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la costituzione rock rap interna verticaldi Michele Del Gaudio - Pdf
RAGAZZE e RAGAZZI la raccontano con le CANZONI che amano

Non è stata una mia idea quella di scrivere questo modesto volumetto, che non ha alcuna ambizione giuridica, solo divulgativa. Ma dell’amico Franco Alimena, che mi ha telefonato dopo aver trovato su una bancarella il mio “Vi racconto la Costituzione” a prezzo esiguo. Per lui non era solo uno scarto da esporre invano. Il libraio ambulante sperava proprio che qualcuno fosse ancora intrigato da un testo di 24 anni prima. Franco, appunto, che mi ha convinto a “ripubblicarlo”. Non è che io non fossi felice del suggerimento, ma temevo che le mie precarie condizioni di salute potessero impedirmi anche solo un’attenta rilettura dell’elaborato. Comunque ho iniziato e, pagina dopo pagina, con passo felpato, si è insinuato, prima nel cuore e poi nella mente, il sogno di riuscire a realizzare il progetto. Con scarse forze fisiche, ma con generosa energia intellettiva, lentamente, sono giunto all’ultima parola di un innocente tentativo di rivisitare totalmente il “racconto” del 1995. Ho però mantenuto il dialogo con ragazze e ragazzi, il segreto di Pertini, i versi più belli delle canzoni, come leggera, al pari della musica, interpretazione dei valori costituzionali, rifuggendo ancora una volta dalle frasi degli studiosi. Perché voci e suoni poetici sono ben più efficaci di un brano giuridico per comprendere la profondità di un messaggio inviato all’eternità da alcune centinaia di persone sagge, subito dopo aver liberato il loro Paese dalla dittatura. Nutro una gratitudine senza confini per le cantati e i cantanti, le autrici e gli autori di parole e musica, per la loro arte, che diventa sempre più soave. Ho solo dovuto aggiornare le melodie per consentire a bambine, bambini, adolescenti, giovani di oggi di riconoscersi nei motivi che ascoltano. Ho goduto come non mai nell’acquisire la cultura musicale attuale, ho esplorato radio e internet, cd e musicassette, volti fanciulli colorati di futuro. L’unico vitale frammento intatto è la prefazione di don Giuseppe Dossetti, che, pur essendo del 1994, indossa perfettamente anche il nuovo abito. Care amiche e cari amici, nonostante le infermità, vorrei continuare a fare qualcosa per gli altri. Potrebbe essere anche un modo per sentirmi vivo e continuare a divulgare la Costituzione soprattutto fra le ragazze e i ragazzi di tutte le età. Se siete interessati, assaporate questa nuova stesura come un frutto appena sbocciato e donatene un ritaglio alle persone care.

