Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Alessio Pracanica
Altro giro, altro regalo. Chi pensava che con Nello Musumeci alla Presidenza della Regione Sicilia avremmo trascorso un grigio quinquennio, con Palazzo d’Orleans ridotto a bivacco di manipoli, si sbagliava di grosso.
Il Presidente è un vulcano di idee, cento ne fa e una ne pensa. L’ultima trovata è la cooptazione del leggendario Guido Bertolaso. Una nomina che, in una Sicilia già in procinto di diventare bellissima, rappresenta la classica noce di cocco sulla torta.
Confessiamo di essere tra coloro che nutrono, per Bertolaso, una struggente tenerezza.
Sentimento quasi doveroso, nei confronti di chi non sapendo uscire da un centro massaggi, chiama in soccorso col satellitare lo stato maggiore della Protezione Civile.
In più, è uomo profondamente sfortunato.
Pur prodigandosi senza sosta per il paese, viene seguito e perseguito da una serie incredibile di inchieste giudiziarie. Tutte fortunatamente archiviate.
Nominato per ben due volte, nel 2006 e nel 2008, commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania, affronta la faccenda con piglio sbrigativo e decisionista.
Nel 2007 si dimette, dopo lunghe polemiche con il ministro dell’Ambiente, causate dalla volontà di Bertolaso di aprire una discarica accanto a un’oasi del WWF.
Nel luglio 2009 invece dichiarerà finita l’emergenza, quando restano ancora in giacenza 5 milioni di ecoballe da smaltire.
Nelle more del difficile compito, provvede all’apertura delle famigerate discariche di Chiaiano e Terzigno.
La prima, situata dentro il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli. La seconda, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio.
Parchi e discariche, evidentemente, sono per Bertolaso un binomio imprescindibile.
Per completezza d’informazione, si deve citare una successiva inchiesta, che appurerà la fattiva collaborazione, nella vicenda rifiuti, di parecchie ditte legate ai clan camorristici Mallardo e Zagaria.
In particolare la Over Line dei fratelli Fontana, uomini di fiducia dei Zagaria, che priva del necessario nulla osta antimafia, nel 2008 entra nel Consorzio Universal 2, operante in collaborazione con la missione tecnico-operativa di Guido Bertolaso.
Ma a tutto ciò non fa seguito alcun coinvolgimento giudiziario e il nostro eroe resta senza macchia.
Unico, piccolo strascico, l’inchiesta Rompiballe, che nel 2008 vede indagata oltre a Bertolaso, la sua vice Marta Di Gennaro. L’accusa è di traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Inutile dire che la posizione di Bertolaso verrà ben presto stralciata.
Neanche il tempo di riposarsi che, il 6 aprile 2009, viene nominato commissario straordinario per l’emergenza del terremoto in Abruzzo.
Terremoto a cui la Protezione Civile da lui diretta ha già prestato alacre contributo. Proprio qualche giorno prima.
Ovvero il 31 marzo 2009, quando, dopo una scossa di magnitudo 4, consiglia agli abruzzesi di rientrare in casa, perché “non c'è pericolo.”
Appena cinque giorni dopo la scossa più forte, che causa 309 morti.
Rinviato a giudizio, Bertolaso viene assolto per non aver commesso il fatto. I membri della Commissione Grandi Rischi, convocata proprio da lui all’Aquila il 31 marzo, vengono condannati in primo grado a 6 anni e assolti in appello.
Con l’eccezione del vicedirettore del settore tecnico della Protezione Civile De Bernardinis, autore materiale del prezioso consiglio, che viene condannato a due anni. Sentenza in seguito confermata dalla Cassazione.
Ma è nell’immediatezza del sisma, che la gestione Bertolaso esplica tutta la sua dirompente efficacia, accostando alle opportune scelte tecniche, premurose disposizioni con funzione moralizzatrice.
Per esempio, nelle tendopoli pare venga proibita la somministrazione di alcolici, caffè e bibite gassate, per non eccitare i terremotati.
Luminoso provvedimento di stampo medievale a cui forse, con maggiore coraggio, si sarebbe potuta associare l’introduzione del cilicio e di lente processioni di flagellanti.
Agli sfollati viene altresì vietato di tenere assemblee, fare volantinaggio e appendere striscioni.
La ricostruzione intanto procede spedita, sotto l’egida della Protezione Civile, che sovrintende all’assegnazione degli appalti, liberalizzando, con l’ordinanza 3820, la selvaggia proliferazione dei subappalti. Nasceranno così, nel giro di pochi mesi, le prodigiose New Town, per dare riparo alle martoriate popolazioni.
Nemmeno il tempo di inaugurarle, che da una delle casette si stacca proditoriamente un balcone.
A tutt’oggi, gran parte di quelle abitazioni, costate oltre un miliardo di euro, risulta inagibile. Ogni tanto si stacca un cornicione, viene giù un terrazzino, piovono calcinacci.
Alcuni residenti sono stati ricollocati in un altro lotto della ricostruzione, il cosiddetto insediamento MAP. Vuoto perché dichiarato inagibile già nel 2013, ma almeno le case sono a piano terra e senza balconi che possano crollare.
Sono in corso numerose inchieste, naturalmente. Non solo per le New Town. Sui wc chimici, per esempio, di cui pare ne siano stati affittati 1600 più del necessario, al modico costo di 80 euro al giorno cadauno. O sul subappalto senza gara, affidato a una ditta appartenente al coordinatore abruzzese del PdL.
Risultano indagate parecchie persone, ma nessun avviso di garanzia ha mai sfiorato la fulgida persona dell’Alto Commissario.
Il 24 luglio 2010, il commissario Bertolaso dichiara conclusa l’emergenza terremoto. Affermazione che non avrà mancato di allietare i trentamila abruzzesi ancora alloggiati in albergo.
Sempre nel 2009, altro incarico di prestigio: la gestione del G8. Inizialmente prevista a La Maddalena e successivamente, dopo lavori costati circa 400 milioni di euro, spostata proprio all’Aquila, con ulteriori 185 milioni di spesa.
Anche qui spuntano fuori inchieste giudiziarie. In particolare per la ricostruzione del porto de La Maddalena e per vari appalti pubblici in tutta Italia, con coinvolgimento di Bertolaso, Angelo Balducci, presidente del Consiglio Superiore Lavori Pubblici e dell’imprenditore Diego Anemone.
La posizione del nostro Guido sembra inizialmente vacillare. Si scoprono somme a 5 zeri versate da Anemone sul conto corrente di Gloria e Francesco Piermarini, rispettivamente moglie e cognato di Bertolaso, per consulenze di varia natura.
Coincidenze, casualità, illazioni, pinzellacchere.
La verità processuale dice che per queste vicende Guido Bertolaso verrà assolto perché il fatto non sussiste.
Balducci e Anemone vengono invece condannati a sei anni ciascuno.
Da tutte queste vicende emerge il ritratto di un eroe romantico e sfortunato, specie nella scelta delle amicizie e nel conferimento degli appalti. Ma capace comunque di imporre la volontà dello spirito sulla gretta immanenza degli eventi, dichiarando risolte emergenze ancora vive e palpitanti, con la forza della semplice presenza. Come Cesare a Zela.
Con questo spirito, pur essendo ormai andato in pensione, accorre in aiuto della Lombardia martoriata dal Covid, rispondendo al grido di dolore del governatore Fontana. Con il compito di realizzare il superbo Ospedale in Fiera, mercé i fondi donati dai munifici benefattori.
Contraendo quasi subito, purtroppo, il terribile virus. Ciò nonostante, da indefesso qual è, continua a lavorare in isolamento, portando a compimento la mirabolante costruzione.
Costo 17 milioni più Iva, pazienti ospitati 21.
Adesso si parla già di abbatterlo, ma nel frattempo pare che di alcune generose donazioni si sia persa ogni traccia.
Ultima, per il momento, puntata di una straordinaria carriera, la chiamata da parte del presidente Musumeci, come coordinatore dei protocolli di sicurezza antiCovid per i turisti.
Un incarico da far tremare le vene dei polsi.
Rischiamo di trovarlo sulle spiagge, a misurare la giusta distanza tra gli ombrelloni.
Mi dispiace che il mottarello di suo figlio si stia squagliando, signora, ma la norma parla chiaro. Quattro metri e mezzo o, se preferisce, 450 centimetri. Dura lex, sed lex.
Magari lo vedremo in piena movida, a distribuire Spritz e anacardi con guanti e mascherina. Oppure nei ristoranti.
Il cuoco è già andato via, ma vi faccio preparare due penne all’arrabbiata da Bertolaso, sul fornello da campo.
Saggio proposito, quello di ingaggiarlo. Mancano ancora più di sei mesi alla fine del 2020 e non sappiamo cosa può riservarci il futuro.
Arrivasse un asteroide, ci penserebbe lui. Affidando ad Anemone l’appalto per una bella astronave da tirar su in quattro e quattr’otto.
La destra italiana, sempre attratta dai personaggi di fantasia, non potendo ingaggiare i supereroi Marvel, ripiega ogni volta su Bertolaso. Tanto abbiamo capito che va bene per tutto. Disastri, terremoti, pandemie. Proteiforme paladino, buono per ogni stagione.
Quanto all’immaginifico Presidente Musumeci, chissà cosa ci riserverà, nei prossimi giorni? Quali geniali provvedimenti, albergano ancora nell’impenetrabile scrigno del suo petto generoso?
Forse un Al Bano Carrisi commissario straordinario al Giurassico? Un Renzo Bossi curatore del Museo Civico di Piana degli Albanesi? Solo il tempo potrà dirlo.
A tal proposito, disgrazia vuole che si debba lamentare la prematura dipartita del compianto Gaio Licinio Verre.
Illustre figura di politico, che riteniamo sarebbe stato il candidato ideale per l’Assessorato al Bilancio.

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos