Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

zangara-salvatore-targa-web0di Franco Cascio - 7 ottobre 2011
I fori dei proiettili sul muro di piazza Vittorio Emanuele Orlando rimasero visibili per anni. Solo nel 1995, dodici anni dopo quel sabato 8 ottobre 1983, l’amministrazione comunale di Cinisi pose una targa in memoria di Salvatore Zangara, vittima innocente di mafia, ucciso nel corso di un agguato teso al capomafia del paese Procopio Di Maggio. Erano gli anni della seconda guerra di mafia. Il conflitto tra Badalamenti e i suoi alleati e i corleonesi lascerà sul terreno decine di vittime. Gli omicidi a Cinisi non si conteranno più.

Don Procopio Di Maggio, vecchio boss di Cinisi, oggi ancora in vita, era già scampato ad un attentato due anni prima. Una Giulietta fiondò al suo distributore di benzina sparando all’impazzata. Il boss, ferito e sanguinante, reagì e si salvò la vita.
L’attentato si inseriva nella faida tra i Badalamenti (nonostante il capostipite don Tano avesse fatto perdere le sue tracce fino al giorno del suo arresto avvenuto nel 1984) e i Di Maggio, da sempre ostili.  Dopo un periodo di pace le ostilità ripresero  a seguito della morte di un figlio di don Procopio in uno “strano” incidente stradale. Per Di Maggio i responsabili della morte del figlio furono invece i Badalamenti.
Negli anni ’80  Cinisi vedrà le sue strade riempirsi di una impressionante scia di sangue. In paese a regnare era il terrore. Assistere ad un omicidio, esserne testimoni, ad esempio, equivaleva ad una condanna a morte. La “mafiopoli” descritta da Impastato viveva la fase più tragica: quella dei morti ammazzati.
A cadere in quella guerra di mafia, finita con il predominio dei corleonesi, saranno uomini d’onore, loro parenti, semplici affiliati. Nel conto anche un innocente cittadino, padre di famiglia, stimato professionista e impegnato in politica.
Era la sera del 8 ottobre 1983. Questa volta i sicari scelsero la centralissima piazza del paese dove il capomafia era solito passeggiare.  Il bersaglio dei killer era sempre lui. A bordo di un Renault 5 spararono all’indirizzo del boss che in quel momento si trovava in compagnia del figlio Giuseppe. Ma ancora una volta don Procopio riuscì a salvarsi la pelle, facendosi scudo di alcuni passanti. Il boss mafioso la fece franca e a rimanere sul selciato fu Salvatore Zangara, 52 anni, sposato e padre di tre figli, titolare di un laboratorio di analisi, segretario locale del P.S.I.  Per caso si trovava a passare nel luogo dell’agguato.  La raffica di proiettili destinati al capomafia di Cinisi raggiunsero lui e altre due persone che rimasero gravemente ferite.
L’omicidio di Salvatore Zangara è rimasto impunito. Non sono mai stati individuati mandanti ed esecutori dell’attentato.
Nel 1987 Salvatore Zangara fu riconosciuto vittima innocente della mafia. Una Cinisi  diversa da quella che fino a 11 anni fa abbassò le saracinesche in segno di lutto al passaggio del feretro di Peppone Di Maggio, il rampollo del boss, ucciso e gettato in pasto ai pesci, oggi lo ricorda.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos