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Una chiara ricostruzione sul perché è stato ucciso uno dei giornalisti più scomodi di sempre

Quali erano le fonti di Mino Pecorelli? Era infiltrato nella Loggia P2? Che cosa poteva rivelare sull’"apparato" militare di Avanguardia Nazionale? E sul golpe Borghese? Cosa sapeva dei servizi segreti paralleli, da Gladio al Noto Servizio? Aveva letto la versione “integrale” del memoriale Moro? Da dove veniva la pistola con cui è stato ucciso? E che fine ha fatto?
Queste sono solo alcune delle numerosissime domande rimaste aperte sul caso Mino Pecorelli e sul mistero della sua morte. A distanza di oltre quarant’anni dalla scomparsa un nuovo libro, scritto dalla giornalista Raffaella Fanelli dal titolo “La strage continua” (ed. “Il ponte delle Grazie”), cerca di rispondere a quegli irrisolti interrogativi.


Giornalista dal fiuto eccezionale, Mino Pecorelli aveva contatti e fonti nel mondo della politica, fra i militari, nei servizi segreti, nella P2. I suoi articoli su OP, la rivista da lui fondata e diretta, erano bordate terribili, in grado di far tremare molti potenti. Il libro ripercorre la vita e le inchieste del giornalista, alla ricerca della verità sulla sua morte. È un viaggio allucinante, negli oscuri meandri in cui si incrociano le vicende dell’eversione nera, della P2, di Gladio, ma Raffaella Fanelli è anche lei un segugio di razza, capace di muoversi fra le molte piste confuse e di non mollare, anche con coraggio, quando trova una traccia. E di guidare con sicurezza il lettore. Se si vorrà, finalmente, accertare la verità, è da questa indagine che bisognerà ripartire. Perché la verità può essere scomoda, può essere nascosta, può venire negata, ma esiste. E uomini come Pecorelli, che per lei hanno dato la vita, la meritano.

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