interno dell’organizzazione. (verbale del 15.12.2010).”
Da notare come IANNELLO e CASTRO, all’epoca, fossero sicuramente in contatto fra loro: infatti il Commissariato P.S. di Barcellona P.G., sempre nell’ambito del procedimento 363/1992 A.N.R. Procura di Messina di cui sopra, aveva proceduto ad una perquisizione domiciliare e personale nei confronti dello Iannello, rinvenendo un biglietto su cui era appuntato proprio il nome ed il numero telefonico di Castro Alfio Giuseppe (cfr. verbale di perquisizione e sequestro nell’ambito del procedimento 363/1992 A.N.R. Procura di Messina).

4. I contatti di Rosario Cattafi con alcuni esponenti della famiglia Santapaola – Ercolano.

La figura di Aldo Ercolano
Nella memoria del P.M., depositata nel processo a carico di Dell’Utri Marcello + 1 svoltosi innanzi al Tribunale di Palermo (procedimento penale 4578/1996 N.R.), veniva descritta in modo esaustivo la figura di Ercolano Aldo, nato a Catania il 14.11.1960, ivi residente via Nuovaluccello n. 142:
“… Ma se all’interno dell’associazione mafiosa catanese appare rilevante la figura del TUCCIO, ancora più rilevante è, indubbiamente, la figura di Aldo ERCOLANO, egli pure citato nelle dichiarazioni dell’AVOLA. … … …
Dalla nota redatta dalla D.I.A. sul suo conto, risulta inoltre, che – anche sulla base delle dichiarazioni del collaboratore PATTARINO Francesco – , l’ERCOLANO appare elemento di notevole spessore criminale della famiglia SANAPAOLA, tanto che dopo gli arresti dei reggenti della medesima famiglia, ebbe ad assumere il comando della stessa.
Già durante la latitanza di SANTAPAOLA Benedetto e di MANGION Francesco, lo stesso era referente tra coloro che facevano parte della cosca ed i capi e come tale era riconosciuto da tutti gli associati. Il suo carisma deriva anche dai vincoli familiari, dato che lo stesso risulta:
• nipote di Nitto SANTAPAOLA e genero di MANGION Francesco, in quanto ne ha sposato la figlia Maria Rita;
• figlio di ERCOLANO Giuseppe, titolare, unitamente alla moglie SANTAPAOLA Grazia, della ditta di trasporti “AVIMEC”, già nota alle forze dell’ordine per essere stata oggetto do pregressi servizi;
• cognato di MANGION Francesca (moglie di NANIA Antonino) che, a sua volta, è cognato di NARDO Sebastiano, inteso “Neddu u’ Lintinisi”, in quanto questi è il marito di NANIA Agata, sorella di NANIA Antonino.
Il suo curriculum criminale è vasto, ed i suoi precedenti penali spaziano dal falso e porto abusivo di armi all’associazione per delinquere di stampo mafioso.
Dall’archivio INPS risulta che ERCOLANO Aldo è stato dipendente, dagli anni che vanno dal 1984 al 1991, escluso il 1985, presso la ditta AVIMEC. In realtà intercettazioni telefoniche eseguite dalla Sezione Anticrimine della Legione C.C. di Messina a carico di Mangion Giuseppe, hanno permesso di scoprire che egli era cointeressato alla gestione di detta società.
L’ERCOLANO è stato citato nelle dichiarazioni di più collaboranti di giustizia e per questo si richiama l’ordinanza di custodia cautelare n. 686/1993 n. 2971/1993 RGNR del 16.12.1993 emessa dal Gip del Tribunale di Catania nel procedimento denominato “Orsa Maggiore”.
Diversi collaboratori, invero, hanno pienamente delineato la figura dell’ERCOLANO come uno degli uomini di onore di maggior rilievo a Catania, capace di mediare situazioni conflittuali tra le varie cosche e di definire tutti gli affari delle cosche mafiose, operanti sia Catania che altre province, ed indicandolo come l’alter ego di Benedetto SANTAPAOLA e rappresentante provinciale o responsabile della famiglia.
L’ERCOLANO risulta, quindi, da queste dichiarazioni, non solo un trafficante di stupefacenti, ma anche il gestore di un complesso notevole di beni produttivi che fanno capo alla Mafia – imprenditrice catanese. …”. (cfr. estratto della memoria del P.M., in atti, trasmessa nel procedimento di prevenzione personale a carico di CATTAFI Rosario).
La figura di ERCOLANO Aldo è stata oggetto di disamina anche da parte del ROS C.C. di Messina del 22.2.2012.
Secondo gli accertamenti svolti da quella P.G., ERCOLANO Aldo è ritenuto “uomo d’onore” della “famiglia” di Catania e, per anni, “alter ego” di Benedetto SANTAPAOLA, inteso “Nitto”.
A suo carico, agli atti dell’ Arma risulta quanto segue:
- 31/10/1997 – con sentenza della Corte di Assise di Catania, è stato condannato alla pena di anni ventinove di reclusione per i delitti di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ed altro;
- 18/07/1998 – con sentenza della Corte di Assise di Catania, è stato condannato alla pena dell’ergastolo per diversi delitti;
- 28/06/2002 – con sentenza n. 10/2003 Reg. Sent. della Corte di Assise di Catania – seconda Sezione – è stato condannato alla pena dell’ergastolo con l’ isolamento diurno per la durata di mesi tre, poiché riconosciuto colpevole del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso e di altri gravissimi reati.
(Vds. All. n.7: stralcio sentenza di condanna n. 10/2003, c.d. “Orione 5″, nella parte riguardante il medesimo; Vds. All. n.8: certificato penale del Casellario Giudiziale di ERCOLANO Aldo).
Per l’appartenenza all’organizzazione mafiosa denominata “SANTAPAOLA”, nell’ambito della quale il medesimo risulta ancor oggi affiliato, ERCOLANO Aldo è stato raggiunto dai seguenti provvedimenti restrittivi:
- O.C.C.C. nr. 1284/92 R.G.N.R. e nr. 5465/92 R.G. GIP e nr.782/92 R.O.C.C. emessa in data 29.12.92 dal Tribunale di Catania – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, a carico di SANTAPAOLA Benedetto + 15.
- O.C.C.C. nr. 2971/93 R.G.N.R., nr.5792/93 R.G. GIP e nr.686/93 R.O.C.C. emessa in data 16.12.93 dal Tribunale di Catania – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, a carico di SANTAPAOLA Benedetto + 157, cosiddetta “Operazione Orsa Maggiore”.
- O.C.C.C. nr. 4006/94 R.G.N .R., nr. 3693/94 R.G. GIP e nr. 369/94 R.O.C.C. emessa in data 11.07.94 dal Tribunale di Catania – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, a carico di COCUZZA Antonino + 44, cosiddetta “Operazione Sagittario “.
- O.C.C.C. nr. 841/95 R.G.N.R., nr. 913/95 R.G. GIP e nr. 184/95 R.O.C.C. emessa in data 4.04.95 dal Tribunale di Catania – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, a carico di MAZZEI Santo + 33 , cosiddetta “Operazione Orsa Maggiore 3 “.
- O.C.C.C. nr. 7225/98 R.G.N.R., nr.338/99 R.G. GIP e nr. 133/2000 R.O.C.C. emessa in data 23.03.2000 dal Tribunale di Catania – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, a carico di AIELLO Alfio + 109, cosiddetta “Orione 5”.
- O.C.C.C. nr. 7225/98 R.G.N.R., n. 338/99 R.G.G.LP. e n. 13312000 R.O.C.C., emessa, in data 23 marzo 2000, dal G.I.P. del Tribunale di Catania, nell’ambito dell’indagine giudiziaria c.d. “Orione ” in quanto coinvolto nell’associazione mafiosa, “Cosa Nostra “, a titolo di continuazione.
- O.C.C.C. nr. 4547/99 R.G.N.R., nr. 3092/00 R.G.GIP e nr. 236/00 R.O.C.C. emessa in data 1.2.2000 dal Tribunale di Catania – Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari, a carico di SANTAPAOLA Benedetto + 20.
ERCOLANO Aldo, seppure detenuto da molti anni in regime ex art. 41 Bis O.P., ha sempre avuto e continua ad avere una posizione di assoluto prestigio in seno alla” Famiglia” . (Vds. All. n. 9: nota nr. 24/53-1 del 13/07/2010, Sezione Anticrimine Catania).

