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cucchi ilaria scr coispdi Ilaria Cucchi
“Cari signori presidenti della Camera e del Senato.
Mi segnalano che questo vecchio ed ignobile articolo sia stato mandato a tutti i gruppi parlamentari dal Coisp, sedicente sindacato di Polizia.
Mia madre non ha mai pronunciato quelle parole. Gliele ha messe in bocca Mandolini, come scrive la Procura di Roma, in una conversazione telefonica che sapeva intercettata, con una persona della quale rivelerò l’identità. I signori indagati per la morte di mio fratello, usavano 4 o 5 telefonini a testa perchè sapevano di essere intercettati con quelli ufficiali. Li hanno usati per infangarmi, per insultare mia madre, mio padre, e mio fratello. Con i telefonini che ritenevano segreti hanno confessato le verità: di essersi divertiti a pestare Stefano. Di avere mentito, e di voler fare i rapinatori in caso di espulsione dall’Arma.
Al Coisp dico che mi fa tenerezza. Magari per ottenere migliore visibilità suggerisco di andare a spalare la neve in centro Italia invece di produrre maldestramente fango sulla mia famiglia. Al direttore ed al giornalista che hanno scritto questo articolo dico che insultando mia madre e suo figlio in quel modo, hanno veramente mancato di rispetto alla nobile categoria cui appartengono. Mi piacerebbe incontrarli pubblicamente e chiedere loro se si sono letti gli atti della Procura di Roma.
Mi spiace tanto per mia madre. Considero tutto questo uno triste spettacolo.
L’esibizione arrogante e violenta di un potere che, evidentemente, lascia tutti indifferenti. ”Tanto i Cucchi hanno le spalle larghe”.
È tutto molto molto triste. Forse anche grottesco. Ma questo vuole essere un messaggio a tutti i cittadini che chiedono giustizia, che la legge sia uguale per tutti. Se Borsellino e Falcone fossero ancora vivi mi piacerebbe sapere cosa avrebbero detto. Ma non lo sono più. Appunto”.

Tratto da: articolo21.org

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