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i siciliani giovani pagina facebook 610I ‘carusi’ di Pippo Fava fanno ancora paura alle mafie
di Arnaldo Capezzuto

Con ostinazione, imperterriti, contro tutto e tutti continuano a sostenere una certa idea di giornalismo. Con le pezze al culo e senza soldi, si compie puntualmente il miracolo. E’ artigianato che puzza d’inchiostro. Notizie cercate, trovate e filigranate. E’ il rito della militanza del “mestieraccio”, che non si vende, non si offre, non si piega e non fa genuflessioni.

Sono un manipolo di vagabondi, disorganizzati e facinorosi. A capitanarli è Riccardo Orioles, giornalista di lungo corso, brontolone al punto giusto, sempre in bolletta, che insieme al reporter Giovanni Caruso (suo compare di sventura) incuranti del tempo che passa, continuano a essere “i carusi” della gloriosa rivista de "I Siciliani" fondata negli anni Ottanta dal direttorissimo Pippo Fava, ucciso dai killer della mafia il 5 gennaio del 1985.

Un giorno all’improvviso hanno avuto la pazza idea di riunire la famiglia e resuscitare l’idea de "I Siciliani", questa volta “giovani”, sviluppando una rete di piccole realtà editoriali sparse per le strade del paese. Il Gapa, il centro d’iniziativa sociale, sorto a Catania attorno al giornale iCordai ne ospita la redazione. Questo giornale militante, senza padrini né padroni, anarchico e sganciato dalle logiche dei poteri continua a far paura. "I Siciliani" giovani, adesso come prima, semina terrore nei pensieri dei vecchi e nuovi ‘signorotti‘.

Non è casuale se in coincidenza con il 25esimo anniversario dalla strage di via d’Amelio presso la sede del giornale, sotto la porta del Gapa, è stata rinvenuta una busta contenente l’ultima copia de "I Siciliani" giovani e una lettera di minacce di morte rivolta a Giovanni Caruso. Nella lettera, il fotoreporter che lavorava con Pippo Fava è ritratto in una foto di una recente manifestazione antimafia, senza la testa.

Qualcuno comincia a storcere la bocca, a non tollerare più questa anomalia editoriale. "I Siciliani" adesso giovani, dopo oltre 30 anni continuano a fare danni e a rompere la minchia.

i siciliani giovani giornale 500Conservano la carica rivoluzionaria delle idee, delle intuizioni, dello svelare verità nascoste con l’effetto e l’aspirazione di incendiare le coscienze. Insomma, in un paese perennemente addormentato, ipnotizzato dall’uso dei talismani digitali, a suo agio e presente nella realtà virtuale e affetto dal morbo della smemoratezza e della distrazione facile, quel gruppo di pirati che naviga su di un battello di carta scasciato continua a inchiodare ciò che si muove dietro le notizie.

Sono fissati, ossessionati: combattere e contrastare le mafie nelle loro multiforme e camaleontiche declinazioni. "I Siciliani" giovani, sono un avamposto. Non sfugge un particolare curioso qualche giorno prima delle minacce. A metà luglio nel presentare il nuovo numero del giornale a piazza Federico II a Catania, tra l’altro distribuito in tutta Italia su Tir confiscati alla mafia, Giovanni Caruso aveva annunciato la prossima apertura al pubblico di un bene confiscato e assegnato ai "I Siciliani", che prenderà il nome de "Il Giardino di Scidà".

Un messaggio chiaro di “esistenza in vita” di una storia in discontinuità che molti speravano vedere seppellita. Invece, così non è e non può essere. E all’intimidazione hanno risposto le tante realtà editoriali presenti nelle città italiane e che costituiscono la colonna portante del giornale fondato da Pippo Fava.

Un tam tam di iniziative a sostegno che equivale a un vero e proprio serrare le fila. E Giovanni Caruso in un messaggio ha scritto: “Cari compagne e compagni vi ringraziamo per la vicinanza e la solidarietà. Noi siamo forti e uniti, e ciò che è accaduto, ci rende ancora sicuri che il percorso che stiamo facendo contro le mafie, non solo è giusto, ma necessario. Abbiamo toccato il punto debole dei clan catanesi, le loro proprietà, acquisite con la violenza e l’illegalità. E ciò per loro è intollerabile al punto che mostrano la vigliaccheria più vigliacca. Grazie ancora e qui, come da voi, si resiste!”

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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