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carminati massimo tre voltiVita e misteri dell'ottavo re di Roma
di Mattia Fossati
Eversore nero, esponente della banda della Magliana, rapinatore di banche e ora anche Massimo Carminati, il boss mafioso. Lo ha stabilito la III° Corte d’assise d’appello di Roma, ribaltando la sentenza di primo, nel processo imbastito contro la Cupola del duo Buzzi - Carminati, arrestati assieme ad altre 37 persone nel 2014 con l’accusa di aver creato un’associazione capace di rapportarsi “quasi sempre in una posizione sovraordinata con i massimi esponenti della p.a. capitolina, con esponenti dei servizi segreti, con i capi storici delle organizzazioni criminali tradizionali della capitale”.
La scalata criminale di Carminati o Er Cecato, com’è conosciuto nel giro della malavita, è costellata di misteri, coincidenze e sentenze di assoluzione. Per capire come abbia fatto a diventare il nuovo re della città eterna è indispensabile tornare nella Roma degli anni Settanta.
Carminati, fin da ragazzo, bazzica il giro dell’estrema destra extraparlamentare romana. Al liceo Federigo Tozzi conosce Valerio Fioravanti (ritenuto colpevole della strage alla stazione di Bologna), Alessandro Alibrandi (estremista di destra e figlio di un giudice del tribunale di Roma) e Franco Anselmi, i quali fonderanno l’organizzazione terroristica neofascista Nar.
Er Cecato si muove bene e si fa notare. Lo mette sotto la sua ala protettiva Franco Giuseppucci detto Er Negro, il capo indiscusso della Banda della Magliana. I Nar compiono rapine per finanziarsi ma le banconote sono segnate quindi non possono essere spese. Per ovviare a questo problema, il denaro viene affidato ai ragazzi di Via della Magliana per essere riciclato. Poi viene restituito ai Nar, tramite Carminati, riconoscendo anche un interesse del 5-10% al gruppo.
Carminati diventa uomo fidato dei boss che comandano Roma. Al punto che sarà uno dei pochi esponenti del gruppo ad avere una copia delle chiavi per accedere al deposito di armi della banda situato in uno scantinato del ministero della sanità.
Una fiducia che, in base alla tesi d’accusa dei magistrati romani, potrebbe essere stata ricambiata affidando allo stesso Carminati il compito di eliminare il direttore di Op Mino Pecorelli, freddato il 20 marzo 1979. Alcuni collaboratori di giustizia riferirono che il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti “era preoccupato che potessero trapelare segreti inerenti al sequestro Moro” di cui sarebbe stato in possesso lo scomodo giornalista. Il Divo avrebbe chiesto ai cugini Salvo (entrambi legati alla mafia) di avvertire i propri referenti in Cosa Nostra, i quali avrebbero delegato il compito di eliminare Pecorelli alla Magliana, in particolare a Carminati.
Carminati, assieme ad Andreotti e ai boss Pippo Calò e don Tano Badalamenti, venne rinviato a giudizio ed in seguito assolto definitivamente come gli altri imputati. Per la corte, le rivelazioni fatte da Buscetta nel processo erano inattendibili poiché non comprovavano “un collegamento con la banda della Magliana”. Un mistero rimane: pallottole simili a quelle calibro 7,65 marca Gevelot, usate per uccidere Pecorelli, furono ritrovate nell’arsenale della Magliana al ministero della sanità.
Una sorte simile accadrà all’indagine della Procura meneghina, archiviata nel 2000, riguardante l’omicidio di Fausto e Iaio, due giovani militanti di sinistra crivellati con otto colpi di pistola appena usciti dal centro sociale Leoncavallo di Milano. Carminati, sospettato per quasi nove anni di essere l’assassino, uscì pulito dall’inchiesta.
Il nome di Carminati rimane legato anche alla strage di Bologna. Secondo la Procura emiliana, Er Cecato avrebbe aiutato i servizi segreti a depistare le indagini sulla bomba alla stazione. Nell’estate del 1979, i ragazzi della Magliana affidano un borsone di armi ad Aldo Semerari, uno psichiatra neofascista legato alla P2. Quando viene restituito agli uomini di Giuseppucci, questi capiscono subito che le armi non sono le loro, però non dicono nulla perché hanno ricevuto mitra più costosi di quelli affidati al professore.
Il borsone, contenente le vere armi della banda, verrà ritrovato a gennaio del 1981 a bordo del treno Taranto - Milano fermo alla stazione di Bologna. È stato piazzato dai servizi segreti per spostare le indagini degli inquirenti bolognesi su una fantomatica pista estera. Non vi sono le prove che a fornire le armi agli uomini del Sismi sia stato Carminati. Verrà condannato a nove anni in primo grado ma poi assolto in via definitiva.
Nel 1999, a er Cecato riesce il colpo della vita: rapinare il caveau della banca di Roma. I suoi uomini aprono 147 cassette di sicurezza appartenenti ad avvocati e magistrati, alcuni dei quali hanno indagato sui misteri più torbidi della nostra storia recente: la strage di Bologna, la P2, i delitti Pasolini e Pecorelli. Difatti, più che ai soldi, pare che la banda di Carminati abbia riservato maggiore attenzione ai documenti conservati nel caveau.
I più sospettosi credono che il Nero della Magliana abbia rubato i dossier depositati dai giudici nella banca per poterli ricattare in futuro e di conseguenza per garantirsi un salvacondotto per i suoi processi. Sarà solo una coincidenza ma da quel momento Carminati non incontrerà più alcun ostacolo. Riuscirà a cavarsela dalle accuse più infamanti e a mitigare le condanne per le scorribande degli anni Settanta.
Dopo aver beneficiato dell’indulto del 2006, Carminati è di nuovo un uomo libero. Si mette subito in attività con il ras delle cooperative romane Salvatore Buzzi, già condannato all’ergastolo per aver ucciso con 33 coltellate il suo socio in affari. Come suo braccio sinistro, Er Cecato chiama Riccardo Brugia, con il quale ha condiviso un passato nei Nar. È questa la Cupola che, attraverso un maxi giro di mazzette e di intimidazioni, è riuscita ad infiltrarsi nell’amministrazione romana mettendo in ginocchio la Capitale d’Italia.
“È la teoria del mondo di mezzo. I vivi sopra e li morti sotto e noi stiamo ner mezzo ...” - spiega Carminati a Brugia. Ed è così. Mafia Capitale dialoga con il mondo di sopra, cioè con imprenditori, palazzinari, amministratori locali e politici (di ambo gli schieramenti) ma anche con il mondo di sotto, vale a dire con le organizzazioni criminali della Capitale. Carminati può mettersi contro chiunque perché ormai a Roma viene considerato un’intoccabile. L’unico della Magliana ad essere sopravvissuto al Romanzo Criminale che ha vissuto la capitale in questi ultimi quarant’anni.
Con la sentenza odierna, Carminati, piuttosto che fare il saluto romano durante le udienze, potrà iniziare a chiedere anche lui di “baciare le mani”.

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