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di Luciano Armeli Iapichino
Non sono un vaticanista. E nutro simpatia per papa Francesco. E adesso comprendo - o forse ho l’ennesima conferma - perché Dan Brown, lo storico dell’arte del New England, si appassiona da tempo ai misteri fantasiosi che gravitano attorno alla casa di Pietro, partorendo ciclicamente best-seller di successo planetario.
Del resto, qualche tempo fa, leggendo un articolo sul famoso scrittore americano, lo stesso affermava che l’input di tutto era stata la lettura di un libricino scritto dal padre della letteratura americana, Mark Twain, Lettere dalla terra. Incuriosito ritirai il testo e la prima riga che mi venne a tiro recitava: “Domani ho intenzione di dettare un capitolo che condannerà al rogo i miei eredi e aventi diritto, se oseranno stamparlo prima del 2006 d. C., e non penso lo faranno”.
Così scriveva Mark Twain all’amico William Dean Howells. Correva l’anno 1906. Di fatti, il libro fu subito relegato nelle segrete dell’oscurantismo sin quando Paolo VIdissennatamente volle sopprimere l’Index Librorum Prohibitorum”. Correva l’anno 1966. Il contenuto?
Vi consiglio un passo in libreria.
Tornando alle cose “nostre” vaticane che non si vogliono (almeno da qualche secolo) per volontà pontificia disseminare Urbi et Orbi, la notizia del giorno è che “dove avrebbe indicato l’angelo”, nel Campo Santo Teutonico, secondo il messaggio arrivato al legale della famiglia di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della Santa Sede scomparsa nel 1983, non vi erano resti.
Non solo! I sarcofagi riaperti erano quelli in cui “avrebbero” dovuto “riposare” le spoglie di Sophie von Hohenlohe, morta nel 1836 e Carlotta Federica di Meclemburgo, morta nel 1840, due principesse risorte, a quanto pare, al pari di Cristo. Misteri ad altri misteri? Forse nessun stupore!
Del resto, più che dentro i loculi dei morti, nel corso dei secoli, gli arcani sono serpeggiati nelle oscure stanze dei porporati vivi, facendo aleggiare intorno alla Sede definita Santa, anche l’attributo di “segreta”, continuando a conservare non solo famigerati archivi segreti, anche dogmi spirituali e, a questo punto, terreni. Si dirà, il mistero di Emanuela Orlandi è, a ragione, una sconfitta (l’ennesima) per la verità e per la giustizia umana. Eppure il Vaticano, oggi, per la morte in Francia a Reims dell’ennesimo Pier Giorgio Welby universale, Vincent Lambert, il tetraplegico simbolo del dibattito sul “fine vita” e in stato vegetativo dal 2008, cui sono stati interrotti i trattamenti, ha ammonito: “una sconfitta per l’umanità”.

bruno giordano 610

Da un lato secoli di oscurantismo che hanno nutrito le pagine più buie della storia umana (Crociate, Controriforma, Indici, Inquisizione, abusi, pedofilia, IOR, misteri, prese di posizioni ufficiali se si pensa, ad esempio, a quella in favore dei monaci di Mazzarino, meglio noti come i diavoli in convento …), dall’altro moniti savonaroliani e diti puntati contro chi è allettato con in mano il vangelo di una scarnificante sofferenza e il ripetuto rosario di preghiera per l’agognato arrivo del Tristo Mietitore con la roncola a spalla.
Scheletri e moralizzazione, verità e bugia, Paradiso e Inferno: questo il binomio di una Santa Sede che vive al suo interno il dramma di una lotta di coltelli senza esclusione di colpi e arranca nell’adeguarsi alle sfide del terzo Millennio.
Arranca sì. E la necessaria opera dei missionari nelle periferie del mondo, salvifica, vitale e indispensabile nelle zone di fame, di guerra e, di questi tempi, anche in quelle del “ricco” Occidente, non basta più ad allontanare il Mefistofele che da tempo pare albergare dentro la Cappella Sistina, né a frenare la disaffezione, sempre più crescente, di milioni di fedeli che hanno imparato a leggere, nel breviario giornaliero della loro fede, il termine disorientamento.
Compendo che la calura estiva allontani le riflessioni su quelli che possono apparire notizie come tante. Quello che ci preme sottolineare, senza demonizzare il ruolo di chi crede e vive nelle azioni dell’esistenza con la fede in Cristo, è l’assoluta necessità di rinnovamento per un'Istituzione Spirituale che pare sostare pericolosamente sul baratro di una irreversibile credibilità.
Asseriva Luca Coscioni: “Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica.
Ma non possono aspettare. Non possono aspettare le scuse di uno dei prossimi papi”.
Né quelle di una giustizia spesso ostacolata da umane rivisitazioni bibliche da un lato, da Ragion di stato pontificio dall’altro.
Oggi non si può più aspettare che le anime del Mefistofele, come Proci che bivaccano a Itaca, soggiornino ancora nella casa della Trascendenza occidentale né nell’immaginazione - forse non più tanto irreale - di Dan Brown. Del resto il dogma e il privilegio della Risurrezione è uno solo, con buona pace per le principesse.

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