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di AMDuemila
Dopo il duro confronto tra il consigliere togato Nino Di Matteo e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, andato in scena domenica scorsa nella trasmissione di La7, "Non è l'Arena", e proseguita in settimana tra articoli di giornale e question time, ad intervenire, nel tentativo di "ricomporre questo dissidio", sulle colonne de "Il Fatto Quotidiano" è Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in via d'Amelio il 19 luglio 1992.
Una lettera, inviata al direttore Marco Travaglio, in cui sin da subito dichiara la propria stima per entrambi, tanto da essere loro amico.
Un articolo dove, con amara ironia, parla degli "errori" che sarebbero stati da loro commessi.
"Come può essere passato per la testa del ministro Bonafede di provare ad affidare la guida del Dap a uno come Di Matteo? - scrive Borsellino - Uno che da pubblico ministero si è ostinato a mettere sotto processo alti ufficiali per la mancata cattura di Provenzano o che, addirittura arrivando a ottenerne la condanna in primo grado, ha portato insieme, sul banco degli imputati, mafiosi e ufficiali e politici per quella trattativa fatta sul sangue delle vittime delle stragi e che fra gli obiettivi aveva proprio l'eliminazione del carcere duro per i mafiosi?". "Proprio una follia - prosegue Borsellino - Avesse pensato a uno come Di Maggio (ex capo del Dap ndr) che con la faccia da duro svuotava il 41 bis di mafiosi e ci organizzava pure tour per qualche giornalista, allora sì. Avrebbe raccolto il consenso e gli applausi di tutti: magistratura, politica, informazione, servizi segreti e, naturalmente, pure della mafia". "Ben gli sta, così impara - prosegue Borsellino - E per farglielo capire bene, la voce unica del sistema ha fatto passare il falso messaggio che quella proposta Bonafede l'ha ritirata perché intimorito dalle frasi d'amore dedicate a Di Matteo da mafiosi detenuti". "Per il futuro impari - dice Salvatore Borsellino - in un ministero sono ammessi i sodali dei prestanomi di Matteo Messina Denaro, le nipoti di Mubarak, perfino i pusher, all'occorrenza. Ma uno come Di Matteo no. E poi avrebbe dovuto tenere conto, in quello stesso momento, della lezione impartitagli dal suo partito, quando impose al Viminale il sottosegretario Gaetti, che al ministero si fece affiancare non certo da un pericolo pubblico come Di Matteo, ma da un ex funzionario del Sisde di Contrada come Giuseppe Di Salvo". Di Matteo, da parte sua, "come ha potuto pensare che quella proposta del ministro, di nominarlo alla guida del Dap, potesse avere seguito? Ha idea di cosa avrà dovuto subire Alfonso Bonafede dai suoi compagni di partito, dai suoi alleati di governo, dai dirigenti del suo ministero, dalle vette e nel contempo dai sotterranei del potere, quando avrà fatto cenno alla sua folle idea?". E poi ancora si legge in un altro passaggio: "Deve parlare di indagini in corso di cui si occupano altri magistrati, come ha fatto Armando Spataro tre anni fa sull'omicidio di Attilio Manca. E infatti chi ha inarcato un sopracciglio contro Spataro? Oppure bisogna mostrare di sapersi rendere proni al sovrano, come avvenne quando linciarono a sangue Luigi de Magistris col benestare del presidente Napolitano o quando lo stesso Re Giorgio entrò a piedi uniti contro i pm del processo sulla Trattativa. Cioè proprio contro Di Matteo. Non l’ha capito quale è il modo per ottenere consenso pure tra le pensose toghe da salotto? E poi che senso ha mostrare quel disprezzo per le bieche pratiche del potere? È un pazzo. Non ha visto che da lustri una grossa corrente della magistratura è comandata da un magistrato che nella sua vita ha fatto soprattutto politica, al ministero e ora al Parlamento? Non ha visto che per più di un decennio tutti i capi della magistratura associata hanno contrattato con Luca Palamara nomine e incarichi? Pure quelli che ora fanno finta di non conoscerlo. Beata ingenuità. E dire che al Csm Di Matteo ne sta vedendo!".
Concluso il testo amaramente ironico, dove non mancano riferimenti precisi anche ad altri scandali reali che si si sono consumati in questi anni e che hanno coinvolto anche scelte di governo (vedi Gaetti, ndr), Salvatore Borsellino contesta "un errore per ciascuno" a Bonafede e a Di Matteo.
Al primo di aver fatto una proposta senza aver "ottenuto il benestare di tutto il mondo del potere che gravita intorno al suo ministero e al suo governo, perché altrimenti, come sta accadendo, ricadranno su di lui gli effetti delle sotterranee, torbide trame, che lo hanno ingabbiato quando voleva Di Matteo a capo del Dap". E al magistrato consiglia di astenersi "dal guardare programmi trash in tv" quando parlano di lui.
Ed infine chiede ad entrambi, "da fratello maggiore": "Fate in fretta a ricomporre questo dissidio, che fa male a tutti quelli che vi stimano. Altrimenti c’è chi saprà approfittarne per fare fuori prima l’uno fingendo di appoggiare l’altro, e poi, una volta portato a termine il compito, per eliminare anche l’altro rimasto in piedi".

P.S. Come avete letto abbondantemente nel nostro giornale, su questo ultimo punto, non concordiamo con l'amico Salvatore e, a nostro parere, il ministro Bonafede dovrebbe assumersi la responsabilità di una scelta che, lo dicono i fatti, è stata disastrosa e fallace.

Foto © Imagoeconomica

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