Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.


di Alessio Viscardi - Video
L’imprenditore Vincenzo Conticello ha vissuto sotto scorta dal 2006, dopo aver denunciato i suoi estorsori. In un primo momento la protezione gli è stata revocata solamente a Palermo. Da allora ha cercato di contattare il ministro degli Interni Matteo Salvini, ma senza risultati. Venerdì 14 gli hanno comunicato, a voce, che per motivi di “cessato pericolo”, non ha più diritto alla tutela, né in Sicilia né altrove.

"Venerdì mattina, 14 dicembre, il comandante del nucleo scorte di Roma mi ha comunicato, solo verbalmente, che a partire dallo scorso 8 dicembre, quindi ben 6 giorni prima, mi era stata revocata la scorta per ‘cessato pericolo'". Ha la faccia stanca Vincenzo Conticello, ma cerca di stemperarla con l’ironia: "La mafia è stata sconfitta, è una buona notizia". L'imprenditore ci riceve nella sua casa romana. Ci fa accomodare in cucina, ci prepara un caffè. E mentre lo prepara ci mostra con un misto di orgoglio e nostalgia un tavolo in marmo con delle sedie in ferro battuto, che provengono direttamente dall’Antica Focacceria San Francesco, aperta a Palermo dai suoi nonni nel 1834, cimeli di un luogo che forse non potrà più visitare.

Da esule devoto alla sua terra, nonostante tutto, alle pareti ha appeso alcuni quadretti che raffigurano una Palermo antica. "Da 10 anni ormai non posso muovermi liberamente nella mia città, vedere i posti a cui sono più affezionato. Ma ora più che mai la mia vita, e quella dei miei familiari, è in pericolo, visto che i mafiosi sono ancora a piede libero". Ma cosa è cambiato dal 2005, da quando cioè, i magistrati lo spinsero a denunciare i suoi estorsori, con la rassicurazione che lo Stato sarebbe sempre stato al suo fianco per proteggerlo?

Allora Vincenzo Conticello venne considerato una boccata d'ossigeno dai palermitani, che grazie a lui sentirono di aver ritrovato improvvisamente il coraggio di alzare la testa, ancora una volta, contro il racket della criminalità organizzata. Nel 1991, c'era stato Libero Grassi, imprenditore anche lui, assassinato da Cosa Nostra per non aver voluto pagare il pizzo. Poi, per più di un decennio, il silenzio. Fino a quando i cittadini non trovarono un nuovo simbolo attorno a cui stringersi, per ribellarsi.

Fu proprio la sua denuncia a far scattare le indagini, che portarono nel marzo del 2006 all’arresto di 4 persone, mentre una quinta rimase latitante fino al 2012, per poi finire in carcere. Dal 18 settembre 2007 a Conticello è stato garantito un livello 3 di sicurezza: 3 uomini in auto con lui, un'auto dei carabinieri davanti alla sua azienda, telecamere collegate con polizia e carabinieri davanti all'abitazione, e un'auto che anticipava alcuni suoi spostamenti. L'ultimo ‘avvertimento' da parte della criminalità organizzata, Vincenzo Conticello lo ha ricevuto nell'agosto del 2017, quando nel suo locale di Palermo, sono state rubate 60 sedie, 16 tavoli e due ombrelloni. L'episodio è stato trattato dalle forze dell'ordine come un normale furto. E come se non bastasse la sua protezione gli è stata già abbassata al livello 4. Ma Vincenzo non si aspettava che potessero revocargliela del tutto, proprio adesso, dopo il maxi arresto di Palermo avvenuto appena due settimane fa, che ha coinvolto 46 persone, compreso colui che è considerato il nuovo capo della ‘cupola', Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli. "In pratica sono stato protetto di più quando le persone che avevo contribuito a far arrestare stavano ancora scontando la pena".

"Quando andai in tribunale per denunciare - prosegue - ricevetti i complimenti del Presidente della Repubblica, fui invitato in tutti i palazzi istituzionali. La magistratura e i carabinieri di allora furono molto efficienti, portando avanti un'operazione che si concluse in soli cinque mesi con delle condanne, confermate in tutti e tre i gradi di giudizio. Venivo considerato un esempio, da portare nelle scuole, nelle piazze, per testimoniare un'esperienza di legalità". Ma dieci anni sono tanti, e a poco a poco, con i diversi rinnovi delle cariche che si sono succedute, sembra che lo Stato abbia dimenticato la sua vicenda. "Quando cercavo di avere dei colloqui con varie figure delle istituzioni mi chiedevano addirittura di farmi accompagnare da un avvocato", ci dice ancora incredulo.

Quest'estate la tutela gli è stata tolta a Palermo, dove il suo volto è più conosciuto. Il ministro degli Interni Matteo Salvini, da quando è al governo, non ha mai risposto alle sue mail, in cui chiedeva di essere ricevuto al Viminale. Un'unica risposta l'ha ottenuta a fine settembre: la prefettura di Palermo gli confermava che le misure di protezione, che gli erano state assicurate con tanto di decreto firmato dal sottosegretario Alfredo Mantovano nel 2006, con cui era stato inserito nel programma di misure speciali per i testimoni di Giustizia, sarebbero rimaste solo per il Comune di Roma. Ma anche in quella scarna comunicazione via mail, così come lo scorso 14 dicembre, la notizia gli è stata data senza un documento notificato, senza che nessuno si sia preso formalmente la responsabilità di lasciarlo scoperto, di trasformarlo in un bersaglio mobile.

Secondo Conticello questo è accaduto soltanto per ragioni economiche, per ridurre i costi delle scorte, ritenute superflue. Un messaggio di certo non incoraggiante da parte dello Stato, per quanti in questo momento in Italia vivono sotto scacco della criminalità organizzata. "Non so nemmeno se il ministro degli Interni sia a conoscenza dei criteri seguiti dalle commissioni o dai prefetti per tagliare queste spese". Eppure in Italia in questo momento il numero di politici e imprenditori che vivono sotto scorta è di gran lunga superiore a quella dei testimoni di Giustizia: si parla di 100 politici sotto protezione, 260 magistrati, 35 imprenditori, 19 giornalisti, 13 in tutto tra preti, sindacalisti e poliziotti, 8 pentiti di mafia e 5 testimoni di Giustizia (tra cui appunto lo stesso Conticello).

"Visto che il comandante del nucleo scorte di Roma mi ha detto che la motivazione ufficiale è il ‘cessato pericolo', a questo punto invito tutti i cittadini italiani a festeggiare con me per la fine della mafia, estirpata grazie a questo governo. Voglio pertanto organizzare un evento di Natale, e non avendo il piacere di conoscere il responsabile della mia ‘nuova’ libertà, per non dimenticare nessuno, inviterò anche tutte le istituzioni a recarsi davanti alla sede storica della Focacceria, in piazza San Francesco, il prossimo 27 dicembre a Palermo. Ma il punto è: la mafia è stata sconfitta davvero? Se le persone che mi hanno minacciato di morte hanno in realtà commesso un reato minore, allora dobbiamo loro delle scuse, perché non sono mafiose. Altrimenti hanno commesso un reato di mafia, e se è così non è possibile che il fenomeno mafioso sia scomparso in pochi anni".

Tratto da: fanpage.it

ARTICOLI CORRELATI

Cutrò: ''Siciliani denunciate, solo così si può essere uomini liberi''

Scorta revocata a Conticello, l'appello di Cutro' a Salvini e Gaetti


Mafia, Cutrò chiude azienda: la solidarietà dell’imprenditore Conticello

Ti potrebbe interessare...

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos