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manca attilio servizio pubblico videodi Francesca Fagnani - Video
“A quindici anni dalla morte dell’urologo siciliano Attilio Manca voglio rivolgere un pensiero sentito ai suoi cari, la cui richiesta di verità abbiamo il compito di ascoltare”.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, ha ricordato così ieri su Twitter il medico trovato morto a Viterbo nel 2004 in circostanze controverse: i magistrati che hanno indagato sul caso hanno concluso, in diverse circostanze, che l’urologo morì a seguito di un’overdose, ma secondo la famiglia Manca fu ucciso dalla mafia per il ruolo giocato nell’operazione alla prostata a cui venne sottoposto l’allora boss latitante Bernardo Provenzano a Marsiglia nel 2003.

Manca: “suicidio di mafia?”
La morte di Attilio Manca fu un “suicidio di mafia”? Il giovane urologo siciliano che avrebbe curato Bernardo Provenzano durante la latitanza nel 2003 è stato trovato morto il 12 febbraio 2004 nella sua casa di Viterbo. Il caso è stato archiviato come un’overdose, ma le immagini del rinvenimento del corpo sembrano raccontare un’altra verità. Le testimonianze dei cittadini barcellonesi che conoscevano il giovane medico. E il dolore della mamma che continua la sua battaglia per scoprire cosa sia realmente successo a suo figlio.

La prima parte dell’inchiesta
Il reportage di Francesca Fagnani in esclusiva per Servizio Pubblico. Nella prima parte dell’inchiesta siamo a Barcellona Pozzo di Gotto. Qui il boss Bernardo Provenzano si sarebbe rifugiato nel convento di Sant’Antonino e qui avrebbe ricevuto la prima visita medica del giovane urologo.

La morte di Attilio Manca
La seconda parte dell’inchiesta. Le parole dell’avvocato della famiglia Manca, Antonio Ingroia. “Quella scena trovata dagli inquirenti quando entrano a casa di Attilio Manca non è la scena di una morte come sembra. Ma è una messa in scena. Cioè è stata costruita un’apparente causa dovuta alla cosiddetta overdose volontaria. A cominciare dall’assurdità del buco fatto sul braccio sinistro da un mancino. E poi abbiamo l’assenza di impronte sulle siringhe”.
(13 gennaio 2016)

Tratto da: michelesantoro.it