I contatti fra la famiglia SANTAPAOLA e i Barcellonesi.
La D.I.A. di Catania, con nota di risposta alla delega generale di indagine della D.D.A. di Palermo n. 10 del 16.5.1996 (procedimento a carico di Dell’Utri Marcello + 1), verificava quali fossero stati i rapporti la famiglia SANTAPAOLA ed il territorio di Barcellona.
La DIA, in particolare, stabiliva che “… attraverso la lettura della richiesta di applicazione di misure cautelari n. 606/1993 – Mare Nostrum – presentata nel 1994 dalla DDA di Messina, si rilevano elementi utili per riscontrare quanto in richiesta e quindi vengono riportate alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia”, fra cui Marino MANNOIA, Antonino CALDERONE, Maurizio BONACETO, Mario MARCHESE, Orlano GALATI GIORDANO ed altri.”.
La D.I.A. di Catania, inoltre, affermava che vi era la prova che Nitto SANTAPAOLA era stato ospite del gruppo GULLOTTI durante la sua latitanza.
Infatti si affermava: “Nel primo semestre del 1993 i C.C. ROS di Messina, e comunque prima dell’arresto del noto boss SANTAPAOLA avvenuto in territorio calatino, iniziano un’attività investigativa sulla base di intercettazioni telefoniche e tra presenti nel barcellonese (informativa n. 18/23-1 trasmessa alla Procura della Repubblica di Barcellona in data 25.7.1993). In tale contesto si è avuta la prova che il SANTAPAOLA era stato ospite del gruppo GULLOTTI ed in particolare di Aurelio SALVO, nato a Barcellona il 28.4.1939, residente in Terme Vigliatore, ORIFICI Domenico, nato a Barcellona il 18.1.1948, DI SALVO Salvatore, detto “Sam”. (cfr. nota DIA di risposta alla delega generale di indagine della D.D.A. di Palermo n. 10 del 16.5.1996, in atti).
Tali circostanze, come è noto, venivano successivamente confermate nell’ambito del processo celebratosi presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto a carico di SALVO Aurelio, ORIFICI Domenico, DI SALVO Salvatore, detto “Sam”: quel Tribunale, infatti, riteneva tali soggetti responsabili del delitto ex art. 378 cp e 7 Legge 203/1991 per aver favorito la latitanza di Benedetto SANTAPAOLA nel territorio di Barcellona e condannava SALVO Aurelio e DI SALVO Salvatore alla pena di anni due e mesi otto di reclusione, mentre emetteva sentenza di proscioglimento nei confronti di ORIFICI Domenico, per intervenuta morte del reo. Successivamente la Corte di Appello di Messina annullava tale sentenza. In ogni caso, restano i dati storici sopra esposti (cfr. sentenza del Tribunale di Barcellona PG n. 234/2297, n. 110/2002 R.G. del 5.9.2007, in atti).

I contatti telefonici di Rosario Cattafi con BETON CONTER dei fratelli Salvatore e Sebastiano ERCOLANO.

L’Informativa GI.CO. di Firenze del 3.4.1996 analizzava i contatti telefonici di Rosario CATTAFI con la società BETON CONTER Impianti Calcestruzzi srl, sita in contrada Iungetto di Catania. Tale società era stata costituita l’8.1.1982 ed aveva come oggetto sociale l’attività di betonaggi, calcestruzzi, e trasporti conto terzi.
Tale società faceva capo ai fratelli Salvatore e Sebastiano ERCOLANO (così come risulta dalle indagini condotte dalla G. di F. e condensate nella “scheda criminale” di ERCOLANO Salvatore, consultabile attraverso l’archivio elettronico del Ministero degli Interni), i quali, a loro volta, erano soci con i fratelli Salvatore e Giuseppe CONTI, come peraltro lo erano della società CONTER srl con sede in Catania (cfr. Informativa GICO pg. 92; cfr. all. 152, 153).
Dall’informativa GI.CO. risultava che i contatti telefonici tra Rosario Cattafi e la società BETON CONTER, gestita dai fratelli Ercolano, si erano protratti almeno dal marzo 1991 al gennaio 1992.
Il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione, analizzando tali contatti telefonici, aveva in proposito osservato: “… tra i numerosissimi contatti telefonici evidenziati dall’attività investigativa del G.I.C.O. di Firenze, devono ritenersi di particolare interesse: una comunicazione telefonica del Cattafi con la Beton Conter s.r.l., attività d’impresa con sede in Catania, nella quale sono soci i fratelli Ercolano Salvatore e Sebastiano, telefonata che risulta effettuata il 29.3.1991, alle ore 13.26, poco prima che il Cattafi si imbarcasse sul volo Milano Catania (così come accertato dall’analisi del tabulati e dal controllo delle liste di imbarco); …”.
L’informativa del GICO precisava che il Cattafi eseguiva una successiva telefonata al padre Gaspare alle ore 16,16, del 29.3.1991, questa volta dalla Sicilia: “Tale circostanza è indicativa di uno spostamento aereo del Cattafi. L’acquisizione delle liste di imbarco relative conferma tale peraltro evidente circostanza, risultando che il Cattafi, unitamente a Cattafi M., ha preso posto sul volo BM1116 Milano – Catania, effettuato appunto in tale fascia oraria (cfr. all. n. 154). Sulla base di tali risultanze, appare logico e verosimile che il Cattafi, con la telefonata delle ore 16,16 da Catania all’indirizzo dell’abitazione del padre Gaspare, abbia comunicato ai suoi familiari il suo arrivo a Catania, come, peraltro, con la precedente delle ore 13,05 da Milano, avesse inteso dare avviso della sua partenza. Appare altresì logico e verosimile inoltre che, contattando l’utenza facente capo agli Ercolano nel momento della partenza per Catania, possa aver concordato con uno di loro un appuntamento, trovandosi in transito in tale città. Tale assunto troverà conferma dalle pressochè analoghe circostanze caratterizzanti le altre telefonate tra il Cattafi e gli Ercolano, che verranno evidenziate più avanti.” (cfr. informativa GICO, pg. 93 -94).
Il Tribunale Sezione Misure di Prevenzione, proseguendo nell’analisi dei contatti tra gli Ercolano ed il Cattafi, così come desunti dall’informativa del GICO di Firenze, indicava le altre telefonate intercorse fra tali soggetti e le elencava in ordine cronologico: “Una telefonata del Cattafi sull’utenza della Beton Conter s.r.l. in data 14 giugno 1991, nelle medesime circostanze sopra evidenziate (e cioè poco prima dell’imbarco del Cattafi sul volo Milano Catania) (ndr: all.158 nota GICO); altre telefonate alla suddetta utenza vengono effettuate dal Cattafi in data 11 luglio 1991 (poco prima dell’imbarco sul volo Catania Milano), il 19 luglio 1991 (due giorni dopo un nuovo arrivo del Cattafi in Sicilia), il 6 settembre 1991, il 5 novembre 1991 (il giorno prima della partenza del Cattafi dalla Sicilia) ed ancora il gennaio 1992, durante la permanenza del Cattafi in Sicilia”.
Entrando nello specifico, l’informativa del GICO di Firenze, con riferimento al contatto del 14 giugno 1991, scriveva: “Rilievo probatorio assume una circostanza analoga a quella verificatasi nel mese di marzo e sopra evidenziata. Nell’intraprendere il viaggio Milano – Catania del giorno 14 (volo BM248 – vgs. All. n. 158), il Cattafi contattava l’utenza 095/7130069 della Beton Conter srl. L’analogia con quanto verificatosi nel mese di marzo rafforza il convincimento che tali telefonate fossero prodomiche ad incontri a Catania con i fratelli Ercolano. ” (cfr. informativa GICO, pg. 95). Ed ancora con riferimento ai contatti dell’11 e 19 Luglio 1991, il GICO scriveva: “Riproponendo un ormai consueto copione, il Cattafi, dopo essere giunto, il giorno 10, a Catania da Milano, il successivo giorno 11, alle ore 16,50 in partenza di nuovo alla volta di Milano, effettua una nuova chiamata alla utenza 095/7130069 della Beton Conter srl dei fratelli Ercolano. Sulla scorta degli identici comportamenti tenuti in precedenza ed avanti evidenziati, si ritiene che non possano sussistere dubbi che i contatti telefonici tra il Cattafi e gli Ercolano, attuati al momento di giungere o partire da Catania, fossero finalizzati a concordare, come già detto, appuntamenti al fine di dar luogo a colloqui di natura strettamente riservata. Un ulteriore contatto con la succitata utenza si registra il giorno 19 Luglio alle ore 12,45, due giorni dopo un nuovo arrivo in Sicilia del Cattafi. C’è da registrare anche che i contatti telefonici con gli Ercolano risultano molto ravvicinati a quelli con lo Sciotto. (cfr. informativa GICO, pg. 95-96).
Con riferimento al contatto del 6 settembre 1991, il GICO scriveva: “Il mese di settembre registra i soliti contatti con Sciotto Francesco; uno di questi è caratterizzato dalla circostanza che l’utenza cellulare dello Sciotto (0337/886744) veniva contatta dal Cattafi subito dopo (ore 12,25 del giorno 6) aver contattato l’utenza della Beton Conter srl facente capo ai fratelli Ercolano (ore 12,18). In precedenza, come già evidenziato, sono state riscontrate analoghe telefonate eseguite in un breve lasso di tempo (vgs. all. n. 161) (cfr. informativa GICO, pg. 96). Con riferimento al contatto del 5 novembre 1991, scriveva: “Il giorno 5 viene contattata l’utenza della Beton Conter srl dei fratelli Ercolano: la telefonata, al contrario delle altre relativamente brevi e verosimilmente prodromiche a contestuali incontri, si dimostra più lunga (215 secondi contro i circa 60 delle altre), e viene effettuata il giorno prima della partenza del Cattafi dalla Sicilia.” (cfr. informativa G.I.C.O., pg. 98).
Con riferimento al contatto del gennaio 1992, il GICO ancora riferiva: “Il mese di gennaio 1992 è caratterizzato dai contatti Cattafi – Sciotto; Sciotto – Madaudo; Cattafi – Battaglia; Cattafi – Oto Melara (vgs. all. n. 167). In tale mese Cattafi Rosario è rimasto in Sicilia sino al giorno 13; da tale giorno e fino al 15 ha soggiornato a Roma e successivamente è rientrato a Milano. … Durante la permanenza del Cattafi in Sicilia, invece, si registra anche un contatto all’utenza (095/71300691) della Beton Conter srl di Catania. ” (cfr. informativa G.I.C.O., pg. 99-100).
Appaiono dunque pienamente provati i contatti fra il CATTAFI ed esponenti della famiglia ERCOLANO, quanto meno in un arco di tempo compreso tra il marzo 1991 al gennaio 1992.
Da notare che il collaboratore di giustizia Angelo SIINO, che ben conosceva la famiglia ERCOLANO – SANTAPAOLA, ha espressamente affermato che proprio la società “Beton Conter” era riconducibile alla “famiglia di Catania”, per come gli fu detto dallo stesso Sebastiano ERCOLANO. Si riportano le dichiarazione di SIINO Angelo:

Verbale del 6.3.1998, ore 10,00, in Roma – uffici dello S.C.I.C.O.

…OMISSIS…
A.D.R. All’inizio degli anni 80 Sebastiano Ercolano mi disse che erano riconducibili alla famiglia di Catania sia la Betonconter (una società tra gli stessi Ercolano e tali Conti) e la ditta di trasporti Conti. Con riferimento a tali Conti devo dire che non so se si trattava di persone che facevano parte dell’organizzazione o se gli stessi si limitavano a curarne gli interessi economici.
…OMISSIS…

Verbale del 10.11.1997, ore 10,00.

