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di Fondazione La città invisibile
Inaugurazione sabato 26 ottobre 2019, ore 17

In occasione del decimo anniversario della costituzione della Fondazione “La città invisibile”, allo scopo di valorizzare il lavoro svolto dalla fondazione con la sua “Scuola di vita e orchestra Falcone Borsellino”, che segue il metodo pedagogico di don Milani (e Abreu per la formazione orchestrale), in collaborazione con la “Fondazione Don Milani” di Firenze, il 26 ottobre alle 17.00 in via Orfanelli 36 a Catania sarà inaugurata la mostra foto-documentaria “Gianni e Pierino. La scuola di Lettera a una professoressa” della “Fondazione Don Lorenzo Milani". Si tratta dell'atto di accusa alla scuola italiana scritto dagli allievi di Barbiana nel 1967, contro i problemi tuttora attuali di abbandono scolastico e disagio socio-culturale, raffigurato in una mostra che espone immagini d'epoca, stralci del libro e riflessioni allo scopo di ridisegnare la proposta di una scuola al servizio della vita.
L’inaugurazione si aprirà con un concerto dell’“Orchestra giovanile Falcone Borsellino” al quale seguirà il convegno dal titolo “Lettera ad una professoressa: la didattica di don Milani nella Scuola di vita e orchestra Falcone Borsellino”. Interverranno: Giancarlo Costabile (professore Unical), Enzo Guarnera, Mario Strano, modera Alfia Milazzo.
La mostra sarà visitabile liberamente, con possibilità di essere guidati dai volontari della Fondazione “La città invisibile”, fino a giovedì 7 novembre, con i seguenti orari: martedì, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19.
Inoltre, possibilità di visita tutte le mattine, domenica esclusa dalle 8.00 alle 13.00, su prenotazione: 3293682557. Per classi e gruppi è obbligatoria la visita guidata su prenotazione.

Ma che cosa lega la scuola della “Città invisibile” a quella di Barbiana?
Lo scrive Giancarlo Carotti, Presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani, in una lettera indirizzata alla squadra di volontari che animano “La città invisibile”. Il credere in “una scuola per tutti e per ciascuno, povera nei mezzi ma ricchissima e potente negli obiettivi: forgiare il ragazzo e la ragazza alla coscienza critica e offrire loro quegli strumenti di emancipazione sociale che solo la conoscenza e l’istruzione possono donare. Una scuola di solidarietà che ardeva di giustizia sociale, dove si insegnava a uscire insieme dai problemi. Siamo convinti che una scuola con tali scopi e valori debba e possa essere anche e soprattutto la scuola di oggi. La scuola per tutti e per ciascuno. Per questo continuiamo a testimoniare, diffondere e approfondire l’esperienza e l’opera di don Lorenzo, cercando di intercettare e far emergere realtà come la vostra Fondazione La città invisibile che a quel messaggio si ispirano e che promuovono lo slancio e l’utopia di una scuola buona, aperta ai poveri e finalizzata alla crescita culturale democratica del Paese”.
E se da un lato l’opera della Città invisibile in questi anni è stata svolta con l’obiettivo di aiutare i ragazzi a non perdersi, a non assecondare le lusinghe della criminalità organizzata, tanto che dei 1700 giovani formati, nessuno si è abbandonato alla delinquenza, dall’altro la Scuola ha preparato cittadini consapevoli, che si sono coraggiosamente schierati a favore di uomini giusti come il Procuratore Nino Di Matteo, o a sostegno di testimoni di giustizia, di famiglie in attesa di verità e giustizia, in difesa di diritti negati di altri coetanei, collaborando con Associazioni come CCSVI nella sclerosi multipla, raccogliendo fondi per i terremotati, i poveri, i malati. La Scuola di vita e orchestra Falcone Borsellino ha donato gratuitamente alla società un modello attuale di Scuola di Barbiana. Lo ha fatto con amore e la visione di una fratellanza collettiva cristiana. Lo ha fatto per dare e darsi speranza in un tempo che tende a far sfiorire la fiducia nel bene e nel bello.
La denuncia di una scuola che ostacola anziché agevolare bambini a rischio, emarginati e deboli è da sempre la missione della Fondazione La città invisibile. Un obbiettivo non polemico ma di stimolo a creare attenzione e verifiche, aperture al dialogo.
Tra questi spunti ve ne sono alcuni essenziali che vale la pena riportare.

Tutta la vostra cultura è costruita così. Come se il mondo foste voi. (…) Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a innovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo”.
Inizia così il saggio dei ragazzi di Barbiana ed è ancora vero. Pensiamo ai ragazzi e alle ragazze delle periferie delle città del Sud, dove è altissimo il tasso di dispersione scolastica e di disaffezione in generale per lo studio della lingua italiana. Nei licei non va meglio: i rilevamenti statistici mettono in luce una preoccupante incapacità dei giovani a scrivere correttamente in italiano e a possedere un vocabolario adeguato di termini. La scuola dei quiz e dei manuali prolissi e mediocri, nella maggior parte dei casi non li aiuta ad apprendere la lingua nazionale, quella in cui sono scritti i codici e le leggi, ma contribuisce a negare il loro diritto alla lingua, una lingua al servizio delle persone, quella auspicata da don Milani.

Abbiamo visto che con alcuni di loro la lezione diventa difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro la scuola non è più scuola”.
In Italia abbiamo la percentuale più alta di NEET (non impiegati e non in formazione) di tutta Europa. Prima di diventare tali, sono generalmente ragazzi pluribocciati, demotivati, difficili, che scompaiono dalle classi prima di prendere un diploma e finiscono spesso o nella morsa della depressione o nei circuiti della criminalità che si nutre del disagio e della loro voglia di autostima. La scuola è ancora quell’ospedale che cura i sani e manda via i bisognosi di cure.

Ma la cosa peggiore è che essi “studiano per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano”.
La scuola di oggi mastica velocemente, non offre stimoli di riflessione, dimentica o non mette nelle condizioni di formare sulla contemporaneità. Per cui, oggi più dei tempi di Barbiana, “non c’è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. È la riprova che c’è poco nella vostra scuola che serva nella vita”.
La scuola media esiste: è unica, obbligatoria. È un fatto positivo. Fa tristezza solo saperla tra le vostre mani. La rifarete classista come l’altra?” L’ascensore sociale è bloccato, ancor prima di capire quale prendere. La scuola è classista esattamente come la società: continua a pretendere le stesse cose da persone che hanno possibilità diverse. (Non c’è nulla che sia più ingiusto che fare parti uguali tra disuguali). Il compito degli intellettuali dotati di spirito etico è quello di impedire che rimanga tutto così, che si perdano le speranze di cambiare la realtà della scuola e le condizioni dei suoi studenti. Pertanto La città invisibile non smetterà di lottare finché sarà possibile per offrire alla società un’alternativa positiva nel segno di don Milani.

ANTIMAFIADuemila
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