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provenzano-bernardo-web0di Anna Petrozzi - 25 ottobre 2011
Giacca, cravatta e l’aria di un qualsiasi uomo di mezza età. Stefano Lo Verso si è seduto questa mattina davanti alla Corte, presieduta dal giudice Mario Fontana, chiamata a giudicare il generale Mori e il colonnello Obinu per la mancata cattura di Provenzano. Visibilmente teso e protetto in parte dal paravento il neo collaboratore di giustizia è rimasto sempre rivolto verso il Tribunale anche durante le domande del pubblico ministero Nino Di Matteo. 

Non ha certamente il curriculum dell’uomo d’onore di grande rilievo Lo Verso, ma per più di un anno, dal gennaio 2003 fino al 19 settembre 2004, si è occupato della latitanza di Bernardo Provenzano, ne ha curato gli spostamenti, lo ha ospitato negli immobili di sua proprietà, soprattutto una villetta della suocera a Ficarazzi, e gli ha perfino reperito medicinali costosissimi di vitale importanza per curare il suo cancro alla prostata.
Per questa ragione tra il capo dei capi di Cosa Nostra e questo autista di un piccolo e prepotente boss di provincia, Mezzatesta, si sarebbe creato un rapporto di fiducia tale da indurre il primo a lasciarsi andare in confidenze. “Mi hai salvato la vita e chi salva una vita salva se stesso”, sarebbe stata la massima appropriata all’occasione dispensata dal padrino.
Per lungo tempo Lo Verso non ha capito con chi aveva a che fare, solo in seguito ad una mezza frase sibillina di Provenzano se ne è reso conto. “Avevo nelle mani una bomba atomica”.
Vista la sua reazione di spavento il vecchio corleonese si sarebbe affrettato a tranquillizzarlo: “Non ti preoccupare, a me non mi cerca nessuno. Io sono protetto da politici e forze dell’ordine. In passato sono stato protetto da un potente dell’Arma”.
Ed è questa la prima rivelazione di cui Lo Verso diventa custode. Ma non la sola. “Un giorno – racconta – guardando la TV si parlava di qualche processo che ora non mi ricordo. Ho preso lo spunto per chiedergli se era vero quello che si raccontava in giro della mancata cattura a Mezzojuso. E lui mi disse che aveva incontrato Luigi Ilardo perché era il nipote di Piddu Madonia e tante volte gli aveva chiesto di incontrarlo. Aveva poi saputo che Ilardo aveva un registratore e mi disse, come ad avvertimento: ‘Ma hai visto che fine ha fatto?’.”
Una mattina prestissimo, invece, verso le 4:30, gli portarono (nella sua campagna) Provenzano su una motoape carica di limoni. “Era particolarmente contento – prosegue Lo Verso – perché quel giorno avrebbe rivisto sua moglie dopo 3 anni. Da 12 anni infatti era stato costretto a smettere di vivere con lei per colpa della volontà di altri. Il riferimento è alle stragi di cui avrebbe subito la decisione perché ‘non mi potevo mettere contro il mio paesano’.”
“Delle stragi (sarebbero solo quelle del ’92) - gli aveva confidato il boss dei boss – sono rimasti in pochi a sapere la verità. Siamo rimasti io, il mio paesano, Andreotti e altri due che sono morti. Lima perché non voleva che si facessero le stragi ed è stato ammazzato perché si temeva non reggesse il peso, e Vito Ciancimino, probabilmente ucciso pure lui.
Lima poi sarebbe stato sostituito da Dell’Utri che sarebbe stato in contatto con suoi uomini e nel 1994 “era stato lui in persona, Bernardo Provenzano, a far votare per Forza Italia in Sicilia”.
Difficile stabilire, oltre alla veridicità di quanto dichiarato da Lo Verso, se quanto confidatogli da Provenzano sia vero o si limiti a qualche imbeccata per farlo sentire protetto e a suo modo importante. I nomi tirati in ballo non sono di certo una novità, nemmeno quelli altisonanti di Cuffaro, referente politico che aveva il compito di mantenere gli accordi presi, compreso quello di garantirne la latitanza, e del presidente del senato Renato Schifani indicatogli da Nicola Mandalà, boss di Villabate, come socio e amico di suo padre, Nino Mandalà, che sarebbe stato capace di agevolarli nei proprio affari.
E mentre Dell’Utri ha annunciato di essersi fatto una risata e Schifani di aver dato mandato ai propri legali di sporgere querela, occorrerà attendere la valutazione del Tribunale che ha rinviato la prossima udienza all’11 novembre prossimo.

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