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piervincenzi daniele processo spadadi Graziella Di Mambro
E’ un processo della libertà di stampa contro il metodo mafioso quello che inizia poco dopo le 10.30 nell’aula Vittorio Occorsio del Tribunale di Roma. La prima udienza del dibattimento a carico di Roberto Spada e Ruben Nelson Del Puerto si svolge in un clima più che blindato e con le autorizzazioni ad effettuare riprese, ma non sui due imputati che sono videocollegati dagli istituti in cui si trovano detenuti. In questo procedimento rispondono di lesioni e violenza privata con l’aggravante del metodo mafioso in relazione alla brutale aggressione in danno del giornalista Daniele Piervincenzi e del film-maker Edoardo Anselmi, entrambi presenti. Con loro una folta delegazione del Consiglio nazionale dei giornalisti, dell’Ordine del Giornalisti del Lazio, della Federazione nazionale della Stampa, di Stampa Romana e il direttivo di Articolo 21, oltre a colleghi giornalisti venuti per riportare la cronaca del processo e, soprattutto, per esserci. Poiché, appunto, questo procedimento è diventato, nei fatti, uno dei simboli nella battaglia per la libertà di informazione in Italia.
Daniele Piervincenzi è stato sentito e ha raccontato cosa è accaduto il 7 novembre scorso e il suo non è stato solo un ripercorrere la sequenza dell’aggressione ma la descrizione del contesto di Ostia Nuova. Era andato lì per la trasmissione Rai, Nemo, e il servizio ruotava intorno al rapporto tra il clan spada e il voto di Casapound. In uno dei passaggi più delicati Daniele ha raccontato cosa lo aveva colpito di più, l’omertà. E in particolare il “rumore” delle tapparelle che si chiudono mentre lui e il collega venivano aggrediti. Un rumore indimenticabile, il rumore dell’omertà. Momenti delicatissimi anche nel ricordo riportato in aula quelli della corsa verso l’ospedale Sant’Eugenio perché chiedere soccorso ad Ostia, visto il clima, sarebbe stato pericoloso.
Sempre Piervincenzi, in risposta ad una domanda dell’avvocato Vasaturo, ha ricordato la grande solidarietà ricevuta dal mondo dell’informazione dagli organismi di rappresentanza dei giornalisti.
Prima dell’inizio del processo Piervincenzi ha ribadito più volte di essere lì per affermare il “diritto di fare questo mestiere, il diritto di porre domande, sempre”. Quel concetto è alla base della costituzione di parte civile, accolta, dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione della Stampa, che - come ha ribadito l’avvocato Giulio Vasaturo, sono nel processo iure proprio ossia perché vi è stata una lesione del libero esercizio del diritto di informazione di cui Consiglio nazionale dei giornalisti e Fnsi sono garanti. Sulla legittimità degli organismi di rappresentanza quali parti civili al processo contro Spada e Del Puerto c’è stata una iniziale battaglia in punta di diritto tra la difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Staniscia e Luigi Tozzi, e i legali delle parti civili, cui ieri si è aggiunta Roma capitale (era invece già costituita la Regione Lazio come da prassi consolidata nei procedimenti per mafia).
I difensori degli imputati avevano sollevato, motivandola in modo particolarmente dettagliato, una questione di legittimazione degli enti (compreso il Cong) e delle associazioni (dunque anche la Fnsi) ad essere parti, in quanto non direttamente danneggiate dal reato contestato. Eccezioni già sollevate dinanzi al gup, riproposte ieri e respinte, ad ulteriore conferma del diritto di tutti i giornalisti italiani ad essere risarciti del danno arrecato alla loro libertà, oltre che per il gravissimo atto subito da Piervincenzi e Anselmi.
L’udienza è stata aggiornata al 20 prile prossimo, quando saranno sentiti i due imputati.

Tratto da:
articolo21.org

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