Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Piero Innocenti
La conferma della pericolosità della criminalità nigeriana nel nostro Paese è arrivata nei giorni scorsi dai Servizi che hanno redatto la consueta relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, presentandola in Parlamento.
L’attenzione dell’Intelligence su quelle che, già una quindicina di anni fa indicava come sospette “associazioni culturali e di mutuo soccorso” segnalandole agli organismi centrali delle forze di polizia per un attento monitoraggio, “è rimasta elevata” nei confronti dei sodalizi nigeriani c.d. cultisti che “hanno continuato ad evidenziare un sostenuto attivismo specie nel narcotraffico e nello sfruttamento della prostituzione”. Sono, come noto, i due ambiti criminali da cui le organizzazioni criminali nigeriane, tra cui le “confraternite” più note dei Black Axe, dei Supreme Eyie, dei Vikings, dei Maphite, dei Buccaneers, traggono ingenti profitti che includono anche quelli “drenati” all’interno della stessa comunità di connazionali e che vengono trasferiti in madrepatria secondo modalità informali come viene sottolineato nella suddetta relazione. Si citano, così, i due sistemi di intermediazione illegale e cioè il c.d. “euro to euro” e “l’osusu”, entrambi gestiti esclusivamente dai nigeriani. Il primo sistema si basa fondamentalmente sugli african shop sparsi sul territorio nazionale presso i quali far transitare il denaro e direttamente collegati ad analoghe strutture in Nigeria dove è possibile, nell’arco di una giornata, incassare il corrispettivo del denaro rimesso. Più complicato l’osusu (contribuzione) che è “una forma di occultamento e di reinvestimento del denaro praticata dai circuiti nigeriani dediti allo sfruttamento della prostituzione”, basato su un versamento periodico di quote di denaro in una sorta di cassa comune creata nell’ambito di un gruppo di maman (sono le donne nigeriane che gestiscono la prostituzione delle giovani connazionali), con la possibilità, a turno, di utilizzare il capitale accumulato per ulteriori sviluppi degli affari criminali. La “fiducia” anche in questi ambiti è fondamentale come lo è nel modello hawala (in India la parola indica il “riferimento”) sistema emerso in diverse indagini di polizia nel nostro Paese in tema di traffico di stupefacenti e di persone, spesso adottato dalla criminalità organizzata cinese per finalità di money laundering.
L’utilizzo di sistemi informali di money transfer (un vero sistema bancario parallelo a quello ufficiale che consente il vantaggio dell’anonimato) per ripulire il denaro, talvolta prevedendo la conversione della liquidità in bitcoin o altre cripto monete, è diventata una costante anche per alcune “consorterie pakistane e afghane”, “propense a sfruttare circuiti informali (..) per ricevere e trasferire anonimamente, pure all’estero, il denaro frutto dell’attività di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” ( settore privilegiato da tali gruppi criminali). Ci sono, poi, variazioni al sistema hawala, tra cui quello denominato hindi (o hundi che in Pakistan significa fiducia) privilegiato dai gruppi criminali bangladesi “in cui le somme da trasferire vengono canalizzate presso broker che, talvolta, assolvono anche alla funzione di raccolta fondi per conto di connazionali presenti in altre aree del territorio nazionale”. Tutto ruota, insomma, intorno alla “fiducia”, non tanto quella basata sulla onestà delle persone in campo ma quella, più stringente sicuramente, che scaturisce da motivi di interesse alla reciproca lealtà rinsaldata da vincoli familiari, dall’appartenenza alla stessa etnia, da strutture sociali locali che prevedono, nella eventualità di un “tradimento” anche gravi conseguenze personali. E’ stato rilevato,infine, un sistema ancor più sofisticato di esportazione di denaro indicato bKash, sempre ad opera di gruppi bangladesi che pur utilizzando sistemi ufficiali di money transferconsentirebbe l’anonimato delle transazioni grazie alla complicità di taluni istituti bancari nel Paese di origine”.

(8 marzo 2020)

Tratto da: liberainformazione.org

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos