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"Bonafede si dimetta"
di AMDuemila
Si è detto "stanco delle solite passe" Luciano Traina, fratello di Claudio, agente di scorta morto insieme a Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Agostino Catalano, nella strage di via D'Amelio che costò la vita anche al giudice Paolo Borsellino. In un'intervista rilasciata nei giorni scorsi all'Adnkronos ha espresso la propria rabbia per questi 28 anni in cui vi sono state "promesse" e "vuote parole a cui non seguono mai fatti".
"Non ho più fiducia in questo Stato, uno Stato che resta sempre in debito verso chi ha dato la propria vita per il Paese", ha detto alla vigilia dell'anniversario la strage di Capaci, che quest'anno, causa coronavirus, non ha visto il solito svolgersi delle commemorazioni.
"Siamo stanchi di subire ingiustizie, stufi di politici che vengono qui, nei luoghi in cui si fa memoria, dove sono morti i nostri familiari, e sfilano con le loro facce tristi come fossero loro le vittime. Seduti in prima fila a favore di telecamere e fotografi, vengono a stringerci la mano e a prenderci per i fondelli. E ora di dire basta a questa ipocrisia" ha detto ancora.
Per Traina, anche lui poliziotto (oggi in pensione) che nel tempo si è occupato anche di indagini sulla mafia e le Brigate rosse, l'ultima "beffa" è stata quella delle scarcerazioni di diversi boss mafiosi:
"Non parliamo di piccoli rapinatori, di ladri di autoradio, ma di uomini che hanno fatto la storia d'Italia all'inverso, di assassini, di stragisti, di persone che si sono macchiate di reati orrendi. E' stato come uccidere i nostri cari una seconda volta". Secondo l'ex poliziotto per questo scandalo il Guardasigilli Alfonso Bonafede dovrebbe "fare un passo indietro, anche in segno di rispetto verso i familiari delle vittime di mafia. Perché non posso credere che il ministro non fosse stato informato". I provvedimenti assunti? "Presi dopo la reazione popolare, dietro l'indignazione generale di un popolo intero". E poi ancora ha ricordato l'incontro con Bonafede in via D'Amelio in occasione del 27esimo anniversario dell'eccidio l'incontro con il capo del dicastero della Giustizia. "Quando sono sceso dal palco, mi ha stretto la mano - ha ricordato - e mi ha invitato al ministero. Da quel giorno non l'ho più visto né sentito…". Ed ha poi aggiunto: "Tutti i ministri della Giustizia che si sono succeduti in questi anni hanno promesso il loro impegno per fare luce sulle stragi ma sono passati 28 anni e queste promesse sono rimaste sempre tali".
Infine ha raccontato del suo impegno rivolto verso i giovani, girando nelle scuole: "Spiego loro cosa significa stare dalla parte giusta, parlo di giustizia e del valore delle Istituzioni, ma a volte mi sembra di prenderli in giro. Parlo di uno Stato che in 28 anni ci ha restituito solo brandelli di verità. Quella piena? Forse non la sapremo mai, perché 'le menti raffinatissime' di cui parlava il giudice Falcone quei segreti se li porteranno nella tomba".

Foto originale © Giancarlo Finessi

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