…OMISSIS…
Il SIINO dichiara: Pur non essendo, come in altri interrogatori ho dichiarato, uomo d’onore, ho una profonda conoscenza della mafia catanese, tra l’altro io avevo interessi nelle zone del catanese e del siracusano, in particolare avevo acquistato un’azienda agricola a Sigonella ed altra azienda, denominata Naval protector che si occupava di bonifiche all’interno delle raffinerie di Priolo.
Ho conosciuto Benedetto SANTAPAOLA attraverso Stefano BONTADE agli inizi degli anni ’70, avendo con loro in comune la passione del tiro a volo e della caccia. Il SANTAPAOLA sapeva bene chi ero io anche perché ero il nipote di Salvatore CELESTRE, quest’ultimo, sin dagli anni ’50 aveva contatti con i mafiosi di Catania in particolare con Orazio NICOTRA. Per quanto riguarda l’acquisto della tenuta di Sigonella devo precisare che ero stato stimolato, dopo un primo acquisto in quella zona, ad estendere la proprietà da Stefano BONTATE, questi infatti attraverso Pippo CALO’ e personaggi di Roma a me sconosciuti aveva la possibilità di avere contatti con gli americani. Il BONTATATE mi mostrò una planimetria di ampliamento dell’aeroporto militare che doveva includere la mia proprietà. Preciso che la mia tenuta iscriveva l’ intera base di Sigonella. Allorché fu presa la decisione di portare avanti l’affare e quindi avere una maggiore presenza nel territorio di Catania secondo le regole dovetti prendere contatti con Nitto SANTAPALOLA che come ho detto ben conoscevo e con esponenti mafiosi catanesi. A tale proposito Cirino IRA mi accompagnò presso il bar Africa, almeno credo che sia questa la denominazione gestito da Salvatore SANTAPAOLA. Turi SANTAPAOLA mi fece conoscere Enzo AIELLO, che allora non era quel personaggio che poi divenne in seguito per i mafiosi catanesi. All’epoca l’AIELLO era scherzosamente chiamato da Pippo ERCOLANO, che pure conoscevo, “Enzo u’ babbo”. L’AIELLO doveva sostanzialmente gestire la mia tenuta di Sigonella che tra l’altro divenne luogo di riunione per gli esponenti mafiosi catanesi. Così conobbi un po tutti gli appartenenti all’organizzazione del SANTAPAOLA, tra i quali ricordo Turi “dilova” , Sebastiano ERCOLANO, Marcello D’AGATA, Nicolò MALGIERI, Ciuzzo MANGION ed altri.
…OMISSIS…
Circa l’omicidio FAVA non ho notizie dirette, posso solo dire che la mafia cercò di diffamare il giornalista facendo circolare la voce che si trattava di un ricattatore, addirittura di un pedofilo, si tentava in sostanza di screditarlo per isolarlo, non riuscendoci, si provvide alla sua eliminazione fisica. Ricordo che a mettere in giro queste voci furono Salvatore SANTAPAOLA, Giuseppe ERCOLANO e Ciuzzo MANGION, in tali occasioni fu a volte presente anche Aldo ERCOLANO.
Forse ho conosciuto Maurizio AVOLA, ma non ne sono sicuro, dagli affiliati io ero conosciuto come “il palermitano di Sigonella”. E’ possibile che l’AVOLA mi conosca con questo nome.
…OMISSIS…

Anche il ROS C.C. di Messina ha eseguito accurati accertamenti sulla società “Beton Conter” e sui fratelli Salvatore e Sebastiano ERCOLANO Salvatore.
In primo luogo il ROS ha verificato lo stretto rapporto di parentela intercorrente fra costoro ed Aldo ERCOLANO (cfr. informativa Ros del 22.2.2012).
Gli accertamenti anagrafici, in particolare, hanno evidenziato che ERCOLANO Aldo è nipote di ERCOLANO Salvatore e di ERCOLANO Sebastiano, poiché il padre di ERCOLANO Aldo, ERCOLANO Giuseppe, è fratello di Sebastiano e di Salvatore. Tanto emerge dai seguenti accertamenti anagrafici:

- Inter.: ERCOLANO Aldo nato a Catania il 14.11.1960, pt. Giuseppe e mat. SANTAPAOLA Grazia;
- Padre: ERCOLANO Giuseppe, nato a Catania il 03.11.1936, pt. Aldo, mt. D’EMANUELE Maria;
- Madre: SANTAPAOLA Grazia, nata il 10.01.1942, pt. Vincenzo, mat. D’EMANUELE Cosima;
- Zio: ERCOLANO Sebastiano, nato a Catania il 19.07.1944, pt. Aldo, mt. D’EMANUELE Maria;
- Zio: ERCOLANO Salvatore, nato a Catania il 12.01.1950, pt. Aldo mt. D’EMANUELE Maria.

ERCOLANO Giuseppe, Sebastiano e Salvatore, inoltre, sono cugini di SANTAPAOLA Benedetto, inteso “Nitto”, poiché le rispettive madri, D’EMANUELE Maria e D’EMANUELE Cosima, sono sorelle. ERCOLANO Giuseppe è anche cognato di SANTAPAOLA Benedetto, per averne sposato la sorella SANTAPAOLA Grazia.
Con riferimento alla riconducibilità della società “Beton-Conter” ai citati Salvatore e Sebastiano ERCOLANO, il ROS C.C. ha richiamato l’O.C.C. in carcere n. 4492/10 del Gip del Tribunale di Catania datata 22.10.2010, a carico di Aiello Vincenzo + 59, scaturita dall’indagine “Iblis” della Sezione Anticrimine del ROS di Catania, della quale si riporta il seguente stralcio:

. . . Omissis …
“9. Conti Salvatore:
Conti Salvatore, detto Turi, è chiamato a rispondere del reato associativo ascrittogli al capo Al della rubrica. II Conti nel passato è stato condannato in primo grado per essere associato al clan Santapaola-Ercolano fino al maggio 1997. Segnatamente, con sentenza del 6.12.2003 (depositata il 15.01.2004), la II Sezione del Tribunale di Catania, sulla base delle fonti di prova raccolte nel procedimento n. 6096/96 NR (a cui e stato unito il 6202/96 NR – cd. Procedimento “Chiaroluce”) condannava Conti Salvatore alla pena di anni 5 di reclusione. Nella motivazione della sentenza emergono “provati” collegamenti di Turi Conti con Nitto Santapaola, Francesco Mangion e gli Ercolano, come riferito da numerosi collaboranti di quell’area. In particolare, emergeva che a Turi Conti venivano assegnati dall’organizzazione compiti molto “delicati”, avendo lo stesso incontrato Nitto Santapaola a casa di Amato Italia (convivente di Mangion, madre di Pattarino Francesco), frequentato e nascosto Mangion Francesco durante la latitanza, prestatosi ad essere il prestanome degli Ercolano nel settore dei trasporti (per distogliere l’attenzione dall’AVIMEC degli Ercolano) e, comunque, gestito delle società in cui soci erano gli stessi Ercolano; ancora, aveva raccolto da altri imprenditori somme a titolo di “messa a posto” (per quella che all’epoca i collaboratori di giustizia chiamavano la “bacinella grossa”), si era interessato per i Santapaola per appurare il tradimento di Di Salvo Giuseppe; e, ancora, aveva partecipato ad una riunione con Chiofalo e Galati Giordano Orlando per concordare la “messa a posto” che i “cavalieri” Costanzo e Graci avrebbero dovuto pagare ai barcellonesi per i lavori della linea ferroviaria Messina – Palermo. Emergeva – tra l’altro – che Conti, insieme a suo fratello Giuseppe, aveva delle società che si occupavano di trasporti (in particolare trasporti eccezionali), di movimento terra e di “cemento” e che lo stesso Conti era stato socio dei fratelli Salvatore e Sebastiano (Iano) Ercolano nella “Conter S.r.l.” e nella “Beton-Conter S.r.l.” …
Omissis … (Vds. All.n.13: stralcio copia o.c.c. n. 4492/10 del Tribunale di Catania)

Gli accertamenti esperiti presso il ROS di Catania hanno consentito di documentare che le quote societarie della citata “Beton Conter”, con provvedimento n. 6202/96 – 6096/96 R.G.N. e n. 2071/97 R.G. Gip del Tribunale Sez. Gip di Catania, datato 14.06.1997, sono stati sottoposti a sequestro preventivo.
Allo stato attuale la stessa società si trova nella seguente situazione amministrativa:

Denominazione: Beton Conter s.r.l.
Sede legale: Catania, Garibaldi n. 79.
Partita iva: 01294530876.
Unità locali: stabilimento: Catania c.da Gelso km 8,400.
Costituzione: 8.1.1982.
Stato attività: fallimento dal 16.4.1998.
Cap. le sociale dichiarato: Deliberato lire 20.000.000; Sottoscritto lire 20.000.000.
Oggetto Sociale: Betonaggi, calcestruzzi e trasporti conto terzi.
Amministratore giudiziario:
PERNA Teodoro, nato a Noto (SR) il 23 .06.1949, residente in Catania in via M. Sangiorgi nr. 37, nominato con atto del 14.06.1997;
CRISTINA Fulvio, nato a Caltagirone (CT) il 01.09.1963, ivi residente in via Vittorio Emanuele Orlando, nominato con atto del 14.06.1997;
GIUFFRIDA Giuseppe Benedetto, nato a Misterbianco il 23.6.1951, residente in Catania via Imperia n. 12, nominato con atto del 14.6.1997.
Curatore fallimentare: SCIUTO Giuseppe, nato a Catania il 18.10.1947, ivi residente in via Musumeci nr. 159.
Proprietà: Erario dello Stato, quota di nominali 3.334; CONTI Salvatore, nato a Floresta (ME) il 24.03.1950, quota di nominali 8.333; CONTI Giuseppe, nato a Catania il 17.12.11954, quota di nominali 8.333.
Note: Dall’elenco dei negozi giuridici sul conto di CONTI Salvatore, si evidenzia che la società BETON Conter s.r.l. veniva costituita in data 08.01.1981. Nei conferimenti del valore dichiarato di lire 20.000.000 per la relativa costituzione, risultano co-parti oltre ai fratelli CONTI, anche ERCOLANO Sebastiano nato a Catania il 19.07.1944 e deceduto il 31.05.2010, ed ERCOLANO Salvatore nato a Catania il 12.01.1950.

Dal C.E.D. FF.PP, infine, emerge che ERCOLANO Salvatore ed ERCOLANO Sebastiano, quest’ultimo deceduto, hanno annoverato numerosi pregiudizi penali e condanne riconducibili al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Tali atti ivi evidenziano l’indubbia appartenenza dei medesimi alla famiglia mafiosa “Ercolano – Santapaola “. Infatti:
- ERCOLANO Sebastiano, con sentenza n. 26/69 della Corte di Assise di Catania, è stato condannato alla pena di anni 16 di reclusione per il reato di cui all’art. 4l6 bis. Con la stessa sentenza sono stati giudicati e condannati: SANTAPAOLA Angelo, SANTAPAOLA Francesco cl. 1961 e SANTAPAOLA Francesco cl. 1962, SANTAPAOLA Salvatore e SANTAPAOLA Vincenzo e ROMEO Francesco, nato a Messina il 09.01.1940, ivi residente c. da Minissale n.3 , cognato di SANTAPAOLA Benedetto (Vds. All. n.14: stralcio sentenza c.d. Orsa Maggiore 1″).
- ERCOLANO Salvatore, con sentenza del Tribunale di Catania n. 403/07 Reg. Sent. del 26.04.2007, scaturita dall’indagine “Dionisio”, è stato condannato alla pena di anni 5 e mesi 6 di reclusione per il reato di cui all’art. 416 bis cp. Con la stessa sentenza e per lo stesso reato sono stati condannati SANTAPAOLA Benedetto, ERCOLANO Aldo ed altri soggetti organici alla c.d. “famiglia ERCOLANO-SANTAPAOLA”
(Vds. all. n. 15: Stralcio della Sentenza n. 403/07, c.d. Dionisio; Vds. all. n.16: copia dispositivo della sentenza dell’01.04.2009; Vds. all. n.17: certificato penale del casellario giudiziale di Ercolano Salvatore).
Un’altra circostanza che non può non osservarsi è la seguente: nel periodo in cui risultano accertati i contatti telefonici tra Rosario CATTAFI e la società BETON CONTER riconducibile ai fratelli Salvatore e Sebastiano ERCOLANO, ossia dal marzo 1991 al gennaio 1992, SANTAPAOLA Benedetto era e continuava ad essere un soggetto che viveva in stato di latitanza.
Costui, infatti, come esplicitato da una nota ROS CC di Messina del 22.2.2012, “… risulta essere stato dichiarato latitante a seguito dell’uccisione del prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, avvenuto in quella città in data 3.9.1982. Lo stesso, dopo circa 10 anni di latitanza, è stato tratto in arresto in data 18.5.1993 in località Mazzarrone di Catania.”.
Invece, in quello stesso periodo, ERCOLANO Salvatore beneficiava degli arresti domiciliari, così come risulta dalla medesima nota ROS (“… ERCOLANO Salvatore risulta essere stato detenuto ininterrottamente dal 29.10.1986 alla data odierna. Egli dal 18.7.1989 al 26.10.1991 ha beneficiato degli arresti domiciliari.”), mentre ERCOLANO Sebastiano, nel medesimo periodo, era in completa libertà (“ERCOLANO Sebastiano risulta essere stato detenuto a far data dal 27.5.1993. Negli anni 1991 – 92 risultava essere in libertà”) (cfr. nota ROS CC di Messina del 22.2.2012, in atti).
Appare dunque assolutamente plausibile che il CATTAFI, non potendo in quel periodo contattare direttamente e per mezzo del telefono un latitante come il SANTAPAOLA, ricorresse a “canali alternativi”, quali ERCOLANO Salvatore e Sebastiano, non a caso zii paterni di ERCOLANO Aldo.

I contatti telefonici “mediati” di Cattafi con AVIMEC srl di Giuseppe ERCOLANO e Grazia SANTAPAOLA.

La più volte menzionata informativa GI.CO. di Firenze del 3.4.1996 ha anche analizzato anche alcuni contatti “mediati” che si sono verificati fra il Cattafi e la società AVIMEC srl.
La AVIMEC srl era stata costituita il 18.11.1974, con oggetto sociale l’attività di trasporto merci per conto terzi, con sede in Catania (cfr. all. n. 182, GICO).
Amministratore unico, prima della nomina di un amministratore giudiziario da parte del Tribunale di Catania in data 23.10.1989, era SANTAPAOLA Grazia; socio era ERCOLANO Giuseppe.
SANTAPAOLA Grazia, sorella di Benedetto SANTAPAOLA, aveva sposato il cugino ERCOLANO Giuseppe; dalla coppia erano nati Aldo ERCOLANO, nonché gli altri figli Rosina, Maria, Vincenzo.
Dall’archivio INPS risulta che ERCOLANO Aldo era stato dipendente, dagli anni che vanno dal 1984 al 1991, escluso il 1985, presso la ditta AVIMEC (cfr. memoria del PM depositata nel processo a carico di Dell’Utri Marcello + 1, in atti).
AMATO Italia, inoltre, madre del collaboratore PATTARINO Francesco, figlio naturale del noto esponente della famiglia di Catania MANGION Francesco, affermava di aver incontrato il CULTRERA, di cui si dirà dubito dopo, in compagnia di appartenenti al clan Santapaola, presso l’AVIMEC e negli uffici di Aldo Ercolano, siti in corso Sicilia di Catania (cfr. informativa GICO, pg. 82).
L’Informativa GI.CO. analizzava le indagini svolte a Catania nei confronti di Cultrera Felice, Filippo Battaglia, Ripa Domenico ed altri, per il reato di traffico internazionale di armi, nella specie l’export di cannoni, cui avevano preso parte anche lo S.C.O. e le autorità spagnole, le quali, in particolare, avevano sottoposto ad intercettazione telefoniche alcune utenze del Cultrera in Spagna.
L’Informativa GI.CO, analizzando tali risultati, affermava che nel marzo 1992 vi erano stati contatti reciproci fra SCIOTTO, BATTAGLIA e CATTAFI e poi tra BATTAGLIA e un’utenza intestata alla AVIMEC srl, in uso a tale CURCIO Ascenzio Elios: le telefonate di rilievo di marzo iniziavano con il contatto fra Sciotto e Madaudo (giorni 1 e 3). Il giorno 4 vi era un contatto tra il cellulare del Cattafi e l’utenza messine di Battaglia. Il 5 ed il 6 vi erano contatti tra il Cattafi e lo Sciotto e tra questi ed il Madaudo. Il giorno 7 Battaglia si sentiva per tre volte con un’utenza intestata alla AVIMEC srl ed in uso al catanese CURCIO Ascenzio Elios, il quale aveva numerosi contatti, anche telefonici, con la stessa società AVIMEC.
Il Curcio, oltre ad utilizzare utenze della Avimec, era in contatto con Ercolano Giuseppe, come risulta da alcune indagini eseguite dallo S.C.O.: il Curcio, nel settembre del 1991, era stato osservato presso l’hotel Parco dei Principi di Roma prendere parte ad un vero e proprio summit mafioso al quale erano presenti diverse persone, tra cui Ercolano Giuseppe, Magliari Alberto ed altri.
Nello stesso mese di settembre, nel corso di analogo servizio di appostamento e pedinamento, il Curcio, in compagnia del pregiudicato Cristaldi Umberto, era stato notato prelevare dall’aeroporto di Catania Magliari Alberto e Consoli Giuseppe, provenienti da Toronto e condurli direttamente presso la ditta Avimec di proprietà dello stesso Ercolano Giuseppe.
Dalle conversazioni intercettate in Spagna si rileva che è lo stesso Curcio che si propone di presentare al Cultrera un amico messinese, identificato successivamente, nel Battaglia, che poteva essere utile nella gestione di affari relativi alla fornitura di ermi a paesi extracomunitari.
In ordine tale viaggio in Spagna, il 31.3.1992 veniva eseguita una intercettazione tra presenti presso l’aeroporto di Catania nei confronti del Curcio e del Battaglia, dalla quale risultava che essi facevano esplicito riferimento a Ercolano Giuseppe, alla moglie e al figlio e alla loro azienda che aveva avuto problemi di natura giudiziaria: il riferimento riguardava l’Avimec srl che, dalla fine del 1989 era sottoposta ad amministrazione giudiziaria con la nomina nel febbraio 1993 di Ercolano Vincenzo a “direttore tecnico”. In merito il Curcio affermava che l’azienda sarebbe stata presto restituita all’Ercolano non essendo stati trovati riscontri alle accuse formulate dalle Autorità procedenti (informativa GICO pg. 109-110).

5. I contatti di Rosario Cattafi con la società ICEM di Rao ed Isgrò.
I contatti “mediati” di Cattafi con ICEM
Dall’informativa GI.CO. di Firenze del 3.4.1996 risultava che Cattafi Rosario era in strettissimi rapporti con tale avv. Russo, il quale, a sua volta, aveva più volte contattato un’utenza in uso alla società ICEM srl, con sede a Barcellona (cfr. informativa GICO, pg 29; cfr. all. 26 – 27).
Pur trattandosi di contatti “mediati” e non diretti da parte del Cattafi con tale società, non si può non ricordare come la ICEM srl sia stata un’impresa assolutamente ed esclusivamente riconducibile a RAO Giovanni ed ISGRO’ Giuseppe.
Con riferimento alla riconducibilità di tale società ICEM a RAO Giovanni ed ISGRO’ Giuseppe, si rinvia all’ordinanza cautelare “Gotha 1”, in atti (cfr. ordinanza cautelare “Gotha 1”, in atti).

*dalla richiesta di applicazione di misura cautelare della DDA di Messina

Tratto da: enricodigiacomo.org

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