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di Alex Corlazzoli
Venerdì i ragazzi di tutto il mondo non andranno a scuola ma aderiranno al Global Strike For Future, lo sciopero mondiale per il futuro.
Anche in Italia in molti risponderanno all’appello lanciato dalla sedicenne svedese Greta Thunberg, ormai simbolo mondiale di questa protesta e di quello che è diventato un movimento studentesco mondiale. Tutto è cominciato dall’attivista dalle lunghe trecce bionde con la sindrome di Asperger, come si definisce nel profilo twitter dove ha 245mila follower mentre sulla sua pagina Facebook la seguono in oltre 300mila.
Greta ha iniziato a protestare il 20 agosto del 2018 scegliendo di non andare più a scuola. Un gesto semplice ma di una potenza inimmaginabile: Greta, infatti, fino al 9 settembre scorso, ha manifestato perché voleva che il governo svedese riducesse le emissioni di carbonio come previsto dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Greta ha fatto quello che ogni adulto dovrebbe fare: è rimasta seduta davanti al Parlamento del suo Paese ogni giorno durante l’orario scolastico. E, a seguito delle elezioni, ha continuato a manifestare ogni venerdì. Una protesta pacifica ma per nulla “silenziosa” perché la forza del gesto di questa adolescente ha attirato l’attenzione di tutto il mondo.
Sul palco della Cop 24 di Katowice in Polonia, Greta davanti ai leader mondiali ha detto ciò che dovremmo ripetere ogni giorno a ciascuno di noi: “Il mio nome è Greta Thunberg, ho 15 anni e vengo dalla Svezia. Molte persone dicono che la Svezia sia solo un piccolo Paese e a loro non importa cosa facciamo. Ma io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. Se alcuni ragazzi decidono di manifestare dopo la scuola, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente. Ma per fare ciò dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto questo possa risultare scomodo. Voi parlate solo di una crescita senza fine in riferimento alla green economy, perché avete paura di diventare impopolari. Parlate solo di andare avanti con le stesse idee sbagliate che ci hanno messo in questo casino. Ma non mi importa risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e di un pianeta vivibile. Nel 2078 festeggerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente un giorno mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando loro il futuro davanti agli occhi”.
Venerdì anche in Italia i ragazzi delle scuole superiori scenderanno in piazza ma sarebbe significativo se anche nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado ci si fermasse. Si chiudessero per un giorno i libri di storia e di matematica per affrontare insieme il tema del clima. Uno “sciopero bianco”, magari anche solo per un paio d’ore con chi sarà protagonista dei danni del cambiamento climatico. Chi scrive tra 30 anni (se ci sarà ancora) ne avrà più di 70, ma chi oggi siede sui banchi di scuola tra 30 anni ne avrà quaranta e potrà fare qualcosa per non fare morire il nostro pianeta.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it