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Settecentocinquanta persone hanno riempito la sala in Largo Angelicum durante le due plenarie di Contromafiecorruzione. Settecentocinquanta persone che hanno ricordato – lo ha detto in apertura Lorenzo Frigerio – che, al contrario di quanto molti affermano, l’antimafia portata avanti da Libera in questi 23 anni non è in crisi: dopo 23 anni il percorso continua, e non si è mai interrotto.

Di come Libera sia sempre in grado di produrre nuove forze, lo ricorda anche Gian Carlo Caselli che apre, come Presidente onorario di Libera, la quarta edizione di Contromafiecorruzione. “Il lavoro di questi tre giorni – dice – sarà utile, non nozionistico, se riuscirà a diventare benzina per l’impegno quotidiano, se riuscirà a tradursi in cifra operativa costante: una dimensione che presuppone la capacità di rompere con gli stereotipi, tutto un sistema di certezze che hanno condizionato a lungo e ancora condizionano le nostre prospettive. Per inquadrare e meglio comprendere i temi dei gruppi di lavoro, è importante leggerli anche in trasparenza, utilizzando la categoria della “criminalità dei potenti”, una categoria che comprende come reati propri del potere la mafia e la corruzione, una categoria che riguarda le modalità nascoste con cui alcuni segmenti della classe dirigente hanno diretto e dirigono il potere, di scambi occulti in generale e mafie e corruzione in particolare tra certi settori del potere politico e imprenditoriale: un mondo di interessi, di affari inconfessabili, un mondo che viene difeso, nascosto in ogni modo, soprattutto con la tecnica spregiudicata del riduzionismo, se non addirittura del negazionismo di ogni rapporto tra mafia, politica, imprenditoria”. Parole attualissime e, ovviamente, non può che venire in mente il processo sulla Trattativa Stato – Mafia, che si sta celebrando a Palermo e di cui troppo poco si parla, come se la verità facesse paura.

Conclude così Caselli: “si sostiene che questo rapporto sarebbe un fenomeno localistico, un capitolo di folklore regionale , circoscrivibile agli appetiti di pochi singoli esponenti del ceto dirigente. Invece è un problema nazionale, un problema di modalità e di formazione, un problema di qualità della nostra democrazia”.

Ancora più valore, allora, assumono le settecentocinquanta persone provenienti da ogni parte d’Italia, a dimostrare, ancora una volta, di come ci sia una parte attenta della cittadinanza che della verità non ha paura, e vuole continuare il percorso della corresponsabilità all’interno o a fianco di Libera.

Come a fianco di Libera e delle sue battaglie ha lavorato in questi anni Rosy Bindi: “Questo straordinario lavoro che voi avete fatto e che abbiamo anche provato a fare nella sede parlamentare, ha ancora tanto bisogno di essere spiegato e condiviso. Facciamo ancora molta fatica a far capire che la lotta contro queste cinque lettere – mafie – e poi voi ora ci avete aggiunto una parola ancora più pericolosa, ancora più difficile da far capire – corruzione – non è un lavoro da specialisti. E’ un lavoro che richiede grande specializzazione, ma non può essere un lavoro da specialisti, perché fin quando non diventa patrimonio comune dei cittadini e delle cittadine italiane, noi questa guerra non la vinciamo”.

D’altra parte, se è vero che sono necessari i professionisti perché la lotta alle mafie sia efficace – e lo dimostrano anche i tanti professionisti che hanno invece deciso di stare dall’altra parte, a fianco delle mafie, i tanti accusati di concorso esterno in associazione mafiosa – è anche vero che, in una battaglia che è soprattutto culturale e di impegno civile, è necessario l’impegno di tutti come cittadini.

E cittadini normali erano anche le vittime innocenti delle mafie. Lo ricorda sempre la Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia: “Noi dobbiamo continuare a ricordare i nostri martiri e i nostri eroi, non fosse altro che da loro dobbiamo continuare a prendere coraggio, ispirazione, forza, idee, e non fosse altro perché gli dobbiamo ancora verità a molti di loro, e fare memoria senza verità non è fare memoria piena. Dobbiamo continuare a considerarli nostri punti di riferimento, dobbiamo riuscire a far capire al nostro Paese che non deve continuare ad avere bisogno di eroi, e fin quando non capisce che quelli che sono stati ammazzati dalla mafia non erano speciali, ma facevano quello che ciascuno di noi dovrebbe fare, noi questo passo non riusciremo a farlo”.

A queste parole non possono che collegarsi quelle di Daniela Marcone, Vicepresidente di Libera e figlia di una vittima innocente, che ha parlato domenica, nell’ultima plenaria di Contromafiecorruzione. Daniela ha parlato di memoria collettiva, quella che permette di sviluppare una memoria sociale, che rimane anche quando le memorie collettive muoiono. Memoria sociale che è quella che viene ricaricata ogni 21 marzo, nella Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie, la cui piazza principale sarà, quest’anno, Foggia. “Se noi non sentiremo – afferma Daniela Marcone – che le vittime delle mafie ci portano alle persone che soffrono oggi, vuol dire che la nostra memoria non avrà prodotto impegno, empatia. Perché ricordare non basta, bisogna costruire”.

Tanti sono i percorsi che vanno in questa direzione: tra questi, Liberi di Scegliere, il progetto per allontanare i figli dei mafiosi dalla famiglia. Un percorso che spesso viene preso dalle madri di questi ragazzi, che rappresentano il capitale sociale delle mafie. Ne parla nel suo intervento in plenaria anche Federico Cafiero De Raho, Procuratore Nazionale Antimafia, che afferma come “abbiamo il più grande cambiamento epocale nelle donne che da un ambiente mafioso scelgono di far crescere altrove i propri figli”. Cambiamento epocale ma difficile, doloroso: si capisce dalle parole delle testimonianze telefoniche di due donne che hanno fatto questa scelta. Una scelta che ha bisogno di sostegno, aiuto, incoraggiamento. Una scelta, soprattutto, che dà speranza.

Le tante testimonianze, parole di denuncia, parole di speranza e di corresponsabilità dimostrano che Contromafiecorruzione, come ha affermato Don Ciotti, “non è un semplice convegno ma la tappa di un cammino fondato sull’impegno e la convinzione che le mafie e la corruzione continuino a essere un problema di fondo della democrazia del nostro Paese, parassiti delle speranze e dei diritti di tutti”.

E proprio nella seconda giornata, sabato 3 febbraio, è arrivata la notizia dei fatti di Macerata, segno di un altro gravissimo pericolo per la democrazia. Sempre il Presidente di Libera nel discorso di chiusura ha affermato: “Il fascismo nasce dell’ignoranza, ignoranza che è soprattutto storica, a cui si associa disorientamento, paura di chi ha bisogno di capri espiatori per dirottare il suo odio. Dobbiamo allargare il campo della memoria, per non diventare una società senza memoria e dunque senza coscienza di sé. C’è però una politica che invece di trovare gli antidoti, sfrutta fatti come quelli di Macerata per bassi interessi di bottega. Contro questo, dobbiamo continuare a sostenere la memoria collettiva del nostro Paese”.

Tanti, quindi, sono stati i collegamenti, i legami, le reti vecchie e nuove che si sono ritrovate a Roma. Tante parole di speranza e sollecitazione, come quelle di Alessandro Bergonzoni, che non è potuto essere presente di persona ma ha regalato a Libera un video, che finiva con così: “Per il momento è tutto. Per il momento, ma non per noi”.

Tratto da: liberainformazione.org

Foto © Gian Battista Tita Raffetti

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