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di Giuseppe Ciminnisi*
Al Capone, come si fa chiamare il cantante neomelodico Leonardo Zappalà (in foto), che nel corso della puntata di 'Realiti', andata in onda su Rai 2 la settimana scorsa, riferendosi ai Giudici Falcone e Borsellino ha dichiarato che 'queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l'amaro', dovrebbe vergognarsi e chiedere scusa alle famiglie Borsellino e Falcone, così come a tutte quelle dei familiari di vittime innocenti di mafia e a tutti gli italiani onesti. Purtroppo, assistiamo sempre più spesso, impotenti, alla propaganda di una cultura di violenza e di morte che taluni soggetti, parenti di boss, ex criminali, ‘artisti’ e simpatizzanti di vario genere, accomunati tra loro soltanto da un’immane ignoranza, esercitano tramite l’uso dei social network o durante i loro spettacoli di piazza. Elogio di boss, insulti a quanti si battono in favore della legalità e, talvolta, minacce a giornalisti impegnati, non possono essere tollerati oltre. Men che meno, se questo avviene tramite organi d’informazione di carattere nazionale. Vogliamo augurarci che d’ora innanzi non abbiano a ripetersi mai più episodi di questo genere e che le indagini, già avviate in merito alla vicenda Zappalà, possano essere estese anche alle altre forme di propaganda del crimine, social network compresi".

*coordinatore nazionale dei familiari di vittime di mafia dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione

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