Prefazione*
L‘Autore di questo libro ha già narrato la sua storia di giudice, e di cittadino e di uomo, nel volume La toga strappata: storia di un magistrato, fatto oggetto di sollecitazioni, pressioni, intimidazioni, dall'interno della magistratura e dall'esterno; e che nonostante tutto mantiene ancora intatta la gioia di vivere per alti ideali e di comunicarli agli altri, soprattutto ai giovani. E ne dà un'ulteriore prova in questa nuova opera in cui si misura con un'impresa ardua, quella di raccontare la vigente Costituzione italiana ai giovani: con un impulso vitale e con un metodo che è tutto scaturigine di vita… (anche attraverso il) contrappunto di appropriate frasi dei più celebri cantautori. Ci si potrebbe chiedere donde viene questa geniale capacità di trasmettere interesse e di infondere palpito ininterrotto a questioni che tanti oggi mostrano di ritenere non solo aride, ma morte? La risposta è forse data da una riga dell'Autore stesso, che ha dedicato un suo secondo libro, Il giudice di Berlino: «A mia nonna, petalo di rosa e ruscello d’amore». A Michele Del Gaudio è stata trasmessa nel cuore una genuina e schietta polla d'amore da Nonnà, che egli definiva, a 14 anni, «la mia migliore amica, tanto che spesso, quando ho dei dubbi, mi chiedo cosa farebbe Nonnà, e agisco in conseguenza». Cinque anni più tardi, a 19 anni, alla morte di Nonnà, scriveva: «il primo vero e grande dolore della mia vita. E l'unico legame che mi rimane con Dio». Leggendo dunque nella chiave di queste parole il «racconto» della Costituzione, mi è sembrato di capirlo meglio e più a fondo. E mi sono ricordato di qualche cosa di analogo che ho pensato più volte per qualche pagina (certo non tutte) di Lev Tolstoj, altrettanto rivelatrice dell'influsso remoto ma potente della personalità della zia che gli fece da madre (perduta nella prima infanzia): «La zia Tatjana Aleksandrovna esercitava una grande influenza sulla mia vita: questa influenza consisteva, in primo luogo, nel fatto che lei, già nell'infanzia, mi insegnò la felicità spirituale che viene dalla carità! Non me l'insegnava con le parole, ma con tutto il suo essere mi sorprendeva con l'amore. Vedevo, sentivo, come le faceva bene amare, e ho capito la gioia d'amare...». È dunque a questa vena sotterranea d'amore - d'amore alla vita, al servizio di alti ideali - e non solo a una solida logica giuridica, che si ispira un libro come questo... Perciò, a cominciare dai primissimi articoli della Costituzione, l'Autore reagisce contro una loro interpretazione come meri enunciati programmatici da confinare in una specie di preambolo: li spiega invece come articoli fondanti e tassativi per tutto il nostro ordinamento: «altrimenti siamo su un altro canale: in un'altra Costituzione. Vengono affermati e garantiti i diritti dell'uomo, che non possono essere messi in discussione da nessuno, nemmeno dallo Stato; e si tratta di posizioni soggettive non chiuse, cioè non tassative, ma aperte a tutti i valori eventualmente emergenti nella coscienza sociale... Viene elevata a soggetto di diritto la stessa formazione sociale in cui il cittadino si esprime: la famiglia, la scuola, la fabbrica, l'università, il partito, il sindacato, l'associazionismo». Analoghe affermazioni del tutto coerenti e perspicue nella loro portata si ritrovano per l'art. 3 della Costituzione e per l'art. 4 (il diritto al lavoro), norma, questa, completamente «stravolta e neutralizzata con l'etichetta di programmatica e quindi di nessun valore concreto». E per l'art. 5 col quale la Costituzione vuole non uno Stato centralistico ma «un organismo vivente composto da parti viventi». E per l'art. 7 la bella affermazione «Per me, il cristianesimo è stato ed è importante, ma deve mantenere il suo primato a livello spirituale, senza entrare nella politica partitica con proprie strutture organizzative; altrimenti rischia di offuscare con il secolare la grandiosità del messaggio interiore». E a proposito dell'art. 8 sostiene che la pari opportunità dev'essere data a tutte le religioni: pur ammettendo di essere personalmente in un momento critico e confuso, aggiunge: «spesso sento il bisogno di pregare e di ringraziare qualcuno, per le cose belle che ho dalla vita... e mi sento nella sostanza un credente. Il mio punto di riferimento, la persona a cui mi rivolgo, è mia nonna, mancata nel 1970. È stata decisiva nella mia evoluzione da fanciullo ad adulto. E Sandro Pertini, e papa Giovanni». E così si potrebbe continuare a lungo per il commento all'art. 11 sul ripudio della guerra; per l'art. 21 sulla libertà di parola e di stampa, in ordine al quale auspica un contenimento dei reati d'opinione; per gli artt. 29-30 circa i diritti e la tutela della famiglia, e, pur mostrando solidarietà umana verso gli omosessuali, esclude che le loro unioni possano essere riconosciute dalla legge come un matrimonio, per un preciso ancoraggio costituzionale della famiglia al matrimonio come unione di sessi diversi. Può darsi che in ordine al presente momento di travaglio storico e di grandi evoluzioni di costume, le opinioni di politica familiare di Del Gaudio possano ispirarsi di più (è il luogo di ritornare qui al paragone iniziale) a quel che è stato detto il Vangelo secondo Tolstoj, che al Vangelo di Cristo. Ma poi su tutto prevale ancora il richiamo a papa Giovanni, a Pertini e a sua Nonna. Ci sarebbero ancora tante altre cose da segnalare… ma voglio invece concludere con un invito a Michele Del Gaudio, che va dovunque a parlare di legalità nelle scuole, nelle università, nelle piazze, nelle sale parrocchiali e laiche: l'invito a venire nelle nostre case a Monte Sole, a parlarne a noi, monaci e monache, perché ha scritto: «non capisco le suore di clausura » (il giudice di Berlino, p. 19). Spero che la sua lezione sarà tanto vitale ed efficace che egli, più di me, convertirà, comunque per il meglio, l'uditorio!

Giuseppe Dossetti Oliveto di Monteveglio
* Prefazione al volume Vi racconto la Costituzione (Editori Riuniti)

Tratto da:
micheledelgaudio.it

PDF Scarica il libro:
micheledelgaudio.com

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