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lamberti simonetta 500di Francesco Virtuoso
A ricordarla Francesco Virtuoso, nostro collaboratore e all'epoca compagno di classe della figlia del giudice Alfonso, che rimase ferito nell'attentato
Sono passati trentacinque lunghi anni da quel tragico sabato. Era il 29 maggio del 1982, frequentavo la seconda classe, sezione “A”, della scuola media “Balzico” di Cava de’ Tirreni e mai avrei lontanamente immaginato, in quella giovanissima età, che mi sarei trovato di fronte ad un evento che avrebbe inciso in modo permanente la mia mente e il mio cuore.
In classe con me, tra gli altri, una bambina a cui furono tolti i sogni, a cui fu tolto il futuro: Simonetta Lamberti.
A quell’età difficilmente si riescono a delineare gli aspetti caratteriali delle persone, ma di Lei ho un ricordo preciso che rievoco ogni qualvolta ripenso alla mia adolescenza, quello di una bambina estremamente dolce e particolarmente intelligente i cui risultati scolastici ne erano la indubbia dimostrazione.
Non mi resi conto subito della gravità dell’accaduto in quel maledetto sabato, avevo undici anni e non avevo la sufficiente cognizione dell’omicidio di stampo camorristico che si stava consumando sul corso Principe Amedeo di Cava de’ Tirreni.
Ma il trambusto che si andava creando intorno a noi, nei giorni immediatamente successivi, quello sì, lo ricordo benissimo. La nostra classe fu letteralmente presa d’assalto da fotografi e giornalisti che cercavano di raccontare il mondo che girava intorno a Simonetta.
“Donna Immacolata (moglie di Raffaele Cutolo) vi sostiene che la camorra, quella vera, quella di suo marito, non uccideva mai le donne. Aveva una forte etica, fatta da uomini d'onore”. Quando, qualche anno fa, giunsi a pagina settantatrè del libro “Gomorra” di Roberto Saviano non riuscii a trattenere le lacrime dai miei occhi che versai più per rabbia che per commozione: “Bisognava forse ricordarle che negli anni '80 Cutolo fece sparare in faccia a una bambina di pochi anni, figlia del magistrato Lamberti, davanti al padre”. L’autore aveva citato l’omicidio di Simonetta per rimarcare l’importanza della memoria nei confronti di coloro che hanno il dovere, morale e deontologico, di non concedere una possibilità di patetica redenzione attraverso l’utilizzo di una falsa idea secondo cui “la camorra del passato è sempre migliore rispetto a quella che è o che sarà”.
Solo nel 2015, nel giorno dell’inaugurazione del presidio Libera di Salerno, ho incontrato la sorella Serena. È davvero una persona splendida, impegnata a far rinascere Simonetta con l’impegno di chi ogni giorno vuol rendere vivo il suo ricordo insieme agli altri familiari delle vittime innocenti.
Questo è un suo pensiero che dovremmo portare tutti, sempre, nel nostro cuore: “Vivi ogni volta che racconto di te, dei tuoi giochi di bimba, dei tuoi sogni, dei tuoi sorrisi per tutti, del tuo amore per gli altri e per gli animali. Sei diventata simbolo dell’innocenza spezzata dalla vile crudeltà della camorra per tutti quelli che ascoltano di te, un monito per adulti e bambini, perché la violenza che ti stroncò in realtà ha perso, sconfitta dall’Amore che è più grande e forte di qualsiasi cosa. È il Bene che vince sul Male”.

Tratto da: risorgimentonocerino.it

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