Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

da robigreco.wordpress.com
Siamo a Palermo, in via Messina Marinae, nella borgata Romagnolo. È il 18 settembre 1959. Manca poco alle ore 21:00. L’autobus della linea 25 raggiunge la fermata. Si aprono le porte e scendono alcune persone. Tra queste Filippo Drago, gestore di una profumeria in via Maqueda, insieme con due nipoti, Michele e Salvatore. Dopo essere scesi, i tre si uomini si dirigono verso l’abitazione di Drago, sita al fondo Spano. Una Fiat 1100 è parcheggiata a pochi metri dalla fermata ed ha il motore acceso. Dai finestrini dell’auto vengono sparati diversi colpi di fucile contro il gruppetto. Le esplosioni spaventano i passanti. Drago, benché già ferito, estrae la pistola che porta con sé, risponde al fuoco e poi si da alla fuga. Bersaglio dei colpi dei suoi avversari, cerca di trovare scampo nella canonica della chiesa di S.S. Bosco. Ma sulla scalinata altri colpi lo colpiscono a morte.

C’è una bambina, quel giorno, a pochi metri dalla fermata dell’autobus 25. Si chiama Giuseppina Savoca e abita non molto lontano dalla fermata della linea 25. Sta giocando, come spesso fa, per strada. Un proiettile vagante, che come gli assassini che lo esplodono non ha pietà, la colpisce al collo. Giuseppina cade a terra, ferita a morte. Verrà portata all’ospedale Villa Sofia. La sua agonia durerà per tre lunghissimi giorni.

Giuseppina Savoca aveva dodici anni. Il suo ricordo è affidato al progetto “Gli Invisibili”.

Nell’ambito del Piano Nazionale per la cittadinanza attiva e l’educazione alla legalità, la Scuola Secondaria di Primo grado “Borgese-XXVII Maggio” di Palermo ha realizzato il progetto “Gli Invisibili” dedicato a tutte le vittime uccise non solo dalla mafia ma anche dall’indifferenza. In particolare, il progetto ha focalizzato l’attenzione sui 108 bambini vittime di Mafia. Scopo ultimo del progetto è stato quello di compiere un esercizio di “memoria attiva” finalizzata a spingere le nuove generazione verso il recupero del ricordo civile di coloro che hanno lavorato, combattuto e sono morti per un ideale di Giustizia e Libertà. Attraverso la memoria sociale infatti, è possibile distruggere il luogo comune secondo il quale una vittima innocente si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato perché, come afferma Bruno Palermo nel suo libro “al posto sbagliato ci sono sempre assassini e mafiosi”. La Scuola Secondaria di Primo grado “Borgese-XXVII Maggio” gravita intorno ai quartieri Pallavicino, Partanna-Mondello, che ricadono all’interno della VII Circoscrizione e nel quartiere Resuttana-San Lorenzo. Una delle sedi è dedicata proprio a Claudio Domino, il ragazzino di 11 anni freddato con un colpo di pistola in fronte la sera del 7 ottobre del 1986. La verità sull’omicidio non è ancora venuta a galla e, da qualche anno, i genitori Graziella Accetta e Antonino Domino, si battono per ottenere giustizia per il proprio figlio e, insieme a lui, per tutte le vittime innocenti. Chiamando in causa il dovere civile di ogni cittadino, il progetto ha voluto trasferire ai giovani un messaggio di speranza: se guardiamo con attenzione, se parliamo di loro, se imprimiamo nella memoria i luoghi dove sono vissuti e dove hanno perso la vita possiamo rendere immortali persone che, con il loro sacrificio, hanno dato dignità al nostro paese e creare le condizioni per cui la loro morte non sia stata vana.

Il Progetto è stato svolto in rete con le associazioni AGENDE ROSSE, COARTEGA ed INCONTROSENSO, e si è svolto in diverse fasi. In una prima fase gli alunni hanno individuato e ricercato le vittime e i luoghi teatro degli attentati mafiosi, successivamente hanno incontrato i coniugi Ninni e Graziella Domino, i genitori del piccolo Claudio; i coniugi Vincenzo Agostino e Augusta Schiera, genitori dell’agente Nino Agostino ucciso con la moglie, Ida Castelluccio, incita di qualche mese; Massimo Sole, fratello di Giammatteo, ucciso barbaramente a Carini e Roberta Gatani nipote del Giudice Paolo Borsellino. Particolarmente significativi sono state le partecipazioni al corteo del 21 Marzo a Trapani organizzato da Libera e dedicato a tutte le vittime di mafia, al corteo de 9 Maggio a Cinisi per Peppino Impastato e a quello del 23 Maggio per il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Durante i laboratori “Gli Invisibili”, curati dall’Associazione Coartega, l’attenzione dei ragazzi è stata indirizzata verso l’analisi del fenomeno del reato ambientale mafioso per stimolarli a prendere coscienza della problematicità del territorio in cui vivono. Gli alunni partecipanti hanno compreso quanto sia importante, per costruire la memoria civile, la conoscenza reale dei fatti per assicurare la veridicità delle notizie e degli episodi narrati. Durante i laboratori “A scuola di makers! Pensa, crea, produci”, condotti dagli esperti dell’Associazione Incontrosenso gli alunni hanno approfondito le storie dei minori vittime di mafia e, dalle loro ricerche è scaturito questo portale mostrato per la prima volta a Vila Niscemi il 7 ottobre 2017, giorno del 31° anniversario dell’eccidio del piccolo Claudio Domino. Il portale contiene anche il video “In cammino con Claudio” che raccoglie le forti emozioni vissute dagli alunni grazie all’esperienza diretta con i genitori del piccolo Claudio che hanno fatto loro da “padrini” avviandoli, con amore e dedizione, verso un percorso consapevole di memoria: per troppi anni, infatti, le mafie hanno fatto credere di non toccare i bambini, ma era solo un falso mito, le 108 vittime innocenti infatti, hanno il diritto di essere chiamate per nome.

(rg)

Tratto da: robigreco.wordpress.com